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  • Perotti 'alla Totti': Dzeko sta in panchina

    Perotti 'alla Totti': Dzeko sta in panchina

    • Francesca Schito
    Da Totti a Perotti, l'assonanza non è solo nel cognome. Se la prima grande Roma di Luciano Spalletti nacque in completa emergenza e sull'intuizione del capitano schierato non più in appoggio a una punta ma come centravanti, la seconda sta trovando nell'ex Genoa uno dei suoi uomini chiave. Cambia il modulo - non più 4-2-3-1 ma un qualcosa di simile a un 4-3-3 - ma i risultati sono lì a parlare: l'impatto del Monito è stato devastante nell'economia del gioco di una squadra che sfrutta le sue imbucate per esaltare il passo svelto di Salah ed El Shaarawy.

    SEMPRE "FALSO NUEVE" - Nonostante le dichiarazioni rilasciate da Spalletti in occasione della presentazione - "E' il centravanti che avrei chiesto alla società" -  e il rendimento comunque in crescita di Edin Dzeko, la Roma ha trovato la sua dimensione senza prime punte di ruolo. Non si può parlare di invenzione vera e propria (Gasperini, anche se saltuariamente, aveva già schierato al centro dell'attacco l'argentino) ma un utilizzo in pianta stabile in questa posizione non era pronosticabile: Perotti non ha battuto ciglio e ha preso per mano i suoi compagni da subito, scendendo in campo per il suo esordio con un allenamento sulle gambe. Il suo ruolo oscilla tra il centravanti e il regista offensivo, trasformando la Roma dal 4-3-3 al 4-3-1-2 in base alle necessità. Non bastasse la qualità messa in campo in fase di possesso, Perotti sa diventare decisivo anche come "primo difensore" della squadra, andando spesso a dare fastidio a chi deve iniziare l'azione avversaria con un pressing portato in maniera chirurgica. Quello che ora spera Luciano Spalletti è che il leggero indurimento al quadricipite, che lo ha costretto ad uscire anzitempo contro la Fiorentina, non sia qualcosa di grave: con questo Perotti, la Roma può puntare veramente in alto.

     

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