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Roma-Fiorentina, la psic-analisi tattica

Roma-Fiorentina, la psic-analisi tattica

Davvero incredibile quello che è successo alla Roma contro la Fiorentina nell’ottavo di ritorno dell’Europa League. In altri tempi si sarebbe detto “hanno snobbato la coppa”. Ma con lo scudetto divenuto chimera e l’unico obiettivo stagionale rimasto legato alla qualificazione in Champions League, quella contro la viola era la gara più importante del momento per la Roma, nel maggiore degli obiettivi stagionali.

La Roma ha ceduto in meno di mezz’ora, andando 0-3 già al 21′ e alzando bandiera bianca con una prestazione complessivamente imbarazzante. Fin lì la Fiorentina che aveva usufruito più degli svarioni romanisti che di effettivi meriti, aveva anche lasciato che la Roma arrivasse in area almeno 3 volte potendo tentare la conclusione.

Ed invece la squadra di Garcia si è autodistrutta. Non è stata una seconda epocale disfatta come quella con il Bayern solo perché il Bayern non nera in campo. Ma la resa, psicologica, si è manifestata in tutto e per tutto anche nell’atteggiamento della squadra che ha perso senza colpo ferire, cedendo nettamente all’avversario. Su questo è basata principalmente la lettura tecnico-tattica degli eventi.

NESSUN ORGOGLIO - Troppo facile andare a vedere le conclusioni a rete. La partita è stata aperta ma in nessun momento la Roma ha spinto sull’acceleratore per cercare qualcosa di più di un laconico gol della bandiera. Alla fine saranno 11 nel primo tempo e 7 nel secondo, a dimostrazione di un progressivo abbandono mentale che si era già manifestato nel primo tempo dopo il 20′. Stupisce in particolare che solo 6 volte su azione (e 1 su calcio piazzato) la Roma sia riuscita a finalizzare. I fischi al 90′ al velleitario tentativo di De Rossi dal limite valgono poi più di molti giudizi.

MOLLI - Prova imbarazzante sul piano agonistico. Quando perdi, se non dai battaglia, non puoi dire di esserti giocato le tue chances. In una competizione in cui mediamente falli e tackle si aggirano attorno ai 30 a partita (18 contrasti e 13 falli), per dire di quando una gara può essere giudicata sufficiente dal punto di vista dello spirito battagliero messo in campo, la Roma ha offerto una prova del tutto insipida, non arrivando neppure al minimo (14 tackle riusciti e 13 falli) laddove sarebbe servita una iniezione rabbiosa di agonismo.

Va detto che la Roma è tra le squadre meno “ostruzionistiche”, per così dire, nell’utilizzo dei due fondamentali di cui si è detto. Ma il fatto di non aver messo in campo, a fronte di un fulmineo 0-3, una diversa versione di se stessa, non può che essere un’aggravante per una squadra che ancora una volta ha dato l’impressione di non avere un piano B, di non saper cambiare copione in corsa, nemmeno quando il copione può richiedere solo una impennata agonistica collettiva.

MERITI AVVERSARI - Cosa è successo in quei venti minuti di follia in cui la Fiorentina ha sottoscritto e archiviato la qualificazione ai quarti di finale di Europa league? Proviamo a decomporre i 90′ per vedere gli score della prima sequenza. La Roma era partita per voler fare la partita, giocando un centinaio di palloni contro i 70 della viola. Si era imposta sulle fasce tentando subito ben 9 cross e conquistando 3 piazzati e 4 corner. Il disastro è stato in fase di filtraggio delle ripartenze avversarie.

La Fiorentina ha risposto verticalizzando 52 palloni su 78, una impressionante media del 66% che significa ripartenza veloce sistematica contro una retroguardia sguarnita. Il resto è venuto da sé: sbagliare in certe condizioni è molto più facile e i romanisti ci hanno messo del loro. Brava, la viola, a recitare il ruolo della squadra sparagnina capace di ripartire, in luogo di quello più organizzato e manovriero che Montella predica ai suoi. Un quarto di Europa League val bene una estemporanea metamorfosi.


Giovanni Armanini
armagio.wordpress.com
@armagio

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