Roma-Lazio: riscatto o fallimento
Sulla zattera di salvataggio che la chiusura di stagione rende ancora disponibile, c'è posto per un solo naufrago. Due delle grandi deluse del campionato, per altro in buona compagnia se si guarda all'inatteso tracollo dell'ambiziosa Inter, si giocano nella finale della Coppa Italia l'ultimo passaporto utile per l'Europa minore. A quella vera avevano rinunciato da un pezzo, dopo che i sogni della Roma e il sorprendente girone d'andata della Lazio si erano infranti contro i crudeli responsi del campo.
Frutto, da una parte, di errori di gestione, a partire dalla nuova scommessa per la panchina. Se non altro, Luis Enrique si era fatto da parte lasciando qualche rimpianto in quanti avevano apprezzato la sua signorilità e il nobile tentativo di importare almeno un modello di gioco. Zeman, invece, ha mostrato una meno apprezzabile disposizione a difendere il suo integralismo, facendo a pezzi lo spogliatoio con accuse publiche stupefacenti.
Ma poiché alla nostra amata città non mancano mai le dolci attese delle mamme degli imbecilli, si sono visti anche messaggi deliranti, di stampo mafioso, indirizzati soprattutto ai giocatori della Roma. Mentre i tecnici studiano le consuete alchimie tattiche, al tifoso piace pensare che il proscenio sia riservato alle grandi firme, facilmente individuabili: sulla sponda romanista, Francesco Totti, ma anche Lamela e Osvaldo, sempre che parta dal primo minuto, non sembra adatto a subentrare dalla panchina; da parte laziale Candreva il più in palla di tutti, ma la qualità e anche la tradizione fanno risalire le azioni di Klose, che erano precipitate nell'ultimo scorcio di stagione. Mina vagante Hernanes, che sa inventare soluzioni di gran lusso. Nella speranza che tutti i veleni si disperdano nel vento, si può anche sognare uno spettacolo di buona qualità, fosse con qualche coda poco apprezzata, come supplementari e magari rigori. L'Europa, e soprattutto la serenità, siano con tutti voi.