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  • Roma-Napoli: Spalletti il mangiapeccati sfida Sarri lo sputafuoco

    Roma-Napoli: Spalletti il mangiapeccati sfida Sarri lo sputafuoco

    • Antonio Martines

    Il 1959 come anno di nascita, la Toscana come terra del cuore, la S (di Sacchi) come lettera iniziale nel cognome e un'idea di calcio sfrontato e offensivo, fanno di Spalletti e Sarri due gemelli diversi. Il primo è un freddo e cinico calcolatore, il secondo un iracondo geniale e talvolta sopra le righe.

    Entrambi hanno fatto tanta gavetta, ma quella di Spalletti è stata assai più ortodossa rispetto a quella di Sarri, perché è stato un giocatore vero, il secondo un bancario visionario e folle, capace di abbandonare un lavoro sicuro per inseguire un sogno che assomigliava tanto ad una chimera, salvo poi acciuffarla veramente per la coda.


    Spalletti ha cominciato quindi da un grado più alto, ma per la sua carriera possiamo parlare di un prima e un dopo la Russia. L'esperienza allo Zenit è una parentesi che ha avuto tanto il sapore di un esilio dorato ma che alla resa dei conti è servita soprattutto a indurire un carattere che già di suo non era affatto tenero, e che nel terribile freddo umido di San Pietroburgo gli ha dato la capacità di dire niet.

    Sarri ha cominciato dagli ultimi gradini della scala e se li è fatti uno per uno, migliorando stagione dopo stagione nel corso di più di un quarto di secolo, un artigiano autodidatta che col passare degli anni è diventato sempre di più un vero maestro, anche se qualcuno pensa che non sia un vero artista.

    Tutti e due amano allenare nel vero senso della parola e questo si vede nel lavoro di tutti i giorni, svolto con maniacale precisione, entrambi (come Sacchi) prediligono il collettivo al singolo, ma quando c'è da mettere al centro della scena un fuoriclasse non si fanno di certo scrupoli, come Spalletti con Totti nel 2006 e Sarri con Higuain lo scorso anno. Non sono due tipi facili, hanno entrambi carattere, il che il più delle volte significa soprattutto caratteraccio, e se si arrabbiano non fanno sconti a nessuno, solo che lo manifestano in modo diverso, Spalletti è un mangiapeccati, uno che riuscirebbe a masticare anche un cobra vivo se necessario, Sarri invece uno sputafuoco, che se gli capita la giornata storta potrebbe mandare a quel paese chiunque.

    Quando Spalletti parla nelle conferenze stampa con i giornalisti sembra di stare a sentire un chierico che si prende beffa dei novizi, quando parla il secondo ti puoi aspettare di tutto, dalle iperboli a sfondo sessuale alle parolacce da bar, ma se c'è da inveire contro il cielo non si mordono certamente la lingua. Stiamo parlando dei due migliori allenatori della nostra Serie A (Allegri escluso ovviamente), i timonieri di Roma e Napoli, ovvero le due squadre che quando sono al massimo della forma offrono lo spettacolo più pirotecnico in assoluto, in questo si, superiori alla stessa Juve, che sarà anche una macchina da guerra infallibile ma che non si abbandona mai più di tanto all'estetica a differenza dei giallorossi e degli azzurri.

    Quella di oggi a pomeriggio sarà una sfida che mette di fronte due grandi allenatori che vivono un momento difficile per motivi diversi. Luciano Spalletti è reduce dall'imprevisto tonfo nel derby di Coppa Italia e da una strana aria di incertezza legata non tanto a lui, quanto al destino della Roma, sempre in bilico tra sogni di grandezza futura e presente da eterna incompiuta. Diverso è il discorso di Sarri a Napoli, dove proprio nel momento topico della stagione si trova ad affrontare una crisi di risultati ma soprattutto di morale, dovuto alle intemperanze di un presidente e di un ambiente che sembrano colti da un momento di cupio dissolvi.

    Si tratta quindi di una sfida nella sfida che potrebbe decidere o la caduta definitiva del Napoli o il limbo per entrambe le squadre, ammesso che ciò non stia già accadendo. Sarà un duello tra pistoleri che sarebbero molto piaciuti ad uno come Sergio Leone, ma che devono darsi anche una mossa, perché si trovano nel momento più importante della propria carriera, quello in cui si deciderà se saranno due vincenti oppure soltanto due bravi allenatori che fanno giocare molto bene le proprie squadre, non esattamente una questione da poco...soprattutto per due tipi del genere.

    @Dragomironero


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