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Spalletti è furioso: ecco il perchè. Ma conta vincere o giocare bene?

Spalletti è furioso: ecco il perchè. Ma conta vincere o giocare bene?

  • Stefano Agresti
Tutti hanno elogiato la Roma. Anche Zidane. Anche James Rodriguez. Anche i giornali spagnoli: “A cuartos con sudores”, ai quarti con sudore, titolava l’edizione online di Marca. E anche noi siamo rimasti piacevolmente colpiti dal modo in cui i giallorossi, con una formazione così sbilanciata in avanti, abbiano tenuto il campo di fronte a un avversario fortissimo. Anzi è stata proprio la squadra di Spalletti - con Dzeko, due volte Salah, Florenzi - a sfiorare più volte il gol del vantaggio: ne bastava uno, uno solo per far tremare il grande Real e tutto il Bernabeu.
 
Eppure Spalletti, dopo questa bella partita, era furibondo. La sensazione è che non gli sia piaciuto ciò che ha visto nello spogliatoio, dopo la partita: i suoi erano soddisfatti, come se per loro fosse sufficiente aver fatto paura al Real Madrid. A lui, invece, questo non basta: voleva vincere, voleva qualificarsi. Quando diceva che credeva all’impresa, non era una mossa strategica per fare coraggio all’ambiente: era tutto vero. E allora Spalletti è partito all’attacco: non possiamo essere felici di avere perso entrambe le partite due a zero, se ci accontentiamo di questo non cresceremo mai e non vinceremo mai.
 
Si riapre una contesa antica come il calcio: conta vincere oppure giocare bene? In realtà la questione non è così semplice, perché ci sono tante sfumature: fino a che punto la soddisfazione per avere giocato bene compensa l’amarezza per la sconfitta? Dipende dalle situazioni, dipende dalle persone. Zeman, ad esempio, ha criticato spesso le sue squadre dopo una vittoria e allo stesso modo le ha esaltate dopo una sconfitta: forse è per questo che in carriera non ha mai alzato un trofeo (ma potrebbe farlo quest’anno con il Lugano, che ha portato in finale di Coppa di Svizzera…); in compenso è un idolo per gli esteti del calcio. Boniperti era esattamente sul fronte opposto: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.
 
Ecco, fino a ieri avremmo detto che Spalletti aveva un obiettivo: vincere attraverso il gioco. Perciò la sua vecchia Roma aveva attirato su di sé tante simpatie: otteneva sì i risultati, ma soprattutto divertiva. Adesso invece si è evidentemente stufato di raccogliere tante pacche sulle spalle, grandissimi complimenti ovunque e pochi trofei. Invecchiando, ha capito che vincere non sarà l’unica cosa che conta, ma certamente vale più che giocare bene. E una certa soddisfazione vista negli occhi dei suoi calciatori al Bernabeu, dopo una sconfitta per due a zero, non gli è proprio piaciuta. Ma siamo sicuri che abbia ragione Boniperti e non Zeman?

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