La Roma subisce la terza rimonta in otto partite. Da patetici prendersela con gli arbitri. Da dilettanti subire a distanza di un mese esattamente la stessa tipologia di rimonta. Dal Bologna all'Udinese nulla è cambiato: da 2-0 a 2-3. La squadra di Zeman conferma lo stesso limite espresso da quella di Luis Enrique: bene il primo tempo, crollo nel secondo. I giallorossi giocano 25' e mandano giù a loro volta la lezione inflitta al Genoa una settimana prima, costata il posto a De Canio.

Gli scompensi psicologici di questa squadra sono enormi: i tanti volti nuovi, i molti giovani presenti non possono rappresentare una giustificazione, bensì un'aggravante. Perché la rosa e l'allenatore sono decisi dal club, e questi vengono ingaggiati per seguire una precisa linea strategica. Sbagliata, assolutamente sbagliata. La Roma è una polveriera: i nuovi sono disorientati, spaesati. Personalità zero.

I cosiddetti big sono già stanchi dell'allenatore (fatta eccezione di Totti): Burdisso, Osvaldo, Pjanic e Stekelenburg sono stufi del modo di giocare avventato e senza una logica del loro tecnico. Si chiedono da dove nasca questo amore per Tachtsidis e se le sue convinzioni tattiche siano un freno per tutti loro. Il d.g. Baldini a denti stretti domenica sera ha confermato Zeman, ma in caso di ulteriori debacle dovrà rifletterci più concretamente. Altrimenti a rischiare il posto sarà lui stesso. L'anno scorso l'hanno salvato le dimissioni di Luis Enrique...