Determinazione. Un fattore latente nella Roma attuale. Quella infarcita di giovani: Kjaer, Rosi, Josè Angel, Viviani, Pjanic, Bojan, Lamela, Borini. Ti aspetti si mangino il campo, invece alcuni li vedi timorosi, impacciati; altri assolutamente discontinui. Commentare la squadra di Luis Enrique è come andare sulle montagne russe. Una sconfitta ogni tre partite di media, in otto giorni si è passati da un successo perentorio 4-0 sull'Inter alla sconfitta contro il Siena (senza mai aver tirato in porta).

Troppa differenza tra titolari e riserve. Se Juan e Taddei non danno affidabilità dal punto di vista atletico, i ricambi si stanno rivelando mentalmente acerbi, non soltanto in campo. Al termine della partita, Kjaer ha cinguettato in maniera isterica il suo 'esser frustrato e truffato da Destro', evidenziando limiti caratteriali non idodei ad un giocatore di serie A.

Una mancanza di tigna che si riflette su tutta la squadra, incapace in 23 partite di ribaltare completamente uno svantaggio. Qualcuno parla di una Roma De Rossi-dipendente. Un film già visto. Per diciotto anni è stata legata a doppio filo all'estro di Totti, ora sarebbe delittuoso aprire un capitolo analogo. Va bene, sono giovani e devono crescere. Ma in fretta. Altrimenti a giugno si cambia strada. Non esiste un'unica via per arrivare alla vittoria.