Non è giusto. E' un dolore per gli occhi. Non si può vedere Adriano in questo stato. Un attaccante che non più di cinque anni fa era considerato il più forte del mondo. Un Imperatore. Non è ancora pronto, assolutamente non in grado di calpestare un campo di serie A. Quattro mesi di cure a Trigoria non sono bastate, ma la scommessa non è persa. Chiariamo: la colpa non è del ragazzo. Ranieri lo osserva ogni giorno in allenamento, non avrebbe dovuto mandarlo in campo contro l'Udinese ed esporlo ad una figura barbina. Probabilmente quello sguardo da bambinone ha colpito anche un pragmatico come lui, ma Adriano è un patrimonio della società ed al momento meno si vede e meglio è.

Se sabato sera non fosse entrato negli ultimi venti minuti del match contro l'Udinese, io avrei argomentato l'editoriale circa la ritrovata vena di Borriello, riguardo l'importanza di avere due difensori eccezionalmente in forma come Juan e Mexes, o sull'imminente sfida da dentro e fuori contro il Bayern Monaco. Invece, eccomi a scrivere dell'ennesimo atto di confusione di Ranieri: se prima sbagliava per paura, con Adriano l'errore scaturisce dall'eccessivo affetto. Nulla comunque è perduto. La puntata è ancora valida. Adriano sta lavorando sodo a Trigoria, segue una vita d'atleta.

Il pubblico giallorosso lo sa: al suo ingresso all'Olimpico prima gli tributa un'ovazione, poi non lo fischia, ma lo sostiene. Ottimi psicologi. A chi proponeva il prestito di sei mesi in Brasile, la risposta l'ha avuta. Adriano merita uno spogliatoio europeo di alto livello: tornasse in patria si riabituerebbe ai ritmi blandi e gli sforzi effettuati fino ad oggi sarebbero vanificati. Non è all'altezza ma, se si continua a crederci, lo sarà. Potrebbe essere il miglior acquisto della prossima stagione. Ora, però, nascondetelo per bene. Di grazia...