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  • Sabatini: Allegri e quel whatsapp su Dybala. Galliani, messaggio a Mihajlovic

    Sabatini: Allegri e quel whatsapp su Dybala. Galliani, messaggio a Mihajlovic

    Come può finire qualsiasi partita tra una squadra in cui il peggiore è Hernanes e un’altra nella quale il migliore è Niang? Per rileggere Juventus-Milan, serve tutto. Anche le domande suggerite dal sarcasmo.

    Il Profeta ex Inter non si è impegnato neanche tanto, per farsi fischiare: gli è venuto tutto naturale. E per tanti motivi, undici milioni (il prezzo pagato) di motivi, la sua avventura alla Juve si è già infilata in un loop negativo dal quale sarà impossibile uscire. Del resto, le grandi società dovrebbero inserire in una policy aziendale il divieto di effettuare colpi di mercato dell’ultimo giorno: nel 50% dei casi diventano delusioni, nell’altro 50% si trasformano in fregature. Eppure l’ipotesi di trequartista, in teoria Hernanes, è stata la mossa tattica che pochi hanno sottolineato e Mihajlovic non ha rimediato: tutte le azioni più efficaci della Juve venivano ispirate dal cosiddetto “uomo tra le linee”. Che in teoria dovevano essere due, infatti Dybala aveva il compitino di muoversi per non dare mai punti di riferimento. Alla fine, “uomo tra le linee” e “uomo in più” hanno fatto scopa: è stato il bambolotto argentino.

    A proposito di Dybala, conservo la prova di un whatsapp estivo di Allegri. Non posso pubblicarlo qui, ma agli amici posso mostrarlo. E’ datato fine luglio. Gli chiedo: “Chi ti garba di più dei nuovi?”. Risposta secca: “Dybala”. Infatti ha più minuti (e più gol) di tutti gli altri attaccanti. Ma questo poco importa a chi ormai ha fatto del “tutta colpa di Allegri” una ragione di vita, di scrittura, di lavoro, di svago… Di tutto. Alla fine, il miglior Dybala arriverà tra un annetto e se lo godrà il prossimo allenatore della Juventus. Personalmente, dal basso della mia ignoranza tattica, esamino i tre moduli e vedo che: il 3-5-2 è penalizzante in Europa (dai tempi di Conte), al 4-3-3 manca un’ala sinistra e poi Cuadrado dribbla tanto ma determina poco (parlano le statistiche) e per il 4-3-1-2 ci vorrebbe un trequartista decente (unico in rosa: Pereyra). In ogni caso si creano delle esclusioni eccellenti: segno evidente che la squadra non ha ancora la base solida dei suoi undici titolari.

    Dettagli di mercato e spiegazioni tattiche non giustificano comunque la posizione in classifica che la Juve continua ad occupare. Ma ancor meno giustificabile è il Milan: che non ha impegni europei, ha speso 80 milioni sul mercato, gioca male ed evidenzia la progressiva delusione per Mihajlovic. In tribuna allo Juventus Stadium, bastava osservare il faccione di Gallianone: gonfio di confusione e rassegnazione, più che rabbia e livore. Ma attenzione al gesto di fine partita. L’amministratore delegato è andato via senza neppure transitare dallo spogliatoio. Ed è stato un messaggio più chiaro di tante parole o altrettanti rimproveri: passata l’euforia culminata con la vittoria in trasferta sulla Lazio, Mihajlovic è tornato nel mirino. Perché quando il gioco riesce ad essere più insoddisfacente dei risultati, è normale che aumenti la pressione sull’allenatore. Anzi è giusto, oltre che normale.

    Il Milan può ancora artigliare un posto in Europa, seppur improbabile che sia la prossima Champions. C’è comunque una buona base sulla quale costruire il futuro. Ci sono finalmente sorrisi giovani e attraenti suggeriti dal rendimento di Donnarumma e Romagnoli. E’ giusto guardare anche gli aspetti positivi, non solo i lati oscuri di questa stagione. E pure Niang è bravo perché corre e s’impegna: s’è visto anche contro la Juventus. Però non conclude mai in porta. E così alla fine, seppur con amarezza, torna il sarcasmo. Se nel Milan il migliore in campo è Niang…

     
    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial
     

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