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Sabatini, Inter e Juve ancora all'opposto

Sabatini, Inter e Juve ancora all'opposto

Un’altra strada. E il tempo dirà se sarà migliore. Anche stavolta Inter e Juve sono agli opposti. Questione di filosofia, più che di stile. Nell’estate 2010, i nerazzurri conservarono tutti i protagonisti del Triplete come foto-ricordo da incorniciare per sempre. Oppure – usando un linguaggio più attuale – affollarono la cartella delle vittorie, da salvare con nome “eroi”. Milito voleva andarsene: restò. Altri chiesero l’aumento dell’ingaggio: accontentati. Riconoscenza a dismisura. Ma non smisurata l’onda lunga delle vittorie. Quell’Inter di quel Triplete non fu mai più la stessa. E l’unico che aveva intuito tutto, Mourinho, se ne andò prima di sciupare l’immagine perfetta. Da vincitore.

La Juve del “quasi Triplete” non ha bisogno del passato remoto per essere raccontata. Alla finale di Berlino ha comunque esaurito un ciclo che ha riscritto la storia, rimpicciolendo anche l’autografo degli allenatori. Sempre con la stessa strategia di Risorse Umane. Chi vuole andar via, prego si accomodi. Conte esattamente un anno fa. Oggi Pirlo affascinato dall’America, Tevez innamorato della Bombonera e Vidal che dalla Germania riceverà più soldi di Tsipras. E poi Storari e perfino Llorente. Allo sportello della Juve, ecco un prelievo d’esperienza e un versamento di novità.

Qual è la strategia giusta? L’Inter della riconoscenza romantica e un po’ debole al cospetto di giocatori idolatrati o la Juventus che ringrazia sentitamente e poi accompagna al portone di Vinovo con tanti saluti? La risposta esatta non esiste. O forse sì: ma è misteriosamente custodita dal futuro. E in questo senso, l’anno che verrà sarà il più significativo della Juve recente.

In verità, tutto dipende dai sostituti. L’Inter venne affidata a Benitez, troppo orgoglioso e introverso per ribellarsi a una squadra chequando telefonava Mourinho per salutare qualcuno – metteva il telefonino in viva voce al centro dello spogliatoio. E Biabiany diventò l’unica novità per rinfrescare la formazione: senza offesa, un po’ pochino…

La Juve invece sembra chirurgica. Dybala al posto di Tevez, Khedira (e Marchisio) per colmare Pirlo, Mandzukic per non far rimpiangere Llorente, Neto per dimenticare Storari e adesso qualcuno per rimediare alla partenza di Vidal. Su quest’ultima scelta si gioca la partita più difficile. Perché Vidal è stato un eccezionale trascinatore, seppure al netto della sua vita spericolata e ingarbugliata come la cresta. Metà uomo e metà gringo, figura mitologica metà centrocampista e metà fantasista: tanto ingombrante quanto utile. Pochi, al mondo, con le sue qualità complessive.

Così, l’elenco per rimpiazzare il cileno diventa lunghissimo come la cordigliera delle Ande. Si va da Oscar a Isco (il più gradito di Allegri), da Reus a Goetze (match-winner Mondiale!), da De Bruyne a Ozil. E poi si arriva al tedesco Draxler, il meno famoso ma forse il più adatto. Costa tanto però non un’esagerazione. Ha eleganza degna del numero 10. E’ giovane e motivato. Si scopre che Paratici lo segue e lo insegue addirittura da tre anni. Fossero stati cinque, gli anni, avrebbero coinciso con il paragone tra l’Inter 2010 e la Juve 2015. Epilogo diverso, opposto, nell’ultimo appuntamento Champions. Ma soprattutto all’opposto per il percorso intrapreso dal fischio finale in poi. Tutta un’altra strada… Il tempo dirà quale sarà quella giusta.


Sandro Sabatini

Twitter: @Sabatini – Facebook: SandroSabatiniOfficial

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