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  • Sabatini: Kovacic a 35 non è un affarone

    Sabatini: Kovacic a 35 non è un affarone

    Comprato a 15 milioni, rivenduto a 35. E dopo appena due anni e mezzo. “Un affarone”, dicono i manager della contabilità, i maghi dei bilanci, quelli che le risorse umane sono tutte uguali. Invece no, Mateo Kovacic a 35 milioni di euro non è un affare. Anzi, sembra venduto sottoprezzo. E qui si spiega perché. Senza offesa per nessuno. Né Garlando, prima firma della Gazzetta. Né Ausilio, bravo direttore sportivo dell’Inter. Né quegli acari da tastiera che qua sotto commenteranno con l’abituale violenza verbale e i soliti slogan tipo “prostituzione intellettuale”. 

    La valutazione è sbagliata: non lo dico io, lo dicono i confronti in questa estate di calciomercato. E anche le proporzioni con l’età. Il ventottenne Vidal è stato valutato a 40 milioni. Il ventiquattrenne Bertolacci addirittura 20. Il ventiduenne Kondogbia è arrivato a 36. E poi un paragone storico: tre anni fa, l’allora ventisettenne Modric andò al Real Madrid per 42 milioni. E infine un confronto di super-attualità. Guardate la prima pagina del quotidiano spagnolo “Marca”: sotto la notizia di Kovacic, ci vuole l’ingrandimento per scoprire che il Manchester City compra Otamendi dal Valencia per 40 milioni. Si tratta di un ventisettenne difensore, titolare della nazionale argentina, forte e affidabile ma… 

    Sabatini: Kovacic a 35 non è un affarone

    Meno rigorose le valutazioni che circolano su trattative ancora aperte. Però lo Schalke 04 chiede 30 milioni per Draxler (reduce da infortunio, un anno più di Kovacic) e lo stesso Real Madrid non fa avvicinare nessuno a Isco (classe 1993, basta una cinquantina di milioni?). 

    Ecco, Mateo Kovacic ha appena ventuno anni: troppi per essere considerato appena una promessa, troppo pochi per essere rivenduto in compagnia di una domanda sarcastica “in fondo, che cosa ha fatto vedere all’Inter?”. 

    E’ una situazione che riporta a Roberto Carlos, calciomercato estate 1996: acquistato per nove miliardi di lire dal Palmeiras e rivenduto dopo una stagione per undici miliardi al Real Madrid. Si è sempre detto che fu tutta colpa di Hodgson. Dopo quasi vent’anni, sarebbe anche ora di riabilitare l’ex allenatore dell’Inter e attuale ct dell’Inghilterra. Uno che – sia chiaro – non passerà alla storia come il miglior tecnico del mondo. Assolutamente no. Ma in quell’occasione, non fu tutta colpa sua. Anzi. Roberto Carlos aveva iniziato il campionato molto bene (quattro gol nelle prime cinque partite) ma l’aveva concluso molto male, dando segni di insofferenza per alcune prestazioni sottolineate dai fischi (un classico dei tifosi, soprattutto interisti ma non solo). Venne ceduto perché l’Inter valutò congrua la proposta spagnola e Hodgson non si oppose. A Moratti disse, semplicemente, che si rimetteva alla decisione della società: se l’offerta veniva ritenuta buona, l’affare andava concluso. Certo, non scoraggiò l’Inter con frasi tipo “pensateci bene, attenzione che questo è un talento, sta per diventare il miglior terzino del mondo, ecc.”. Ma nemmeno, come si è voluto tramandare, assicurò “Roberto Carlos può partire, tanto c’è Pistone”. 

    Stavolta Mancini ha parlato di “financial fair play. Obbligatorio e indiscutibile. Le società devono tenere a posto i conti, e non è solo colpa di Thohir se i conti interisti risultano sofferenti. Ma resta la sensazione di un investimento abbandonato senza ripensamenti. Qualcosa d’incompiuto. O di compiuto troppo in fretta. 

    Il rendimento discontinuo di Kovacic non aiuta ad avere certezze. Né erano rassicuranti quei continui cambiamenti di ruolo. Tutto vero: giocatore inesplorato e incompreso soprattutto perché ancora piccino. Un talentino, non un talento. Ma il rischio di pentirsi, per l’Inter, è alto. Molto più alto di altre eventuali cessioni. 

    Non solo quella tecnica, anche la valutazione economica va tenuta in sospeso. Ci sono 35 milioni di buoni motivi per considerare il trasferimento di Kovacic un affare. Ma gli stessi 35 milioni di buoni motivi (più bonus) inducono a pensare che l’Inter – dovendo vendere – avrebbe potuto e dovuto realizzare di più. 

    Sandro Sabatini

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial


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