Samp, Di Carlo: 'Se fossi rimasto non saremmo retrocessi'
Oggi Di Carlo è allo Spezia, ma per La Repubblica è tornato indietro con la memoria sino ai tempi della sua esperienza genovese; e lo ha fatto in maniera anche piuttosto diretta: "Analogie con la mia Samp? Non scherziamo, la formazione di Montella è più forte della mia. Ha solo bisogno di serenità e lucidità, togliersi la paura, dare tutto, mettendo in campo grinta e determinazione, senza farsi prendere dall'ansia" racconta Di Carlo. "Noi eravamo reduci da un mercato assurdo, si era fatto male Pozzi e fu venduto lo stesso Pazzini, avevamo perso Cassano, in squadra c'erano pochi leader, i giocatori scendevano in campo terrorizzati. Avevo cambiato modulo, ero passato al 3-5-2, bisognava ritrovare i giusti equilibri, ma non mi fu dato il tempo."
La tifoseria, all'epoca, sembrava spingere per l'esonero del mister: "Con il senno di poi posso dire che fu un errore, anche se i miei risultati non erano esaltanti" riporta sampdorianews.net. "A distanza di 5 anni lo dico senza remore: se fossi rimasto io, non saremmo retrocessi. Pagai le idee di qualche dirigente, diciamo pure il nome, Asmini, che invece di pensare alla Samp, si occupò solo del proprio tornaconto, chiamando il suo amico Cavasin. E penso anche che qualcuno abbia condizionato lo spogliatoio, alcuni giocatori, tanto è vero che anni dopo Palombo mi ha chiesto scusa" prosegue Di Carlo. "In più certi commenti negativi devono essere finiti anche nelle orecchie della tifoseria. Ci sarebbe voluta calma e pazienza, avremmo superato la crisi. E invece dopo di me ci fu il tracollo."