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  • Sampmania: e se fosse Praet il nuovo Muriel?

    Sampmania: e se fosse Praet il nuovo Muriel?

    • Lorenzo Montaldo
    Più o meno un anno fa, di questi tempi, mi cimentavo in un Sampmania intriso di speranza: verteva sulla figura di Luis Muriel, imbolsito e incupito sotto la guida Montella e reduce da un paio di stagioni costellate da alti e (tanti) bassi. Teorizzavo che il 2016-2017 potesse essere l'anno del numero 9 colombiano, quello dell'esplosione e della consacrazione sotto la guida di mister Giampaolo, perfetto connubio degli allenatori che lo avevano preceduto e che non erano riusciti a liberare tutto il potenziale devastante di Muriel.

    Sono passati dodici mesi da quell'editoriale, e il numero 9 colombiano non è più un blucerchiato: si è trasferito al Siviglia, pagato quasi 28 milioni dopo una stagione finalmente costante. Momento auto-promozione finito, giuro. Ma questa premessa mi è utile per introdurre il tema di questo Sampmania. Non volevo sottolineare una profezia andata a buon fine (una su cento è fortuna, non bravura), bensì preparare il terreno ad un'altra possibile simmetria: quella tra Muriel e Dennis Praet. Oggi nella rosa della Sampdoria è il fantasista belga a vivere una situazione affine per tanti aspetti a quella dell'attaccante. Anche perchè entrambi sono arrivati a Genova oberati di aspettative, e tutti e due portano il fardello di quell'acquisto 'a doppia cifra', così inusuale per la Samp. Sia Muriel che Praet hanno faticato non poco ad ambientarsi, e anche Praet - così come l'ex compagno di squadra – è chiamato alla stagione del riscatto. Il trequartista lo aspettano un po' tutti perchè è giovane e talentuoso, perchè arriva dalla scuola belga di cui veniva considerato uno degli esponenti più promettenti, e perchè con l'Anderlecht aveva fatto vedere grandi cose.

    In tanti si sono chiesti perchè Giampaolo non lo abbia praticamente mai impiegato nel suo ruolo naturale, tra la linea di centrocampo e quella di attacco, ostinandosi a schierarlo come mezz'ala. Probabilmente, anzi, sicuramente il mister doriano aveva visto più lontano di tutti: Praet l'anno scorso non aveva ancora il passo necessario a mandare fuori giri i difensori avversari, né la rapidità nello stretto che consente ad alcuni suoi colleghi di creare la superiorità quando la squadra manovra nei pressi dell'area 'nemica'. Praet è un trequartista atipico perchè è ordinato, tatticamente disciplinato e intelligente, qualità che gli hanno permesso di giocare pure sulla linea di metà campo. Giampaolo gli ha dato minuti da centrocampista, lo ha fatto crescere in una posizione dove un errore è molto più pericoloso di una disattenzione fatta al limite dell'area avversaria. L'allenatore gli ha fatto assaggiare la Serie A, i ruvidi trattamenti dei mastini italiani, e gli ha permesso di calarsi nel ritmo di un campionato che non aveva mai sperimentato.

    Ho avuto una sensazione piuttosto netta nel corso della stagione: quella che Praet scendesse in campo focalizzato maggiormente nel non commettere errori, piuttosto che nel cercare la giocata ad effetto. Semplice, lineare, scolastico, a volte un po' scontato: credo non sia necessariamente un male. Certo, da un giocatore pagato 10 milioni ci si attende di più. Ma Giampaolo ci sta lavorando. E se lo rivedessimo nel suo ruolo naturale, quello di rifinitore alle spalle dei due attaccanti? Alcuni indizi vanno in questa direzione: nelle amichevoli ha sempre giocato in quella posizione, un po' per necessità e un po' per convinzione. E poi la Samp, dopo lo smacco Ilicic e l'addio a Sneijder, sembra aver smesso di cercare il trequartista 'di grido' come invece faceva ad inizio mercato. Che Praet, dopo un intero ritiro nelle mani di Giampaolo, lo abbia finalmente convinto? Perchè no? D'altro canto, lui ha ribadito più volte di sentirsi un giocatore 'offensivo', e non una mezz'ala alla Linetty. Certo, bisognava radicalmente far cambiare idea al tecnico: “Penso che possa diventare un giocatore europeo da mezz'ala, perchè da trequartista alla Praet ce ne stanno molti in circolazione. Da mezz'ala meno” diceva Giampaolo qualche mese fa. Una sentenza difficile da digerire anche a livello mentale, ed è qui che Dennis da Leuven è chiamato ad uno scatto evolutivo. Un po' come quello fatto da Muriel solamente un'estate fa.

    Praet adesso deve scegliere. In bilico tra un futuro alla Muriel, e uno alla Correa, mai sbocciato in blucerchiato e partito portando con sé i rimpianti di quella fetta di pubblico doriano innamorata dei sudamericani romantici ed estrosi. Tutto l'opposto di Praet, che pesca a piene mani nel pragmatismo fiammingo piuttosto che nel sensuale ritmo argentino. Per quanto mi riguarda, mi affido al marchio di Pecini, vero e proprio sigillo di qualità: “Ora è pronto per imporsi in Italia” ha dichiarato pubblicamente qualche tempo fa lo scout doriano. Non so voi, ma io la prendo come una sentenza. E allora sì, dopo l'anno di Luis questo potrebbe essere l'anno di Dennis. Una volta ha portato bene, chissà che non possa funzionare di nuovo...

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    @MontaldoLorenzo

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