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  • Sampmania: giù le mani dalla Sampdoria!
Sampmania: giù le mani dalla Sampdoria!

Sampmania: giù le mani dalla Sampdoria!

  • Lorenzo Montaldo
Le regole del calciomercato ormai chiunque le conosce a menadito, addetti (più o meno) ai lavori e non. Ce n'è una, fondamentale anche se non scritta, da cui scaturiscono poi anche le altre. Durante queste settimane di ordinaria follia vale più o meno tutto. Non è bello, non è etico, ma è la verità. I nomi si rincorrono, si intrecciano, spariscono e riappaiono. Diventa fondamentale allora, anzi, quasi vitale (passate il termine volutamente esagerato visto il contesto) riconoscere la bufala dalla verità, per quanto i margini e i confini per loro natura nel mercato diventino aleatori e labili.

La Sampdoria non sfugge al circo, anzi, avendo il più mediatico dei presidenti si ritrova immersa fino al collo in un mare di speculazioni. Giudicare la veridicità o meno delle trattative non è possibile, e questo non è neppure lo spazio adatto a farlo. Quello che andrebbe lanciato è un appello, accorato seppur utopistico: giù le mani dalla Samp. In due settimane di mercato, il club blucerchiato sarebbe già stato spolpato e ricostruito da zero almeno un paio di volte. Logico che a Genova ci siano 3 o 4 elementi in grado di scatenare fantasie più o meno recondite e di alimentare voci e trattative, ormai da dieci-quindici anni è così.

Quest'anno, le figurine blucerchiate hanno i nomi di Pedro Pereira, Soriano, Fernando ed Eder. E sono già state appiccicate sugli album delle squadre di mezza Italia, Europa, mondo. Dei quattro gioielli doriani, qualcuno potrebbe partire, le vie del mercato sono infinite. Eppure soffermiamoci un secondo ad analizzare razionalmente la situazione.

Pereira è un giovane, nelle prime giornate di Serie A si era messo in luce forse come uno dei più promettenti talenti in circolazione. Di sicuro, il miglior classe 1998 (si, 1998: è nato l'anno dei Mondiali di Francia, per intenderci) in circolazione. Con Montella non ha più giocato, era già dato quasi in volo verso l'Inghilterra, direzione Leicester, per una cifra attorno ai 10 milioni di euro. Lecito venderlo per un pacco di soldi simile? Forse si, forse no, le opinioni vanno rispettate. Nel frattempo, i giorni passano, del Leicester al momento non c'è traccia, e di milioni men che meno. Forse oltremanica non erano così convinti di investire una cifra simile, forse verrà realmente investita, ma tra qualche tempo, forse la squadra di Ranieri gioca al ribasso, chissà: è la parte divertente e stimolante del mercato, quella in cui si cerca di interpretare, comprendere, analizzare.

Passiamo al centrocampo, che rischierebbe di perdere due dei suoi principali interpreti in un colpo solo: Fernando e Soriano li vogliono un po' tutti, Milan, Inter, Juve, Napoli, Fiorentina. Il brasiliano è arrivato in estate per 8 milioni: ma siamo davvero sicuri che, soltanto 6 mesi dopo, potrebbe partire? E siamo altrettanto sicuri che una squadra di Serie A bussi alla porta di Corte Lambruschini con almeno altrettanti denari, se non qualcosa in più rispetto a quanto speso in estate? Mi sorprenderebbe la cessione di un giocatore pagato così tanto ad una cifra uguale o inferiore a quella investitadopo solo metà stagione, peraltro giocata a grandi livelli).

Poi c'è Soriano, per cui il discorso è leggermente diverso. C'è una clausola, di 15 milioni, e Ferrero a suo modo è sempre stato molto diretto: "Dare moneta, vedere cammello", più 'stile Ferrero' di così si muore. Ed è stata altrettanto chiara la dirigenza della Samp: se si vende, si cede in tempo utile per trovare un sostituto, guai a commettere nuovamente l'errore quasi avvenuto quest'estate, ed evitato soltanto da un cavillo burocratico dell'ultimo minuto. Siamo al 13 di gennaio, e a Genova non è ancora arrivata una squadra con un assegno recante la scritta '15' seguita da sei '0'. Vendere un nazionale classe 1991 per meno soldi di quanto preveda una clausola peraltro, opionione personale, bassa? Andrebbe contro buona parte delle logiche di mercato.

Chiudiamo con il botto, chiudiamo con Martins Eder. Il trascinatore blucerchiato, l'attaccante della nazionale, il secondo miglior marcatore della Serie A, il bomber nel giro azzurro più prolifico di tutti. E' nel pieno della maturità sportiva con i suoi 29 anni, ha dimostrato di essere determinante, pronto al sacrificio, letale sotto porta e immarcabile in progressione. Nel derby, poi, faceva pure il terzino. Quanto può valere un giocatore così? Secondo i cinesi, dagli 8 ai 14 milioni, l'Inter vorrebbe chiudere attorno ai 12... Di sicuro, un affarone per chi compra, non sono altrettanto sicuro che lo sia per chi vende. Semplicemente perchè Eder non si può sostituire. Anche in questo caso, Ferrero è stato chiaro: "Non vendo nessuno, tengo tutti". Lo ha detto e ribadito in più sedi; il patron romano ci ha abituato a uscite ad effetto, certo, ma quando si tocca il portafoglio chiunque lo abbia conosciuto lo descrive come un affarista abile e scaltro. Senza tener conto della volontà di Eder stesso. Il blasone di una grande squadra come quella nerazzurra, tanto per citare una società interessata, non si discute.

Potrebbe darsi benissimo, come circolato in queste ore, che il giocatore prema per trasferirsi a Milano, ciò che accade nelle segrete stanze di Corte Lambruschini lo sanno solo i diretti interessati. C'è solo un punto che non mi torna: Eder, 4 anni a Genova senza mai una parola fuori posto, professionista esemplare e corretto, rifiuta 6 milioni e rotti dalla Cina, oltre 5 volte quello che percepisce all'ombra della Lanterna, per non perdere gli Europei, per poi spingere pur di trasferirsi in una nuova squadra per gli ultimi sei mesi stagionali? In una realtà dove dovrebbe ancora rodare e oliare i nuovi automatismi, senza avere la certezza di un posto garantito, cosa che a Genova? Ritrovandosi magari a sgomitare stretto tra Icardi, Jovetic e Ljajic? La logica sembra remare contro, tenendo conto anche del fatto che il traguardo nerazzurro Eder potrebbe raggiungerlo senza problemi in estate, con tutta una preparazione davanti e un Europeo, magari da protagonista, alla spalle.

Sono consapevole del fatto che quanto scritto sino a questo punto sia un mero esercizio stilistico, quantomeno simile ad una discussione da bar sport: il mercato ha le sue logiche sotterranee, che spesso non coincidono con il buonsenso comune. Ogni accordo si puuò raggiungere, ogni intesa trovare, e non sempre il buonsenso spicciolo coincide con quello di chi movimenta simili interesse e simili capitali.

Sono anche consapevole del fatto che domattina i tifosi blucerchiati potrebbero svegliarsi con tre cessioni eccellenti, necessarie per fare cassa, come logica vuole (tocchino ferro e facciano gli scongiuri, magari mi maledicano pure, me lo merito). Io però ho scelto di seguire la ragione. E la ragione, almeno per il momento, mi fa risuonare un campanello d'allarme. Qualcosa non quadra. E allora voglio ripetere il mio appello, anche inutilmente: giù le mani dalla Sampdoria!

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