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  • Sampmania: grazie Eder, e buona fortuna

    Sampmania: grazie Eder, e buona fortuna

    • Lorenzo Montaldo
    Mentre scrivo questo editoriale, non so ancora quale sarà il futuro, che però al momento sembra già ben definito. Era gennaio 2012, e da 6 mesi provavo a scrivere di calcio nel momento più difficile della storia recente della Sampdoria

    Il 25 gennaio, esattamente 4 anni fa, giorno più giorno meno, avevo appena installato Twitter, social network che ha l'indubbia capacità di metterti in contatto più o meno diretto con i grandi personaggi del mondo dello sport, altrimenti piuttosto irraggiungibili. A Genova era arrivato un ragazzo che aveva promesso tanto in Serie B senza però riuscire a mantenere le attese in pari misura. Si chiamava, o meglio, si chiama Martins Eder. Il mio primo 'cinguettio' fu per lui. "Benvenuto a Genova, portaci in Serie A": questo fu il messaggio che affidai all'etere. Non so se lo abbia mai letto, non credo perlomeno, ma di sicuro non posso dire che il succo non fu recepito. 

    Quel ragazzo pioimbato a Bogliasco venticinquenne in Serie A la Samp ce l'ha portata davvero. Il gol nei play off con il Sassuolo e l'incredibile, indimenticabile notte di Varese resteranno per sempre impresse indelebili nella memoria dell'attaccante brasiliano. Che nel frattempo ha deciso di crescere. Quanta strada, da quell'addio al Cesena e alla Serie A per gettarsi in cadetteria. E che tortuoso cammino dal Criciuma, la squadra brasiliana dove ha mosso i primi passi, fino alla SuperbaNel mezzo una nuova nazionalità, la consacrazione in Serie A, i gol, e i tecnici che gli hanno cambiato la carriera. Iachini, Delio Rossi, Mihajlovic, Montella e perchè no, Zenga, il numero 23 non li potrà mai scordare. La Samp ha dato tanto ad Eder, vero, ma Martins da Lauro Muller ha restituito quasi in egual misura. 

    Ho un bel ripetermi che ai giocatori non bisogna affezionarsi: è una delle tiritere più inflazionate del mondo del calcio, e razionalmente non si può dissentire. Però io non ne posso proprio fare a meno: Montella e Cassano mi hanno fatto impazzire, così come Flachi, Bazzani, Volpi e Pagliuca, il primo 'idolo' sportivo. Mi sono esaltato con Vasari e Gasbarroni in Serie B, ci sono rimasto male al momento della cessione di Pazzini, ho ammirato Ortega e ho voluto bene a Nick Pozzi, l'eroe di Varese, e persino a Bruno Fornaroli. 

    Forse perchè ad ognuno di questi nomi ricollego un momento ben preciso della vita, chissà, o perchè in fondo il lato romantico del calcio non si può uccidere, dal momento che è connaturato nel gioco; le banalità da dire sono tante. Avrei voluto che non ricapitasse più, ma con Martins Citadin Eder ci sono cascato di nuovo. Non sarà la prima, né l'ultima volta temo. Ma proprio non ce la posso fare a rimanere indifferente vedendo partire chi, per 49 volte, ha fatto gioire uno stadio intero.

    Non voglio discutere della cessione, né del fatto che la Samp sia più o meno debole senza il suo capocannoniere (per la cronaca si, ne esce indebolita). Conosco benissimo la logica del 'solo la maglia', il qualunquismo del 'sono tutti mercenari', forse sarebbe più facile pensarla così. Eppure io a quel brasiliano diventato nel frattempo italiano con la faccia da bravo ragazzo mi sono affezionato. Sarà perchè gli ho visto fare anche il terzino, sarà perchè si è sempre comportato da grande professionista, ma sapere che andrà via non mi può lasciare indifferente.


    Nel mio piccolo non posso fare molto: Posso ringraziarlo, quello si. Ma non potrò mai augurargli di sedersi in panchina, di non trovare spazio in caso dovesse cambiare squadra, men che meno di perdere l'Europeo. Credo che in realtà non siano tantissimi a sperarlo. Quindi grazie, Eder. Grazie per aver riportato la Samp in Serie A. Grazie per i derby, per i play off, per i gol in nazionale. E se invece ci gusteremo ancora qualche tua prodezza in blucerchiato, sarò felice di aver 'sprecato' caratteri invano.

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