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  • Sampmania: il curioso caso di Benjamin Barreto

    Sampmania: il curioso caso di Benjamin Barreto

    • Lorenzo Montaldo
    Luglio. Valigie in mano, direzione Bologna prima, Udine poi. No, non è il racconto delle mie vacanze: è il curioso caso di Benjamin, pardon, Edgar Barreto, oggi titolare inamovibile della Sampdoria di Giampaolo. Troppo lento, macchinoso, goffo quel centrocampista che arrancava sotto la gestione Zenga e Montella: "Ma perchè la Samp dà più di un milione di euro a stagione a un centrocampista di oltre 30 anni per giocare così?" Lo hanno pensato tutti almeno una volta.

    Non che il paraguaiano non ci abbia messo del suo: il Barreto ammirato a Palermo pareva lontano anni, facciamo anche secoli. Naturale che in estate la Samp cercasse di liberarsi di un ingaggio pesante, e di un giocatore 32enne che poco aveva a che vedere con la filosofia blucerchiata del 'compra i giovani, valorizzali e rivendili al miglior offerente'. Per Barreto si faticava persino a trovare un'acquirente: troppo alto quello stipendio per accollarselo a cuor leggero.

    Ci avevano provato l'Udinese e il Bologna. Ma Barreto la valigia l'ha posata, e ha deciso di giocarsi il tutto per tutto con mister Giampaolo. Anche sapendo che magari qualcuno ai piani alti avrebbe potuto storcere la bocca a fronte di un rifiuto ad una vendita. Come successo anche per Muriel, alla fine due dei migliori acquisti della Samp si sono rivelate due... non cessioni. Barreto sin dall'esordio ha stregato il mister doriano. E lo ha convinto a puntare su di lui. Eccome se lo ha convinto.

    Sino ad oggi Giampaolo non ha mai rinunciato all'ex rosanero. Ha fatto a meno di Quagliarella, di Muriel, di Torreira e anche del suo pupillo Linetty, mai di Barreto. Qualcosa vorrà pur dire. Non ha giocato in una sola occasione: era stato espulso contro il Bologna, non è partito per Cagliari. Si iniziava a capire che sarebbe stata una stagione diversa già dalla partita con l'Atalanta: prima volta in casa, Barreto non si è fermato a rifiatare neppure per un secondo. Ha messo sotto il centrocampo nerazzurro, mordendo e pressando in ogni centimetro del prato del Ferraris. Ha replicato - alla grandissima - con Genoa e Inter. Nelle due gare disputate contro i rossoblù e i nerazzurri Barreto pareva letteralmente posseduto da un qualche spirito indio del Sudamerica. "Ma quello è lo stesso Barreto dell'anno scorso?". Si, è lo stesso Barreto. 

    Nelle statisiche dei due incontri, il suo nome si ripete in continuazione. Anche senza aver visto le partite, non si potrebbe non notare che è il giocatore che compare più spesso nell'elenco dei 'podisti' della Samp (secondo in entrambe le gare, con 10,7 km percorsi in occasione del derby e 12 km con i nerazzurri). Non solo, nella stracittadina Barreto ha recuperato un'infinità di palloni (ben 6, secondo le statistiche della Serie A: nessuno ha fatto meglio) e contro l'Inter si è ripetuto, strappando dai piedi degli avversari la sfera 4 volte. E' sempre in classifica anche per quanto riguarda i falli fatti, vero, ma spesso si tratta di interventi volti a spezzare una ripartenza, o un possibile due contro uno: non entrate stupide, ma mirate e precise. Anche perchè ciò che stupisce di Barreto in questa stagione è l'estrema lucidità anche a fronte di un dispendio così grande di energia. 

    Domenica per la Samp c'è la Fiorentina. E contro i fini palleggiatori viola, quello di Barreto sarà uno scontro ideologico, prima ancora che fisico. Una sfida a livello filosofico, tra due modi agli antipodi di concepire il calcio. Il ruvido, generoso bandito Barreto contro i fini moschettieri gigliati: da qui molto probabilmente, dal cuore di questa sfida passerà moltissimo dell'incontro del Franchi. I tifosi doriani però sanno già benissimo che genere preferiscono. Anche perchè il curioso caso di Edgar Barreto li ha stregati: come Brad Pitt in Benjamin Button, sembra ringiovanire con il passare dell'età: tra un po', se continua di questo passo, ce lo ritroveremo in Primavera.

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