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  • Sampmania: il perfetto equilibrio

    Sampmania: il perfetto equilibrio

    • Lorenzo Montaldo
    Due vittorie, e sei punti utili per sognare, strappati a società del calibro di Roma e Milan. Per l’ennesima volta in questa strana stagione bipolare, che ondeggia tra esaltazione e talvolta sconforto, la Sampdoria di Marco Giampaolo ha saputo stupire proprio nel momento più difficile.

    E' una qualità che i blucerchiati avevano già evidenziato nel derby, dopo una serie di partite senza vittorie da far rizzare i capelli. Un filotto quasi eguagliato nell'inverno 'horribilis' doriano: con Lazio, Chievo, Udinese, Napoli, Empoli e Atalanta tra dicembre e gennaio sono arrivati solamente due pareggi e quattro sconfitte. Oltretutto, il gioco della Samp era stropicciato, perso nelle pieghe e nei ghirigori di un fraseggio sterile e mai pericoloso. Questione di episodi, certo, anche di sfortuna e di centimetri. Eppure il tessuto tattico di Giampaolo sembrava aver perso qualche filo, e si incominciava a vedere qualche buco di troppo nell'ordito preparato con cura maniacale dall'allenatore.

    Ecco perchè credo sia il caso di soffermarsi sulla figura di Giampaolo. Dopo lo scialbo 0-0 con l'Empoli, e dopo alcune dichiarazioni del mister quantomeno bizzarre ("Soddisfatto per la prestazione", "bella partita" tanto per citarne alcune), avevo giudicato così le uscite del tecnico: "Un passo falso di un allenatore che a mio avviso resta una risorsa preziosa per questa squadra, e per il suo processo di crescita. L' evoluzione però deve passare anche da gare di questo tipo. La sensazione, piuttosto netta nell'ultimo periodo, è che la Samp una volta raggiunto il traguardo minimo stagionale, ossia la salvezza, abbia decisamente tirato i remi in barca". Avevo descritto il gioco doriano come "avviluppato e contorto", e anche "arrotolato su sé stesso". E dopo Bergamo, mi auguravo che Giampaolo apportasse "tutti gli accorgimenti tattici possibili, andando a modificare alcuni automatismi dalla trequarti in su". In sostanza, un po' come molte altre persone, devo fare ammenda per aver forzato troppo il giudizio del tecnico sulla base dei risultati negativi. O meglio, ammenda a metà, perchè mi sento di confermare gran parte del mio pensiero dell'epoca, ma ritengo anche che le due vittorie consecutive abbiano evidenziato quanto siano aleatorie le valutazioni su un allenatore.

    Giampaolo è passato da 'professore' a principale causa dei mali che affliggevano i suoi giocatori, sino ad essere individuato come capro espiatorio perfetto per le difficoltà di una squadra giovane e inconsciamente appagata dopo aver raggiunto la salvezza con largo anticipo. Oggi Giampaolo è tornato ad essere nuovamente il maestro di calcio, quello che ha rifilato una doppia lezione a Spalletti e Montella. E per certi versi è anche vero, basta pensare alla magistrale interpretazione della linea difensiva che si muove come un'unica onda, su e giù in perfetto sincrono, capace di reggere - salvo un paio di distrazioni - gli assalti giallo-rosso-neri. Il mister è stato bravo a scovare le giuste motivazioni in una squadra che ha bisogno di stimoli costanti, e perfetta è stata la sua gestione dei giovani talenti in rampa di lancio. Ha anche commesso errori, come chiunque, nel cercare di adattarsi a quella che probabilmente per blasone e storia è la squadra più importante mai allenata in carriera. E se la Samp con le cosiddette 'piccole' ha raccolto meno che con le squadre che la precedono in classifica (14 punti racimolati affrontando le 10 squadre che seguono i blucerchiati, 16 ottenuti con le 9 compagini che precedono la truppa doriana) qualche responsabilità ce l'ha di sicuro anche il mister. Si tratta comunque di imperfezioni che forse abbiamo giudicato con troppa severità ma anche noi, proprio come lui, siamo alla ricerca del perfetto equilibrio. Uno stato difficilissimo da individuare, e pure delicatissimo da conservare. Soprattutto nel calcio.

    @MontaldoLorenzo

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