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  • Sampmania: Mihajlovic sa ancora stupire

    Sampmania: Mihajlovic sa ancora stupire

    Due sconfitte in fila, contro Roma e Milan, di certo non le ultime arrivate, e i campanelli d’allarme che si trasformano in sirene fin troppo forti. La Sampdoria, ancora scottata dall’ultima retrocessione, è anche questa, quella della paura di ripiombare in incubi che invece dovrebbero essere ormai dimenticati. Bastano due sconfitte contro squadre di blasone per iniziare a pensare che l’effetto Mihajlovic sia svanito e che la retrocessione possa tornare a fare capolino. Ci sta, anche se a volte si esagera, perché il suicidio sportivo del passato non può essere del tutto digerito ma non deve neanche continuare ad inseguire per il resto della vita.

    Un passo in più verso il totale e definitivo allontanamento del pessimo ricordo la Sampdoria lo ha fatto domenica a Torino. Con tutta onestà dico chiaramente che non avrei puntato un euro sul successo blucerchiato. Perché mancavano giocatori fondamentali come Maxi Lopez e Palombo, perché il Toro di Ventura in casa cade di rado, perché la Samp sembrava davvero in flessione soprattutto atletica e infine perché dopo due sconfitte andare a giocare in trasferta con il pronostico contrario, a livello psicologico, avrebbe “ammazzato” chiunque. Tutti, tranne la nuova Sampdoria che non finisce mai di stupire.

    Mihajlovic ha rilanciato su tutti i fronti, mettendo in campo un attaccante in (Okaka) più nonostante i risultati contrari delle ultime settimane, lasciando in panchina un altro titolare (Krsticic) oltre agli squalificati e vincendo su tutti i fronti, ogni sfida in campo e fuori. Okaka è stato il migliore in campo, Obiang e Renan si sono dimostrati qualcosa in più di valide alternative, soprattutto lo spagnolo a dire il vero, e tornando a giocare senza paura, con velocità e ritmo la Samp ha matato il Toro grazie a una partita strabiliante.

    L’effetto Mihajlovic non è finito e non finirà mai, perché il tecnico serbo è un valore aggiunto che conosce il calcio, sa come si gioca e soprattutto sa come spiegarlo ai suoi. Doti che non ti fanno cambiare una squadra solo per pochi mesi ma che continuano a farla crescere nel tempo, per questo il desiderio è uno solo: presidente non se lo lasci sfuggire! Chiusura dedicata a Da Costa: non sarà mai un grande portiere, forse neanche un numero uno da serie A ma la risposta che ha dato a Torino merita applausi all’uomo ancora prima che al giocatore.
     


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