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  • Sampmania: quel che ci spetta

    Sampmania: quel che ci spetta

    • Lorenzo Montaldo
    La Sampdoria ha avuto quel che si merita. Quello che spetta a questa squadra giovane, tornata spensierata e coraggiosa. Quello che era dovuto anche ai tifosi, che negli ultimi anni pensavano di vivere in un incubo.

    In uno strano pranzo domenicale uggioso e freddo, sferzato da lame di pioggia, la Samp si abbuffa di emozioni. Per almeno una settimana, ne avremo abbastanza. Oggi l'incubo è finito. La Sampdoria ha rimesso in piedi una partita come non succedeva da tempo. Da 0-2 a 3-2, per la truppa di Giampaolo è un'impresa.

    E dire che quella del match con il Sassuolo non è stata neppure la migliore Samp della stagione. Quella più bella l'abbiamo ammirata contro l'Inter. I blucerchiati hanno faticato nel primo tempo a scardinare le resistenze neroverdi, e nella ripresa hanno sbandato paurosamente in difesa. Sulle fasce, gli esterni emiliani hanno messo in difficoltà i terzini doriani(più Sala che Regini, a dire la verità, anche se il capitano ha sul groppone il gol del vantaggio, quando ha perso la marcatura di Ricci). In attacco Muriel ha faticato non poco ad entrare in partita. Il doppio viaggio intercontinentale sembrava aver bagnato le polveri all'attaccante colombiano, che non riusciva a scappare via alla difesa schierata di Di Francesco. Linetty pareva sottotono, Skriniar insicuro, e Quagliarella avulso dal gioco.

    Eppure, nell'analizzare il match, dobbiamo scindere la partita nel 'pre Quagliarella' e nel 'post Quagliarella'. La Samp della 'remuntada' non sarà stata la più bella in stagione, ma è stata senza dubbio quella più coraggiosa. Ma parliamo di una Samp 'pre' e 'post' Quagliarella perchè questi tre punti li ha portati a casa il numero 27. Intendiamoci, è stata una vittoria corale, il coraggio non è mai solo del singolo. Ma se l'ex Juventus e Napoli non si fosse caricato la squadra sulle spalle nel momento peggiore, forse staremmo parlando di un'altra giornata. E il nostro stato d'animo sarebbe ben diverso.

    La Samp tremava, e Quagliarella ha dato l'esempio. Merito dei suoi 33, quasi 34, anni d'esperienza. Merito della mentalità di un giocatore che a perdere non ci sta mai, merito di un attaccante che ha affinato il suo desiderio di successo alla corte di Antonio Conte, uno che queste rimonte ti insegna come si fa a metterle in pratica. La partita del suo centesimo gol in Serie A ha messo in mostra tutto un repertorio di sensazioni e sfaccettature che compongono l'uomo, prima del giocatore. Un esempio? Il passaggio a Muriel per il 2-2 era difficilissimo. Non tecnicamente, ma concettualmente. Perchè un attaccante, per sua natura, quel pallone prova a buttarlo dentro. Devi essere estremamente sicuro di te a livello psicologico per tirare fuori quell'assist, devi avere ben chiaro in mente quale è la strada per il successo. Devi avere il dna del vincente, e a Fabio da Castellammare di certo non manca.

    C'è un altro giocatore che ha avuto un discreto impatto sulla gara, ed è Dennis Praet. E' dinamico, ha il pallone che gli scorre nelle vene, è tecnico e non vacilla. Può farsi largo in Serie A, e statene pur certi, Giampaolo se n'è accorto. E ora avrà qualche grattacapo in più nello scegliere la formazione.

    Dove possa arrivare questa Samp, io non lo so. O meglio, un'idea me la sono fatta, ma voglio aspettare prima di metterla nero su bianco. Ci sono ancora troppe variabili in gioco, un mercato di gennaio da superare - troviamo alternative ai terzini e in difesa, è fondamentale - e momenti difficili che di sicuro arriveranno. Per ora limitiamoci a digerire questo enorme piatto di sensazioni approfittando della prossima settimana. E godiamoci, finalmente, quella serenità ritrovata che ci meritiamo.

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