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  • Sampmania:| Questione di coerenza

    Sampmania:| Questione di coerenza

    • Matteo Oneto

    La nuova Sampdoria firmata Gasparin-Di Carlo è partita fin dal primo giorno dichiarando propositi di coerenza. Alle parole sono seguiti i fatti, partendo dal mercato: si era detto di confermare il blocco Champions e così è stato. Poi è stato il turno di Mimmo Di Carlo, e in sede di presentazione erano emerse due linee guida: mentalità vincente e particolare attenzione ai giovani.

    'La mia Samp giocherà sempre per vincere, in casa o in trasferta non importa', così Di Carlo aveva esposto la sua tesi nel giorno della presentazione. Belle parole, nel calcio se ne sentono molte, ma il difficile è poi farle coincidere con la realtà. Ebbene il timoniere blucerchiato ha saputo trasmettere la sua mentalità al gruppo, che ha sempre lottato per la vittoria. A Brema nonostante sia andata sotto 3-0, è riuscita a riportarsi in gioco con il gol al 90' di Pazzini; sei giorni dopo in casa, la voglia di vincere aveva fatto la differenza per oltre 91 minuti. A Torino la dimostrazione lampante delle parole di Di Carlo: Samp in vantaggio, rimonatata, poi pareggio e di nuovo sotto. Il gol di Pozzi ha regalato un 3-3 cercato con grande cararattere da un gruppo che a quel punto poteva anche essere morto e sepolto. La Samp di quest'anno però è pronta a soffrire, sempre e ovunque, cercando sempre la vittoria come impone il suo allenatore.

    'Non importa se un giocatore ha 20 o 35 anni, gioca il più forte', Di Carlo dixit. Quanto volte abbiamo sentito questa frase e quante volte abbiamo visto allenatori tenersi in panchina gioielli di inestimabile valore per non rischiare. L'allenatore di Cassino ha però saputo mantenere la promessa. La Samp è uscita da Torino con quattro giocatori provenienti dal settore giovanile: il quinto, Koman, aveva giocato la partita dal primo al sessantesimo minuto. Volta ha addirittura esordito prima in Champions League che in campionato. La sensazione è che i giovani blucerchiati davvero siano valutati per le loro capacità e non per l'età. Solo così è possibile inserire un ragazzo in un gruppo, facendolo sentire parte di tale e non solo un trofeo da mettere in bella mostra quando tutto va bene. Qualcuno dice che non si investe più sui settori giovanili: venite a Genova, e scoprirete che l'Italia sta cambiando.

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