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  • Sampmania: senza carattere, senza grinta, senza voglia. E senza scuse

    Sampmania: senza carattere, senza grinta, senza voglia. E senza scuse

    • Lorenzo Montaldo
    Senza carattere, senza grinta, senza voglia. Le ambizioni della Sampdoria si infrangono in un mezzogiorno di fuoco al Ferraris. Di fuoco per l'Inter, sia chiaro, mica per i blucerchiati di Marco Giampaolo chiamati al riscatto dopo la tortura di Crotone. E dire che qualcuno si aspettava una reazione dai doriani, schiaffeggiati soltanto una settimana fa. Io in primis. Avremmo fatto meglio a non illuderci, perché il 'meglio' doveva ancora venire. 

    Nella grigia domenica della Sampdoria sbagliano tutti. Sbaglia Ferrero a rispondere alle provocazioni di mercato nel prepartita, a pochi istanti da un match che per i blucerchiati conta tantissimo. Sbagliano, e non è nemmeno il caso di dirlo, tutti i giocatori. Dal primo all'ultimo. Sbaglia anche Giampaolo in conferenza stampa, con dichiarazioni forti (probabilmente, se fatte a telecamere spente, comprensibili) e legate alle tante cessioni che ogni anno trasfigurano la sua squadra. Credo che abbia ragione, ma non era né il momento né il luogo per tirar fuori un argomento del genere, che comunque potrebbe avere valenza e peso specifico a giugno o a gennaio. Di certo non a marzo, dopo aver subito 9 gol in due partite. E sbaglia pure la società, che non invia una voce autorevole di fronte alle telecamere per illustrare al pubblico le ragioni e le cause di un crollo verticale e inspiegabile. Si tratta di un declino ancora più doloroso perché ormai avevamo fatto la bocca alla corsa all'Europa, che è un sogno lecito per una squadra che vanta tifosi del genere. Gli unici a non sbagliare all'interno della Samp sono i social media manager, che su Instagram fanno l'unica cosa che bisognava fare. Pubblicano una foto accompagnata da una sola parola: 'scusate'

    Ha fatto bene la Sud ad accompagnare i giocatori con cori incessanti e sostegno illimitato anche sullo 0-5. Brividi veri, era l'unica cosa che i tifosi potessero tentare per provare a far capire cosa significa senso di appartenenza a chi probabilmente tutto questo senso di appartenenza non ce l'ha. Però la Samp non poteva più nascondersi. Non dopo aver parlato apertamente d'Europa. È inutile trincerarsi dietro a dichiarazioni di circostanza del tipo 'Non siamo attrezzati per lottare fino in fondo', perché se per un girone intero hai mantenuto il sesto posto vuol dire che i mezzi per lottare (badate bene, 'lottare', non 'riuscirci a tutti i costi') ci sono. Nessuno a Genova pretende il risultato, ma solo un tentativo convinto. Non regge nemmeno la teoria del calo di concentrazione. Con un altro punteggio a Crotone, pur perdendo, e con un altro spirito contro l'Inter avrei potuto capirlo. Così invece no. Il calo di concentrazione si contempla se la squadra almeno scende in campo. Analisi tattica della partita non ne faccio: la partita non c'è stata, capirete quanto possa essere complesso vivisezionarla. 

    Eppure, è proprio questo il momento in cui bisogna fare quadrato e dare ancora fiducia a una formazione e ad un allenatore che fino a questo punto ci avevano fatto divertire. Soprattutto adesso, quando magari gli 'altri' non lo farebbero. Ricordandosi però sempre che sì, il compito dei tifosi è intrinseco nella parola, ed è quello di fare il tifo, ma che avere un'ambizione o pretendere qualcosa in cambio di un amore continuo e incondizionato - pur senza voli pindarici -  è legittimo e sacrosanto. Probabilmente non basterà stringersi alla Samp, probabilmente resterà quel retrogusto fastidioso tipico di ciò che poteva essere e non è stato.  Va bene così. Ma se permettete, è proprio un peccato.

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