Si cresce, alla Samp. Perché l'ambiente è sano, perché le contestazioni arrivano con il contagocce e soprattutto perché l'isola felice blucerchiata sembra vivere ancora del riflesso dell'era Mantovani. Quello stile non se ne andrà mai: da lì deriva la nuova politica dei giovani, da lì viene anche l'idea che l'allenatore può sbagliare anche sette volte di fila ma se si crede in lui non si cambia. Il passato rimane tale ma a volte insegna, ed è per questo che il sorriso torna a fare capolino sul viso del presidente primo tifoso blucerchiato, di Ferrara e dei suoi giovanissimi.

Con il rinnovo di Soriano tutti i ragazzini terribili sono stati blindati da contratti lunghi che nel calcio di oggi è un po' come dire: 'Chi li vuole venga e prenderli, ma prepari una valigetta piena di denaro'. Questo è il primo passo per crescere: la fiducia in campo deve essere retribuita e controfirmata per allontanare le altre squadre e per far sentire tutti parte della stessa famiglia. Certo, ai tempi di Mantovani i giovani rimanevano in blucerchiato per tantissimo tempo, vincevano e mai si dimenticavano della maglia blucerchiata. Ma a quel tempo la livellazione economica era diversa, non esistevano gli sceicchi e neanche le tv che regalavano alla Juve 100 milioni all'anno e alla piccola Sampdoria 33.

Niente paragoni con il passato, quindi, perché tutto è cambiato, ma per tenere i propri gioielli i blucerchiati hanno un piano preciso che va ben oltre il lato economico: cercano di colpire al cuore i propri ragazzi, crescendoli fin dalla Primavera o magari ancora prima, creando un gruppo che abbia la 'sampdorianità' dentro e che magari in futuro, con una squadra maggiormente competitiva, possa dire 'no' ai fantamiliardi di sceicchi e compagnia. Sarebbe una bella vittoria, sarebbe un cambiamento epocale. Magari non succederà mai, magari sarà proprio Obiang quest'estate a percorrere per primo questa strada. Nessuno può vedere il futuro ma qualcuno prova a lavorarci sopra con convinzione, rispetto e determinazione: la Sampdoria.