Se Mihajlovic in tre settimane ha rigenerato la Samp vuol dire che qualcosa prima del suo arrivo proprio non andava. Gli errori a ben vedere non erano solamente della società ma anche del suo predecessore. Chi scrive era convintissimo che il mister centrasse poco nella crisi blucerchiata invece ora bisogna ammettere che anche lui ha le sue colpe. La rosa rimane povera, il mercato di gennaio sarà fondamentale, ma Delio Rossi non è mai riuscito a sfruttare il potenziale dei pochi giocatori di un certo livello.

L’errore principale è stato quello di non dare un’impostazione tattica alla sua squadra. Le ha provate tutte Rossi, la difesa a tre poi quella a quattro, tutti i tipi possibili di centrocampo e anche in attacco si è ruotato parecchio. I moduli non contano dicono in molti, probabilmente è vero, ma cambiare continuamente formazioni e giocatori ha fatto piombare il caos a Bogliasco. L’atteggiamento è poi sempre stato troppo difensivo, se Mihajlovic ha schierato persino a San Siro quattro giocatori offensivi, Rossi ha sempre cercato di curare l’anemia da gol con due seconde punte, lasciando pochissimo spazio a Pozzi e continuando a puntare su Gabbiadini attaccante di sfondamento. L’ex Bologna non lo è mai stato, provarlo è stato un obbligo ma dopo poche giornate il buon Rossi doveva accorgersi che lui ed Eder proprio non potevano risolvere i problemi offensivi della Sampdoria.

Campo e non solo, Rossi ha sempre vissuto il gruppo in maniera distaccata. Non si può certo parlare di errore clamoroso, probabilmente è il suo modus operandi, ma a volte bisogna anche saper adattarsi. Un gruppo così giovane ha bisogno del bastone e della carota. Solo con il primo non si va da nessuna parte. Delio Rossi doveva essere il valore aggiunto della Sampdoria, l’uomo che dopo le sofferenze doveva riportare i tifosi a sognare, non lo è stato per demeriti suoi e della società, perché la regola è sempre quella: i matrimoni si fanno in due e quando si sciolgono le parti in causa sono colpevoli in egual misura.