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  • Pallone in discarica:| Scommesse, illeciti, furberie

    Pallone in discarica:| Scommesse, illeciti, furberie

     

    Il procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a due anni. Sempre ieri, undici ex calciatori del Parma, da Asprilla a Veron, da Dino Baggio a Thuram, a Crespo, risultano coinvolti nel concorso di bancarotta finalizzata alla distrazione di denaro per una somma di dieci milioni di euro. Per completare la giornata alla «parmigiana» aggiungo che lo stesso club e l’italobrasileiro Amauri, insieme con tutta l’orchestra di procuratori,direttori sportivi e affini, sono sotto inchiesta per un giro di denaro, tre milioni e mezzo di euro, nell’anno Duemilauno, che portò il calciatore, in cambio della suddetta cifra, dal Napoli al Parma, nonostante lo stesso attaccante fosse svincolato dal club partenopeo, dunque «gratuito».

    La commedia prevede altri atti: l’idea del piemme Di Martino che propone un’amnistia sullo scandalodelle scommesse ha provocato l’immediata reazione del palazzo ( Petrucci in testa: «Ipotesi irrealizzabile »). Il caso Bonucci, ultimo nella lista dei si dice e si scrive sulle scommesse di cui sopra, è un altro sacco di immondizia nella discarica che è ormai diventato il football. Non c’è zona chiara che non venga oscurata da una nuvola grigia, anche se, come d’abitudine, il Paese gioca la sua partita, divide i contendenti, i ladri e i derubati, gli onesti e i disonesti. L’ultimo turno di campionato ha accentuato i livelli di inquinamento, errori arbitrali, sviste clamorose, ingiurie, aggressioni, gergo da galera. Tra tutte le scene da saloon, «Milan-Juventus è stato uno spot contro il calcio». Lo ha detto Antonello Valentini direttore generale della Federazione italiana giuoco calcio, parole che riflettono il senso di imbarazzo e di fastidio di chi ama davvero il football e non ne è interessato soltanto dagli aspetti speculativi, di marketing o di classifica.

    Il calcio italiano, sconfitto due volte nella corsa all’organizzazione dei campionati europei, il calcio italiano, intossicato dallo scandalo del Duemilasei ( chi lo ha definito «calciopoli», ricopiando, come una scimmietta, «tangentopoli », per ignoranza non ne conosce il significato etimologico, una cosa è «la comunità delle tangenti» ma che significa «la comunità del calcio»?) si è incattivito, così come la politica è diventata insulto e aggressione dopo tangentopoli. Di certo credo che si sia arrivati al punto estremo, di massima esasperazione, con la complicità della stampa, scritta, televisiva e radiofonica, faziosa, incolta, di parte, perché altrimenti non riconoscibile dal popolo bue (un giorno ci si dovrà anche occupare degli ex calciatori che, in corteo, hanno preso il posto dei giornalisti nelle grandi emittenti, senza alcuna responsabilità e con rarissima frequentazione della grammatica) e con il protagonismo dei dirigenti che parlano di riforme, gli stessi attori, sepolcri imbiancati, graziati dagli scandali, del sistema che ha portato a queste conseguenze. Lo sport che si esalta per le vittorie delle squadre italiane nei tornei Uefa è lo sport che, un minuto dopo, sputa, vomita contro le stesse squadre.

    Il calcio non critica, insulta, il calcio non accetta il verdetto, lo respinge, il calcio del campo è rimasto uguale a se stesso da sempre ma è cambiato il teatro, non ha capito che la genuflessione alle televisioni (comprensibile, letti certi bilanci disastrosi) comporta anche la caduta del burqa dietro al quale fino a ieri si era nascosto. Sarebbe bello, ad esempio, come ha suggerito il presidente dell’Uefa, che nei casi dubbi, rigori, gol fantasma, falli violenti, l’arbitro, oltre a consultarsi con i suoi assistenti, si rivolga ai diretti interessati, chiedendo loro la verità. L’eventuale menzogna, scoperta con le immagini televisive, scagionerebbe il giudice e condannerebbe il bugiardo, immediatamente punito.

    Senza scandali. Qualcuno crede che allenatori, dirigenti e calciatori siano disponibili e disposti a questa svolta «civile »? Alla prossima.

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