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  • Scontri di Roma, poliziotto ferito: 'Alfano, rischio la vita per 1.400 euro al mese'

    Scontri di Roma, poliziotto ferito: 'Alfano, rischio la vita per 1.400 euro al mese'

    Alla Gazzetta dello Sport ha parlato il poliziotto ferito nel corso degli scontri avvenuti fuori lo stadio prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, giocata sabato scorso all'Olimpico di Roma.

    VIVO PER MIRACOLO - Tre costole rotte, un versamento pleurico e 28 giorni di prognosi: è il bilancio delle ferite riportate dal povero poliziotto che attacca il ministro degli interni Angelino Alfano: "La ferita che fa più male delle bastonate prese dagli ultrà napoletani a Tor di Quinto è il silenzio, per giorni, dei miei superiori, e le parole di Angelino Alfano: mercoledì il ministro dell'Interno ha dichiarato alla Camera che nessun rappresentante delle forze dell'ordine ha riportato ferite gravi negli scontri di sabato. Peccato che la mia schiena dimostri il contrario. Li vede questi? Sono i segni lasciati dai tondini di ferro con cui mi hanno colpito, li tenevano nascosti dentro tubi di cartone. Vorrei dire ad Alfano che ho 40 anni e sono un sovrintendente pluripremiato, ma vengo pagato come un agente perché lo Stato ci ha bloccato gli aumenti salariali. Guadagno poco più di 1.400 euro al mese e mi spettano solo 30 ore di straordinari: superate quelle, e le supero regolarmente, lavoro gratis. Caro ministro, care istituzioni, come mi dovrei sentire? Vale la pena rischiare la vita per la vostra indifferenza?".

    MUSCOLI DORSALI - Prosegue la testimonianza del poliziotto, raccolta dalla Gazzetta dello Sport attraverso il coordinatore provinciale del Consap Francesco Scoditti: "Per i medici dell'ospedale Sant'Andrea devo ringraziare i miei muscoli dorsali. Se non fossi un patito della spartan race, quelle bastonate mi avrebbero sfondato i polmoni. E per fortuna indossavo il casco, anche se di due misure più grande. L'ho rimediato in armeria, perché quelli come noi non dovrebbero indossarlo...Sono un falco in motocicletta della Squadra mobile di Roma. Noi che abitualmente non ci occupiamo di ordine pubblico, serviamo da supporto ai colleghi del Reparto mobile. Insomma, ci chiamano quando la celere non basta, ma ovviamente non abbiamo la loro preparazione. Noi non veniamo addestrati una settimana al mese come loro, perciò quando c'è una partita possiamo essere impiegati solo nell'attività giudiziaria a largo raggio, lontano dallo stadio, per cui non è previsto nemmeno l'uso del casco. Ecco perché sabato mi trovavo a Tor di Quinto". 

    COSA E' ACCADUTO - Il poliziotto poi entra nei particolari di quanto accaduto: "Io e il mio collega eravamo proprio a pochi metri dal luogo della sparatoria. Il viale era pieno di gente che aveva parcheggiato la macchina e procedeva a piedi in direzione stadio. Alle loro spalle sono arrivati i 22 pullman dei tifosi napoletani scortati in testa da un solo blindato. Sono rimasti subito imbottigliati, così in molti sono scesi ingrossando ulteriormente il corteo. In quel casino c'è stato l'attacco al pullman e tutto quello che ne è seguito. Quando un collega dal blindato ha comunicato via radio che c'erano dei feriti da arma da fuoco, abbiamo deciso di intervenire, ma a quel punto gli ultrà del Napoli avevano già cominciato la caccia alle divise. Il mio collega non è nemmeno riuscito a scendere dall'auto, investito da pugni, sassi e bastonate. Io ce l'ho fatta, ma a quel punto mi sono trovato tra due ali di incappucciati infuriati, armati dei tondini. Sono riuscito a farmi strada fino al blindato, per trovare un riparo, ma arrivarci è stato doloroso. Cosa mi resta di tutto questo? Tanta amarezza. Mi chiedo perché in Inghilterra basti toccare con un dito uno steward per andare dritto in galera, mentre qui anche chi massacra un poliziotto sa che in un modo o nell'altro se la caverà. Quanto vogliamo andare avanti così?".
     

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