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  • Sebastiani l'anti-Zamparini: Oddo non si tocca, meglio la B che l'esonero

    Sebastiani l'anti-Zamparini: Oddo non si tocca, meglio la B che l'esonero

    • Luca Serafini
    Piuttosto se ne va lui, ma il suo allenatore non lo molla. Daniele Sebastiani ha aspettato la 17a sconfitta sul campo in 23 partite per arrabbiarsi e domenica, al termine di Pescara-Lazio 2-6, ha detto all'Ansa di avere una mezza idea di mollare la presidenza del club abruzzese a fine stagione.

    Fino a quel momento, però, Massimo Oddo sarà sulla panchina biancazzurra. Non avevano fin qui scalfito Sebastiani né la durissima, reiterata contestazione, le accuse di arricchirsi con il club che non spende una lira per rinforzarsi, né soprattutto i numeri impietosi che condannano la sua squadra ad essere l'ultima in Europa nei campionati professionistici: la miseria di 9 punti, 6 sul campo in altrettanti pareggi e una sola vittoria a tavolino, 19 gol realizzati (come il Palermo e meglio solo dell'Empoli), 50 al passivo. Più di 2 a partita.

    Uno scempio, del quale però per l'unico presidente al mondo di cui si abbia memoria, la colpa non è dell'allenatore. Al quale parte della tifoseria imputa la mancanza di un netto cambio di rotta tattico in serie A e una commistione insopportabile proprio con il presidente: Oddo in particolare secondo i tifosi sarebbe colpevole di aver avallato lo smembramento della squadra promossa nella passata stagione, non adeguatamente puntellata per una decorosa serie A.

    Il caso di un matrimonio così solido nella bufera è davvero unico nel calcio per non essere raccontato. Da una parte un tecnico profeta in Patria che, dopo le brevissime esperienze agli Allievi del Genoa e alla Primavera del Pescara, viene chiamato a guidare la prima squadra nelle ultime battute del campionato 2014-2015: risultato eclatante perché la banda abruzzese scala in poche domeniche sino al terzo posto, resta imbattuta persino nella doppia finale dei playoff contro il Bologna (1-1 e 0-0), colpendo una traversa al 90' della gara di ritorno. Confermatissimo, Oddo guida il Pescara - rifatto da capo a piedi - di nuovo ai playoff conquistando una straordinaria promozione. Grazie, certamente, ai 30 gol di Lapadula, ma anche a un gioco che sorprende tutti per coraggio e sapienza, mix di giovani e veterani, tanto che la Fiorentina e l'Udinese appuntano il suo nome in cima ai loro taccuini.

    La brillante partenza in questa stagione contro Napoli, Sassuolo e Inter (benché premiata sul campo da un solo punto contro i partenopei) illude l'ambiente sulle potenzialità di un gruppo in realtà inesperto, affatto eccelso tecnicamente e - soprattutto - drasticamente fragile fisicamente. Praticamente dalla prima giornata, ad ogni gara dalla lista dei convocati devono essere depennati da uno a tre nominativi il giorno della partita: gli infortuni tolgono di mezzo a turno difensori, centrocampisti, attaccanti.

    Il caso più significativo è probabilmente quello di Bahebeck, 23enne attaccante in prestito dal PSG sulle doti del quale giura tutto lo staff pescarese, ad oggi 7 presenze e 2 reti dopo che in estate non erano andati in porto i contatti con Borriello, Osvaldo, Gilardino e Bergessio.

    Anche il mercato di gennaio è un flop: Bovo e Gilardino si rompono al primo allenamento, Stendardo al secondo, Muntari non è in condizione e ora alle prese anche con delicati problemi di famiglia. Insomma, secondo Sebastiani non ne gira una che sia una mentre Oddo si difende dalle critiche sul mancato cambio di mentalità (lui vuole che la squadra provi sempre a giocarsela e non si arrocchi in difesa come gli chiedono in molti), non essendoci controprova alcuna che le cose andrebbero diversamente.

    Si prende invece responsabilità sulla gestione di Aquilani, ora brillante titolare a Sassuolo, che forse valeva la pena aspettare. A Pescara sollevano ipotesi dietrologhe secondo cui a una realtà come il Pescara e a un presidente non abbastanza facoltoso, quasi convenga fare una buona B piuttosto che una modestissima A. Lui replica, conti alla mano, che non c'è tempo per stare dietro alle voci, arrivando il bilancio a malapena in pareggio anche nella massima serie, ma soprattutto a far sì che avanzi qualcosa da mettere in tasca lui stesso.

    La A vale 25 milioni, il Pescara ne spende 24 in ingaggi. Le cessioni hanno consentito unicamente il ripianamento delle perdite. Dimettersi a questo punto per Oddo non ha senso: ha convinto Caprari a restare con lui, ha convinto Bovo, Stendardo, Muntari e Gilardino a raggiungerlo per dargli una mano, è legato al gruppo della promozione, non se l'è mai sentita di tradire loro, il presidente, la sua città.

    Quindi sposa il proclama di Sebastiani: B assieme e assieme proveremo casomai a tornare in A. Il problema grosso naturalmente è ormai la convivenza in una piazza esasperata e pretenziosa, che già dopo qualche sconfitta nella stagione della promozione avanzava sospetti che la società non volesse davvero la massima serie. Smentita dai fatti, non si è arresa all'opprimente calvario di questi mesi. Sebastiani e Oddo restano al timone, quest'ultimo parcheggiando per il momento sogni di Genova, Firenze e Sassuolo, a giugno chi vivrà vedrà. Quel che è certo è che oltre ai tristi record di numeri impietosi, vogliono stabilirne un altro meno eclatante, certamente più romantico: quello della loro unione. 

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