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  • Sergio Ramos re dei rossi: gli altri 'cattivi', da Montero a Keane vs Vieira

    Sergio Ramos re dei rossi: gli altri 'cattivi', da Montero a Keane vs Vieira

    • Vittorio Niccolai
    Il toro non "vede rosso": in realtà è daltonico. Quello che gli fa girare le corna è lo svolazzìo del drappo del matador. Sergio Ramos, invece, vede rosso: con il cartellino rimediato sabato sera a Bilbao lo spagnolo diventa il giocatore con più espulsioni nella storia della Liga. Diciannove tacche sul calzettone, una in più di due "sicari" niente male come Pablo Alfaro e Xavier Aguado. Cinque di queste guadagnate quando nell'arena è sceso il rosso catalano, il colore del rivale di sempre. 

    La corrida più esaltante nel 2010, a Barcellona. Ultimi minuti, il tabellone dice 5 a 0 per i padroni di casa. Messi, formidabile matador, cala un numero di suola e prende la via della porta, certo di poter uscire dall'arena incolume. D'altronde è la sua arena, e il toro è stremato. Errore. Ramos lo raggiunge a metà strada. L'argentino sembra accorgersene, perché allunga il pallone e accorcia i passi. Troppo tardi. La spazzolata arriva secca, da dietro. Finisce faccia a terra. Indomito, prima di venir buttato fuori, Ramos trova il tempo di far assaggiare gli zoccoli anche ai picadores Puyol e a Xavi. "Tutta la corrida è basata sul coraggio del toro", commenta Ernest Hemingway in cabina regia. 

    La palestra Premier League conta tre lottatori a quota otto espulsioni. Il più timido è Richard Dunne, ex capitano del Manchester City e bandiera dell'Irlanda. Nasce nel 1979: tre anni prima, nel 1976, il suo (quasi) omonimo Richard Dunn combatte a Monaco per il titolo dei pesi massimi contro Muhammad Ali. Un nome, un destino. Nelle prime due partite da titolare con l'Everton, a 17 anni, colleziona 2 cartellini gialli. A 20 anni siamo a 3 espulsioni. A 32 anni si trova davanti il russo Jurij Zirkov, veloce e tecnico: Dunne lo stende con una forbice e lo manda a rotolare nella pista d'atletica. Per la violenza del colpo l'irlandese si rompe uno zigomo e un labbro. Cerottino e si rientra sul ring. 

    Ring da dove non è mai uscito Patrick Vieira: celebre la sua rivalità con Roy Keane (7 espulsioni)
    , che ricorda i grandi duelli Ali-Frazier e LaMotta-Robinson. Fra l'ex capitano dell'Arsenal e quello del Manchester United il rispetto non è mai mancato, come non sono mancati i colpi ai fianchi. Nel 2003 quella che è passata alla storia come "Battle of Old Trafford". Keane inizia cercando subito una sottomissione: entrata in scivolata sulla caviglia destra del francese, al ventesimo. Ammonito. Ci riprova nella ripresa con una tecnica di proiezione, finché Vieira non decide di scaricare il peso per terra: potare Quinton Fortune gli vale il primo cartellino; il secondo lo guadagna grazie a un upkick su van Nistelrooy. Espulso. Al termine della stagione, grazie a questo rosso, Vieira staccherà Keane nella classifica dei cattivi, e l'Arsenal vincerà il suo scudetto più recente.

    Al terzo angolo, Duncan "The Big Man" Ferguson
    . Nel suo repertorio un montante fulmineo e uno spinning back elbow molto efficace. Fortissimo di testa: la capocciata rifilata a John McStay in un Rangers-Raith Rovers del 1994 gli vale tre mesi di prigione. Altrettanto coraggioso nel tentare la combo takedown-rear choke su Jaap Stam (Newcastle-Manchester United, febbraio 2000): l'olandese si rialza, ma le Gazze vincono per 3-0 con primo gol di Ferguson

    In Italia è ancora valido il mandato di cattura per Paolo "Pigna" Montero da Montevideo. Sedici cartellini rossi. Per Ancelotti è un "galeotto mancato, ma con un suo codice d'onore". Quello che può valere in un saloon di Tombstone, Arizona, alla fine dell'800. Dove si spara al pianista se sbaglia una nota. La ferocia si definisce nei tacchetti piantati nel fegato del cileno Fernando Cornejo, o nella gomitata volante al gringo del Celta Vigo, Valerij Karpin. La pigna arriva sul volto di Di Biagio, nel dicembre del 2000: un cazzottone esploso da dietro, durante una mischia. Quando non è impegnato a calpestare le facce dei giocatori a terra (testimonia Simone Inzaghi) o a sferrare pugni sulle nuche dei portieri (testimonia Antonio Chimenti) Montero si diletta come "bounty killer" di Francesco Totti: nel febbraio del 2004, all'Olimpico, il tentativo di rendere il capitano giallorosso più rotondo. Il primo tempo serve a far sentire la presenza: pestone sul piede sinistro, ginocchiata sul bicipite femorale e gomito affondato nel collo sullo stacco di testa. Totti non traduce i segnali di pericolo e al sesto del secondo tempo segna su rigore il 2 a 0. Quattro (4) minuti dopo prende palla sulla trequarti, evita Conte e si allarga sulla fascia destra. Sulle sue tracce, il Pigna. Che, bisogna essere onesti, all'inizio prova a contrastarlo in modo pulito, aprendo l'alettone. Non riesce. Allora si incarognisce, carica il sinistro e lo libera sul polpaccio, là dove non batte il parastinco. Espulso. 

    Dei calciatori in attività, l'unico che può impensierire il record di Montero è lo svincolato (e assonante) Muntari: con 33 anni e 12 espulsioni nel carniere, altre due o tre stagioni in una neopromossa potrebbero permettere al calciatore ghanese di tentare il colpaccio. A meno che il Pigna non scopra il suo domicilio. 

     

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