Calciomercato.com

  • Siena, Emeghara:| 'Ronaldo idolo, mix Suazo-Inzaghi'
Siena, Emeghara:| 'Ronaldo idolo, mix Suazo-Inzaghi'

Siena, Emeghara:| 'Ronaldo idolo, mix Suazo-Inzaghi'

Eme-story: «Sono cresciuto a Zurigo, dove ho studiato economia. Il mio modello? Ronaldo».
«Nigeria amore mio, ma grazie Svizzera».
Eme ha la mano destra fasciata: «Ho preso un colpo, non stringerla forte». Eme in spogliatoio ha un inconsueto soprannome: «I compagni mi chiamano Cesare e non ho capito perché». Giulio Cesare? «Dai, non esageriamo». Innocent Emeghara la mattina dopo la doppietta alla Lazio. È l’uomo del giorno, fioccano le richieste di interviste. Sulla Gazzetta la foto delle scarpe spaiate, una dell’Adidas e l’altra della Nike, che è come mettere d’accordo Real Madrid e Barcellona. Eme ride: «Posso permettermelo perché non ho sponsor personali, nessuno mi ha ancora proposto un contratto per le scarpe. L’altra sera sentivo fastidio a un piede,

così ho cambiato senza badare alla marca».

Eme, ci racconta la sua storia?
«Sono emigrato in Svizzera da ragazzino. Ho raggiunto mia madre a Zurigo e ho cominciato a giocare. Amo la Nigeria, il mio Paese, ma in Svizzera sono cresciuto, ho studiato».

Quali studi ha fatto?
«Business administration (in pratica la nostra Economia e Commercio, ndr). Ho imparato il tedesco, sono diventato adulto».

Ha scelto di giocare nella nazionale svizzera per gratitudine?
«E’ così. Amo la Nigeria, il mio Paese, ma alla Svizzera devo molto. Sono orgoglioso di giocare nella rappresentativa della nazione che mi ha accolto in Europa».

Da bambino quali erano i suoi modelli?
«Ero incantato da Ronaldo dell’Inter. Oggi guardo e riguardo movimenti e colpi di Messi».

E tra i giocatori nigeriani?
«Ho avuto tre punti di riferimento: Jay Jay Okocha, Oba Oba Martins e Nwankwo Kanu (questi ultimi due ex dell’Inter come Ronaldo, ndr)».

Ha già segnato quattro gol. Quanti pensa di realizzarne da qui alla fine del campionato?
«Non è importante il numero. E’ fondamentale che siano gol in partite vittoriose. Prima di tutto viene la salvezza del Siena».

Se continuerà così, a fine stagione altro che Siena. La vorrà mezza Europa.
«Vivo il presente, il futuro viene dopo. Adesso conta soltanto il Siena». Piccolo retroscena, svelato da Valentina Mezzaroma vicepresidente del Siena: «La cosa divertente è ascoltare il brasiliano Angelo quando cerca di insegnare l'italiano a Emeghara».
 

Iachini e il nuovo fenomeno: «Umile e intelligente Da uno a dieci ora abbiamo sei possibilità di salvarci. A Torino per segnare almeno un gol. Conte? Oggi è il migliore di tutti». 
Ormai è Siena ridens: «Emeghara è un mix di Suazo e Inzaghi».
Prigioniero del luogo comunedell’allenatore tutto grinta e cappellino. E però le squadre di Beppe Iachini giocano bene, come dimostra il Siena degli ultimi tempi, capace di bastonare Inter e Lazio. Organizzazione e cura dei dettagli. Palla a terra e attacco alla profondità. Rarissimi i lanci nel nulla, tipici di chi non ha un’idea di gioco. Si consiglia di rivedere i primi due gol di lunedì sera alla Lazio: praticamente identici e figli di movimenti ripetuti chissà quante volte negli allenamenti. «Si appiccicano etichette senza conoscere i metodi di lavoro, senza vedere le partite — ragiona Iachini con un filo di amarezza —.Amepiace parlare con i risultati, a parole non sono bravo. Sono stato un mediano da combattimento, però come tecnico inseguo la qualità».


Nell’immaginario di molti lei è catalogato come difensivista.
«Alla Samp schieravo il trequartista e due punte. Qui abbiamo un esterno molto offensivo (Rubin, ndr), più Sestu, Rosina ed Emeghara. Cerchiamo di coinvolgere cinque-sei giocatori in ogni attacco alla porta avversaria, non pochi per una formazione che deve salvarsi».

Prossima fermata Torino, a casa Juventus. Conte è venuto a vedervi contro la Lazio.
«Mi ha fatto piacere, significa che ci rispetta. Antonio e io veniamo dal marciapiede, non ci hanno calato dall’alto. Oggi Conte è il migliore di tutti noi».

Come si ferma la Juve?
«Con l’obiettivo di andare a Torino per segnare almeno un gol. Difendersi e basta non può bastare. A centrocampo i bianconeri sono formidabili: Pirlo, Marchisio, Vidal. Dovremo essere perfetti nella fase di non possesso palla e inventarci qualcosa in avanti».

L’ha mai battuta la Juve?
«Da giocatore sì. Da allenatore mai, il "massimo" è stato un 1-1 con il Brescia».

Da uno a dieci quante possibilità ha il Siena di salvarsi?
«Oggi dico sei. La salvezza è difficile, non impossibile».

Emeghara come l’avete scoperto?
«Il "direttore" Stefano Antonelli e Vincenzo Mirra (collaboratore di Antonelli, ndr) mi hanno portato i dvd di diversi giocatori. Li abbiamo visionati, ho letto le relazioni e ci siamo decisi per Emeghara perché era il tipo di attaccante che cercavo. Però i dvd sono stati l’ultimo passaggio, prima il giocatore era stato osservato sul campo da Antonelli e Mirra».

Chi le ricorda «Eme»?
«Il primo Suazo per la capacità di dare profondità e Pippo Inzaghi per i movimenti nei sedici metri. È umile e intelligente, in allenamento si impegna, e i compagni sono stati bravi a farlo integrare subito».

Iachini, lei nel 2012 ha riportato in Serie A la Samp e però non è stato confermato. Strano.
«Vero, è stato strano».

Che cosa è successo?
«Qualcuno alla Samp diceva che non avevo il profilo. In effetti sono brutto di faccia e di profilo (ride, ndr)».

Qualcuno chi?
«Non i Garrone, assolutamente no. Sia il padre (scomparso di recente, ndr) sia il figlio mi hanno dimostrato stima e riconoscenza. Loro volevano che rimanessi. E mi è dispiaciuto per l’esonero di Ciro Ferrara, il mio successore. Non ce l’ho con lui, lo reputo un amico e gli auguro di rifarsi. Ho preso la Samp in un brutto momento; ho valorizzato giovani come Icardi, Krsticic, Obiang, Rossini, Soriano; ho riportato la squadra in Serie A. Non è bastato».

Questione di immagine?
«Da giocatore ho avuto allenatori come Mazzone, Bagnoli, Boskov e Radice. Mi hanno insegnato che conta essere bravi sul campo, non fuori».

Non sarà colpa del cappellino? Forse, se lo togliesse...
«Il cappellino non è un vezzo, ma una necessità: lo metto perché ho gli occhi chiari, il pigmento delicato. Soffro la luce e i suoi riflessi, la visiera mi protegge. Se di sera portassi gli occhiali scuri, sarei più ridicolo ancora».
 


Altre Notizie