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Simeone, serve un catenacciaro in Italia?

Simeone, serve un catenacciaro in Italia?

Diego Simeone ha il piglio di Al Pacino in Scarface ma con la faccia di Ron Perlman. Un aspetto quindi tutt'altro che rassicurante sia per i suoi avversari che per i suoi giocatori. Il suo gioco è strafottente ed efficace, ma di sicuro non bello. Forse Caressa esagera quando dice che il Cholismo dal punto di vista estetico fa decisamente schifo. I Tikitakari ovviamente approvano un simile giudizio tranchant, però neanche loro se la passano tanto bene dato che anche il Tiki-Taka è un gioco tremendamente noioso e meccanico, e infatti Caressa pensa che sia brutto anche quello. Parliamoci chiaramente: lo spettacolo vero è un'altra cosa e non lo si può ottenere tramite una formula ben precisa, visto che è sempre immancabilmente frutto di estro e improvvisazione estemporanea, ma questo è un altro discorso e rischiamo di andare fuori tema.

Quello che ci interessa capire, è cosa potrebbe accadere se Simeone dovesse arrivare nella nostra Serie A. Perché parliamoci chiaramente: lui lo ha detto e lo vuole, prima o poi il Cholo verrà ad allenare da noi e sarà o nell'Inter o nella Lazio, c'è poco da girarci intorno. Il tecnico argentino viene da anni ricchi di vittorie e soddisfazioni, ha resuscitato un club morente come l'Atletico, portandolo dalla zona retrocessione fino al titolo di campione di Spagna e vicecampione d'Europa, corredando il tutto con una bella serie di coppe nazionali e internazionali. Eppure, sotto sotto, in cuor suo avverte un sottile disagio, perché sa bene di non trovarsi nel suo habitat naturale. La Spagna - dal punto di vista critico e giornalistico - non è esattamente lo scenario calcistico più adatto ad uno che fa il suo gioco; un gioco figlio degli anni che lui ha passato nella nostra Serie A, prima nell'Inter di Simoni e poi nelle Lazio di Eriksson, Zoff e Mancini. 

Simeone sa bene che il massimo a cui può aspirare in Spagna è proprio l'Atletico, visto che Real e Barca mai e poi mai si sognerebbero di prendere in considerazione un tecnico con i suoi stilemi calcistici. Il gioco di Simeone non è altro che un catenaccio 2.0, che a differenza di quello classico è condito da una grinta al limite del gioco violento, di matrice tipicamente sudamericana: la famosa Garra. Simeone però ha anche il merito di aver rispolverato un'arma antica e desueta come quella del lancio lungo, uno strumento terribile e devastante per un gioco come il Tiki-Taka, praticato per lo più da normotipi e bassotti che crossano ogni morte di papa. Ecco se c'è un merito nel suo gioco, è proprio questo: l'aver recuperato il glorioso lancio lungo. Un'arma che per inciso, era stata segnalata come pericoloso antidoto al calcio totale, proprio dal suo inventore Rinus Michels. 

Chi vi scrive non ha nulla contro Simeone e il suo gioco, anzi sotto sotto lo ringrazia pure, per aver finalmente perfezionato l'antibiotico definitivo contro il Tiki-Taka. Ma c'è un ma, infatti un eventuale approdo di Simeone nel nostro calcio, potrebbe essere deleterio sia per lui... che per noi. Se un giorno Simeone dovesse venire da noi, si verrebbe a creare nel nostro calcio e soprattutto nella nostra classe giornalistica, non un interessante dibattito, ma solo e soltanto una cosa, ovvero l'eterna ed inutile divisione tra Guelfi e Ghibellini. Da una parte ci sarebbero gli esteti di matrice sacchiana che lo criticherebbero per partito preso e dall'altra i sostenitori dell'italianismo che in lui troverebbero un alfiere in grado di dare nuova linfa ad antichi dogmi, e magari persino una nouvelle vague. In Italia il cholismo non verrebbe accolto come un'opportunità - come poi in realtà potrebbe essere - ma con la solita sterile polemica tra fazioni opposte.

C'è da dire poi un'altra cosa, la più importante di tutte, e cioè che Simeone da noi, contrariamente a quello che tutti e lui stesso pensa, rischierebbe di trovare pane molto duro per i suoi denti. Perché un conto è giocare come fa lui, contro Barcellona e Bayern Monaco, un altro è farlo contro Carpi o Atalanta. Ma vi immaginate una partita disputata da una sua squadra contro una di queste? Sarebbe di una pesantezza mostruosa, ci sarebbe uno stallo tattico in ogni match, esattamente come accade in certe partite di scacchi, quando i due schieramenti sviluppano la fase di apertura e finiscono - nel caso in cui non vi fossero scambi - per abbarbicarsi l'uno all'altro, senza sbocchi e vie di fuga; in pratica non si verrebbero mai a creare quegli spazi per il gioco verticale che lui tanto ama fare in contropiede. Con ogni probabilità, assisteremmo spesso, a delle partite molto simili all'andata di Champions League tra Manchester City e Real Madrid, ovvero una noia mortale. E non crediate che le cose possano andare meglio con le squadre più aperte - ammesso e non concesso che nel nostro campionato ve ne siano - su questo non ci sono dubbi di sorta, basta guardare lo score del suo Atletico nella Liga spagnola, che raramente va oltre il gol di scarto anche contro le piccole e medio piccole.

Simeone in Italia, rischierebbe di trovarsi spesso di fronte a uno specchio in molte occasioni. Certo, poi per fortuna in Serie A, negli ultimi decenni molte cose sono cambiate, d'altro canto l'eredità di Sacchi, Galeone, Zeman, Guidolin sarà servita pure a qualcosa, quindi abbiamo anche noi delle eccellenze nel gioco d'attacco basato sulla costruzione di manovra. La Roma di Spalletti, il Napoli di Sarri e la Fiorentina di Sousa in tal senso sono delle squadre con le quali il cholismo di Simeone potrebbe avere degli scontri molto simili a quelli della Liga. Diverso sarebbe il discorso con la Juve, visto che la squadra di Allegri in tal senso è un ibrido, capace all'occorrenza di chiudersi a riccio o dominare dall'inizio alla fine. Insomma, in definitiva è difficile valutare positivamente un suo eventuale approdo nel nostro campionato. Da un punto di vista culturale di sicuro, non sarebbe un grande passo in avanti, e suonerebbe un po' come il volerci reinsegnare come si fa la pizza.

Accogliere il cholismo sarebbe come tornare indietro nel tempo di 30 anni esatti, prima dell'avvento di Sacchi. Anche il nostro gioco all'italiana ha fatto dei passi avanti, dopo Trapattoni, abbiamo avuto: Capello, Lippi, Conte, Allegri, per non parlare poi di Ranieri che ha addirittura vinto una Premier League con un modernità tutta da studiare, quindi perché adesso di punto in bianco dovremmo fare una inversione a U e tornare addirittura a Rocco ed Helenio Herrera? A proposito dei nostri allenatori, come al solito, anche questa volta, tra di loro non è mancata quella solita dosa di esterofilia e conformismo nei riguardi della moda del momento. Fa un certo effetto infatti sentire uno come Capello sperticarsi di lodi, non è da lui. Per non parlare di Sacchi, che addirittura ha detto che:“L'Atletico non fa il catenaccio come si faceva una volta. Simeone insegna a difendere 'di squadra' e non individualmente. E c'è una bella differenza con quello che si vedeva in Italia tanti anni fa” salvo poi dire di nuovo: “Poi è vero che dietro la tattica dell'Atletico è difensivista, ma dietro c'è una strategia”... perché dietro il difensivismo che affrontava lui da allenatore e che critica ancora oggi in Allegri, cosa c'era: il tirare a campare? Infine ci si è messo pure Trapattoni, il quale per colmo dei colmi (forse proprio per fare un dispetto a Sacchi) ha detto che la partita dell'Atletico contro il Bayern gli ha ricordato le sue contro Sacchi. Insomma siamo quasi alle comiche.

Per cui se Simeone vuole venire da noi venga pure, nessuno glie lo vieta e ci mancherebbe altro, però non credo che la Serie A ne gioverebbe. Non oso immaginare che cosa potrebbe accadere di fronte a trucchi da quattro soldi come quello di buttare una seconda palla in campo per fermare le azioni dei contropiedi avversari... probabilmenta cadrebbe giù lo stadio e ci sarebbero anche delle interrogazioni parlamentari. No grazie! Il nostro campionato è già l'università del gioco difensivista e dei tatticismi, se proprio dobbiamo importare dei tecnici stranieri allora sarebbe meglio farlo puntando su tipi come Klopp o Guardiola, anche se alla lunga rischierebbero di venire fagocitati e morire da incompresi come un certo Benitez. 

Quindi pensiamoci bene, e pensaci bene anche tu Cholo, perché da noi non si scherza, questo è l'unico paese al mondo che ha sessanta milioni di allenatori...e se oggi tutti fanno a gara per salire sul tuo carro (anche quelli veri), alla prima sconfitta ti capotteresti di brutto, perché scenderebbero tutti insieme nello stesso attimo. 

@Dragomironero

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