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  • Sla, Chantal Borgonovo:| 'Batteremo questo male'

    Sla, Chantal Borgonovo:| 'Batteremo questo male'

    Fondazione Borgonovo. Due anni di lotta contro la Sla. Intervista alla moglie di Stefano Borgonovo, grande campione di Fiorentina e Milan colpito dalla Sclerosi laterale amiotrofica. Chantal guida una Fondazione cha ha fatto grandi passi in avanti: "Sentiamo il calore di tutti" 

    Io, se potessi, scenderei in campo adesso, su un prato o all'oratorio. Perché io amo il Calcio”.  E' la bellissima frase che campeggia sull'home page del sito web della Fondazione Stefano Borgonovo onlus. In quelle parole c'è tutto: amore, passione, voglia di vivere. Stefano è stato sempre un ragazzo rispettoso ed equilibrato. E io stesso, che avevo 11 anni quando giocava in serie A in una squadra della mia regione, il Pescara, lo ricordo come una persona dall'educazione contagiosa. Ora la sua missione è quella della fondazione che porta il suo nome: aiutare tutti a capire che la Sla è un qualcosa che si può sconfiggere. Sono passati più di due anni dall'8 ottobre 2008, quando in un'amichevole si sono affrontate Fiorentina e Milan per raccogliere dei fondi a favore della ricerca contro la Sclerosi laterale amiotrofica. Quella sera risuonò in tutta Italia una potente adunata: per sconfiggere la malattia bisogna restare uniti. E unita, Chantal Borgonovo, lo è da sempre:

    “A distanza di due anni – spiega la moglie  -, tanto è cambiato. Da quella partita, il primo evento che sensibilizzò tutto il mondo del calcio al problema della Sla (generalmente si ammalano di Sla individui adulti di età superiore ai 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 50 anni. In Italia si manifestano in media tre nuovi casi di Sla al giorno e si contano circa sei ammalati ogni 100.000 abitanti), le manifestazioni si sono moltiplicate. A livello mediatico quella partita ci diede una spinta fondamentale. I contatti per conoscere il fenomeno si sono intensificati. Le persone che erano state toccate dal problema già ne conoscevano la portata. Invece chi era all'oscuro di tutto si è subito chiesto: cosa può essere? Ora tocco con mano l'interesse del mondo del calcio, ma non solo. Per questo sono estremamente motivata ad andare avanti, senza remore. Non credevo, davvero, che potessimo avere una tale risonanza. E oggi sono contenta di dire che la Fondazione è più attiva che mai”.

    Come sta Stefano?
    “Compatibilmente con le sue condizioni, devo dire che sta bene. Segue tutto con interesse e sente il grande affetto delle persone. Per la nostra famiglia è molto importante”.

    Come detto, tanto tempo è passato da quella partita al Franchi di Firenze. Quali sono stati i progressi della Fondazione?
    “Abbiamo davvero lavorato molto, nell'ultimo periodo. Ci siamo dati molto da fare e i riconoscimenti che ci arrivano da più parti ci stanno dando soddisfazione. La Fondazione ha vinto il premio Torretta e ne andiamo fieri, perché vuol dire che la nostra attività ad ampio raggio viene apprezzata. Sul nostro sito abbiamo pubblicato un rendiconto di tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni. Anche dal punto di vista finanziario abbiamo fatto dei grossi passi in avanti, non ci possiamo lamentare. E poi ci sono i nostri due importanti progetti attuali”.

    Quali sono?
    “Stiamo finanziando la Fondazione Neurothon, una struttura importantissima che si danna l'anima per contrastare le malattie neurodegenerative. Stanno compiendo dei passi avanti importanti per quanto riguarda la ricerca sulle cellule staminali cerebrali. Siamo in contatto col prof. Angelo Vescovi, un luminare in materia e una persona speciale, e siamo contentissimi di poter dare il nostro contributo alla ricerca. Mentre dal punto di vista dell'assistenza stiamo portando avanti un progetto al quale io tengo molto, importantissimo. Si tratta di 'Ospedale a casa tua', un piano per portare le apparecchiature a casa del malato di Sla”.

    Di cosa si tratta?
    “Come è noto, i malati di Sla non possono uscire di casa, o in generale dalle strutture preposte (Borgonovo è in stato di immobilità e comunica con un sintetizzatore vocale, ndr). Per cui a volte può essere difficoltoso avere le apparecchiature giuste. Noi quindi desideriamo intervenire per portare le macchine alle persone. Vogliamo dare un aiuto concreto, anche a chi assiste i malati”.

    Lei prima parlava di un interessamento sempre crescente. E' così anche da parte delle istituzioni?
    “Devo dire di si. Ad esempio abbiamo ricevuto un aiuto concreto dal Parlamento europeo. Grazie all'onorevole Zanicchi il problema è stato posto all'attenzione dell'Europa. Con le istituzioni anche gli organi di stampa stanno facendo moltissimo. In Italia come all'estero. In Germania, sulla scia dell'outing di Stefano, anche un ex portiere della Seconda divisione tedesca ha denunciato la sua malattia. Siamo felici che grazie a noi anche le famiglie dei malati nascosti vincono le prime paure. E' essenziale non avere mai paura”.

    E che aiuto ricevete dai calciatori? In molti manifestano preoccupazione per la malattia?
    “E' giusto dire che riceviamo più solidarietà dai calciatori, piuttosto che dalle istituzioni. Cioè quello delle istituzioni esiste, ma quello dei calciatori è un qualcosa che va oltre. Molti ex compagni di Stefano ci stanno molto vicino. Penso a Baggio, ad Allegri, ma anche a tanti altri. Platini per sempio, che da un po' di tempo di è interessato attivamente del problema. Non è escluso, per la lotta alla Sla, un progetto futuro da concordare con la Uefa. E questo ci rende assolutamente felici”.

    Tra i tanti, importanti incontri di Stefano Borgonovo, mi colpì molto quello con Mario Balotelli. Ci può raccontare com'è andata?
    “Io lo incontrai quando è stato presentato il libro su Stefano, 'Attaccante nato', in Gazzetta dello sport. Sapevo che aveva espresso il desiderio di incontrare mio marito, così gli ho chiesto: “Vuoi venire a parlare con Stefano?”.  
    Mi disse di si ma sai, non tutti mantengono la parola. E invece lui è stato coerente, un ragazzo gentile, che tra l’altro ha la stessa età di uno dei miei quattro figli.  E' venuto, si è intrattenuto con Stefano per lungo tempo, chissà che cosa si sono detti. So solo che Stefano era visibilmente felice e che Balotelli gli ha fatto un'ottima impressione. Io non so come lo descrivono gli altri, ma a me è parso una ragazzo coraggioso e a posto”.

    Chantal, stupiscono la sua concretezza e la sua determinazione. Lei ha spesso ricordato come la Sla abbia colpito duramente la sua famiglia. Si può dire che la certezza di poter far del bene per gli altri sia il motore indispensabile per alleviare la vostra sofferenza?
    “Siamo orgogliosi di poter dare una mano alla ricerca e si, giorno dopo giorno il poter essere utili agli altri ci dà un grande conforto. La mia famiglia lotta con questa realtà ormai da anni e non possiamo fare altro che andare avanti a testa alta, come Stefano ci ha insegnato. Lui ha un rapporto splendido coi suoi figli e mi insegna tutti i giorni il valore della vita. Per noi è fondamentale 'vedere' la soluzione. Come avere la sensazione che siamo vicini a un esito, al giorno in cui sapremo che la Sla può essere sconftta. La Fondazione continuerà ad operare per dare una speranza a tutti. Nel mio piccolo cerco di dare il mio contributo, e sono felice di sentire che il movimento sta crescendo. Non bisogna mai smettere di lottare”.



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