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  • Sousa: 'Entro 5 anni vinco la Champions'

    Sousa: 'Entro 5 anni vinco la Champions'

    Dopo l'intervista esclusiva rilasciata a calciomercato.com settimana scorsa (LEGGI QUI), Paulo Sousa, allenatore della Fiorentina, parla anche sulle colonne di A Bola

    Dopo 15 giornate, Fiorentina seconda in Serie A a un punto dalla capolista Inter. Se lo aspettava?
    "Abbiamo fatto un buon pre-campionato, ma non pensavo che potessimo essere competitivi per il primato, nonostante l'attitudine straordinaria dei miei giocatori. La mia prospettiva nella vita poi è sempre quella di pensare a come migliorare".

    A Firenze c'era un po' di diffidenza per il suo passato alla Juventus. Ora fa parte del passato...
    "E' chiaro che i risultati aiutano".

    Dopo la Championship in Inghilterra, lei ha allenato in alcuni campionati minori, prima di arrivare in Italia. E' stata una buona decisione?
    "Non è stato un problema lavorare per club di campionato non di primo livello. Soprattutto, io sono grato alla vita perché faccio il lavoro che amo e mi pagano per farlo. E continuo a ringraziare per le opportunità che la vita mi concede".

    Questa stagione può essere fondamentale per la sua carriera? E' l'ultimo passaggio per farsi vedere dai grandi club?
    "La mia decisione di approdare alla Fiorentina è basata su una volontà di crescita personale, e non per dimostrare qualcosa ai top club. In Italia mi confronto con allenatori di grandi qualità tattica, cosa che mi permette di migliorare. E la stessa cosa per quanto riguarda la comunicazione".

    Come si immagina da qui a cinque anni? Spera di vincere una Champions?
    "Spero di averla già conquistata! Lavoro affinché il mio percorso verso il successo sia il più breve possibile. La mia ambizione è quella di vincere come allenatore quello che ho vinto da giocatore, anche se la prospettiva di un allenatore è diversa da quella di un giocatore. Essere allenatori aiuta anche a crescere come persone".

    Domenica affronterà la Juventus a Torino.
    "Non possiamo essere indifferenti rispetto ai momenti che abbiamo vissuto nella nostra vita. Ma è tutto sotto controllo".

    Cos'ha la Fiorentina di speciale?
    "E' l'unico club della città, che ha tanta passione e energia. L'equilibio economico e il prestigio della famiglia Della Valle permettono poi di dare serenità a chi lavora qui".

    Parliamo di tattica: spesso inizia le partite in un modo e le finisce in un altro. 
    "I sistemi di gioco che uso, 4-3-3 o 4-4-2, esistono da tanto tempo e sono stati crati per i giocatori. Per prima cosa, cerco di capire che giocatori ho a disposizione, per poi inserirli in un sistema che permetta di esprimere la loro individualità all'interno di un modulo. Dopo subentrano le varianti, ed è in questa fase che consiste molto del nostro lavoro: arricchire l'intelligenza tattica dei nostri giocatori".

    E' il caso di Bernardeschi: all'interno del suo modulo, gioca in varie posizioni, sia al centro che sulle fasce.
    "Bernardeschi ha grandi capacità di apprendimento. In lui c'è un miglioramento continuo nell'interpretare il gioco, in posizioni diverse. E' per questo che lui può arrivare al top".

    Kalinic rappresenta una sua vittoria?
    "Lo seguo da quando giocava al Blackburn, nel 2009. Quando sono arrivato a Firenze, ho proposto di acquistarlo".

    Immagina di diventare campione con la Fiorentina già in questa stagione?
    "Conta la nostra attitudine. Tanto più sarà da protagonisti, tanto più saremo vicini all'obiettivo".

    Si vede come allenatore di una nazionale nel prossimo futuro?
    "Ora posso dire che il mio futuro non sarà in una nazionale".

    Degli allenatori che ha avuto, qual è il suo preferito?
    "Ripeto una celebre frase di Capello: 'Noi allenatori siamo ladri di idee".

    Come conquistare uno spogliatoio? Da 'amici', come Ancelotti, o, come dice Jorge Jesus, attraverso la trasmissione della conoscenza?
    "In entrambi i modi. E' importante anche dare libertà ai giocatori, permettere loro di stare con le loro famiglie. Una volta in campo, saranno più liberi mentalmente".

    Lei non ha qualcuno che cura i suoi interessi?
    "I procuratori sono importanti, ma è il protagonista che deve dirigere il processo, non il contrario".

    Quindi, se un club la volesse, dovrebbe parlare direttamente con lei?
    "Non necessariamente. In questo momento con me c'è una persona che si occupa di queste cose e che fa anche parte del mio staff, si chiama Sem Moiola".

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