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  • Garcia e Spalletti, gli opposti della Roma

    Garcia e Spalletti, gli opposti della Roma

    "In questo momento non si può giocare contro il Barcellona. Non sono preoccupato, non c'è paragone tra questa sconfitta e quella con il Bayern Monaco. Anche segnando per primi avremmo perso, loro sono più forti. Non ho niente da rimproverare ai giocatori, era possibile fare dei gol ma vincere era impensabile". Era il 24 novembre quando la Roma lasciava il Camp Nou con sei reti sul groppone, travolta da un Barcellona che gestì buona parte del match senza infierire più di tanto sull'avversario di giornata. Ed era il 24 novembre quando Rudi Garcia, dopo aver provato a caricare l'ambiente alla vigilia - "Non partiamo battuti, non credo che il Barcellona sia invincibile: se pensiamo di essere già sconfitti, meglio non giocare nemmeno" -, alzava incredibilmente bandiera bianca. Le parole del francese certificavano tutto quello che oggi, 9 marzo, Luciano Spalletti prova a spazzare via: il concetto di "sconfitta tollerabile".

    LA RIVOLUZIONE TOSCANA - Chi si aspettava uno Spalletti soddisfatto dopo il doppio confronto con il Real Madrid è stato brutalmente smentito. La sfuriata nella pancia del Bernabeu ha sorpreso quasi tutti. "La realtà dice che abbiamo perso per 2-0, il resto sono altri discorsi: non intendo partecipare ai 'rotolamenti' e guardo avanti. Ero convinto di poter lottare per il passaggio del turno: dobbiamo crescere, come mentalità e convinzione. Alla prima difficoltà non riusciamo ad essere del livello che appartiene a questa competizione. Quando oggi rientro negli spogliatoi dopo un 2-0 e vedo i giocatori predisposti ad essere soddisfatti mi si crea un malessere difficile da superare. Siamo deboli in alcuni aspetti, c'è poco da fare. L'essere tranquilli o soddisfatti dopo queste due sconfitte mi angoscia, figuriamoci a che livello siamo caduti di testa se siamo contenti dopo aver perso due partite". Un attacco frontale, la voglia sempre più emergente di creare uno "stile Roma" che dimentichi le scuse, gli alibi tipici di un ambiente che da sempre tende ad esaltarsi nelle vittorie e a nascondersi quando le cose vanno male. E' la rivoluzione che Spalletti sta cercando di portare avanti: bel gioco, successi (se possibile) e soprattutto una mentalità il più possibile lontana dal passato, recente e non. Ci sono riusciti in pochi, a Roma.

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