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  • Stallone-Di Caprio, il derby è kolossal

    Stallone-Di Caprio, il derby è kolossal

    • Marco Bernardini
    Febbre da Oscar in salsa italiana. Domenica notte, a Los Angeles, il mondo del cinema celebrerà se stesso con l’assegnazione dei prestigiosi Oscar. Un momento magico che, volendolo traslare in chiave sportiva, con i dovuti distinguo potrebbe essere letto come la consegna del Pallone d’Oro nel calcio. Mai come quest’anno lo sprint finale per ottenere la Statuetta come miglior attore, protagonista e non, possiede un intenso profumo made in Italy, con in lizza due “campioni” come Sylvester Stallone e Leonardo di Caprio entrambi di origini “paisà”. Il primo per linea di sangue pugliese, Gioia del Colle, il secondo (pare) per bisnonni siciliani.  Due mostri sacri, nati nel celebre Actor Studio’s, entrati con pieno diritto nella Hall of Fame internazionale dove avranno l’opportunità di soggiornare in eterno.

    Stallone, questa volta, gioca le carte del monumento e della memoria.  Lui nel 1976, con il primo Rocky, sbancò Hollywood. E all’Oscar si aggiunsero un Award e un Donatello per il completamento di un trionfo che si ripeterà, poi, al botteghino. Nessun film sullo sport, fino a oggi, ha mai realizzato incassi da paura come quello dove si racconta del pugile italo americano e della sua “Adriana”. Con un coraggio davvero leonino, Sly ha accettato di rimettersi in gioco nei panni del mitico “stallone del ring” questa volta però seduto all’angolo dei “secondi” come allenatore e mentore del giovane Creed (di qui il titolo all’opera), il figlio di quel “Apollo” prima avversario e poi amico fraterno del Rocky campione del mondo. Un’operazione neorealistica all’americana che ci regala un’interpretazione sublime e commovente del co-protagonista il quale ha esattamente l’età del vero Stallone, settant’anni compiuti.

    Differente situazione di partenza per il più giovane, ma certamente non meno popolare, Leonardo Di Caprio. Volendo, anche in questo caso, azzardare una similitudine calcistica mi pare che si possa sovrapporre la figura dell’attore americano a quella dell’eterno capitano della Fiorentina Giancarlo Antognoni senza che a nessuno dei due l’accostamento possa apparire  irriverente. In questo senso. Il fuoriclasse viola, seppure campione del mondo in Spagna con la banda Bearzot, non ha mai vinto uno scudetto in tutta la sua memorabile carriera. Allo stesso modo, Leonardo Di Caprio pur avendo fin qui ottenuto cinque nomination di fila all’Oscar come miglior attore protagonista si è sempre visto sfilare di mano da un collega e all’ultimo respiro l’ambita statuetta. Questa volta o mai più, sembra essere l’aria che tira intorno all’ex ragazzino prodigio di “Titanic”. In effetti la sua interpretazione nel film “Revenant” è a dir poco di alta classe oltreché resa ancora più sontuosa dalla regia di Iñarritu che l’anno scorso si aggiudicò l’Oscar con quel capolavoro di “Birdman” e che quest’anno potrebbe addirittura bissare il trionfo.

    Intanto la Warner ha già fatto sapere che Di Caprio è in lizza per interpretare un ruolo mai coperto prima in un film sul calcio. Più precisamente sul Leicester, la cui favola ha fatto innamorare i produttori americani, e centrato sulla figura del bomber Vardy. Così, per ruolo cinematografico mai coperto prima, il bel Leo pareggerebbe i conti con Stallone.

    In ogni caso e comunque si risolva questo derby di Los Angeles, alla cui notte magica ci sarà anche il presidente del Napoli De Laurentiis, non sarà davvero semplice decidere tra “l’ex pugile” Stallone e il “cacciatore"  Di Caprio. A meno che, con un gesto di rara giustizia salomonica, la giuria hollywoodiana non decida di premiare il mitico Sly come miglior attore non protagonista e l’ormai maturo Leo come superstar dell’anno. Vinca il migliore? “Speremo de no!”, diceva il paron Nereo Rocco quando allenava il Padova.

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