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  • Stendardo? Petrucci è l'ultimo che può fare la predica all'Atalanta (chiami Favini)

    Stendardo? Petrucci è l'ultimo che può fare la predica all'Atalanta (chiami Favini)

    Ieri a Salerno, Gugliemo Stendardo ha concluso le prove scritte dell'esame di Stato per diventare avvocato. Agli inizi del prossimo giugno ne conoscerà gli esiti: se avrà superato l'ostacolo, in luglio o in settembre dovrà scavalcare l'ultima barriera prevista dalla legge per tagliare un traguardo tanto importante quanto prestigioso. Oggi il difensore riprende ad allenarsi agli ordini di Colantuono, al quale spetta decidere se impiegarlo domenica contro la Juve, dopo una settimana che, comprensibilmente, ha visto il calciatore profondere il massimo sforzo per l'abilitazione professionale che si articola in  prove estremamente complesse e selettive.

    La vicenda di Stendardo ha avuto il merito di riproporre all'attenzione dell'opinione pubblica la fondamentale importanza della cultura e degli studi anche nel calcio professionistico, una disciplina che in serie A registra 5 laureati su 483 tesserati scesi in campo nella serie A attualmente in corso. 

    Sotto questo aspetto, le dichiarazioni del difensore atalantino, rilasciate stamane a L'Eco di Bergamo, sono esemplari: "Ragazzi, studiare fa bene anche a chi gioca al calcio. Mi auguro di essere un esempio per i giovani, perchè capiscano che si possono ottenere risultati importanti nella studio anche facendo il giocatore. Perchè lo studio nella vita è una certezza, mentre il calcio è pur sempre un'incognita. Lo studio, tra l'altro, aiuta anche a tenere allenato il cervello. Io, anche quando sono in ritiro colgo l'occasione per leggere i libri dell'università, perchè mi aiutano a concentrarmi e a tenere alto il livello di attenzione".

    Il comportamento di Stendardo è ammirevole, fa onore a lui, alla sua famiglia che ne ha seguito passo dopo passo il percorso accademico e all'Atalanta che, in estate, Stendardo ha fortemente rivoluto a Bergamo, dopo che il difensore era rientrato alla Lazio per fine prestito. Tanto che Percassi l'ha riscattato a titolo definitivo. 

    Colantuono e Marino hanno chiarito con dovizia di particolari come ci siano stati un problema di tempistica e un difetto di comunicazione fra l'interessato e la società, circa la data degli esami e la sua improcrastinabilità. Queste sono state le ragioni all'origine dell'incidente di percorso con Stendardo, che non si era messo a disposizione del tecnico per la gara di Coppa Italia con la Roma, in quanto impegnato a Salerno. Questi sono i fatti e, conoscendo l'intelligenza e la serietà delle parti in causa, non ci sono dubbi che il caso possa considerarsi chiuso.

    Più che mai aperta, invece, è la strumentalizzazione della vicenda Stendardo che, al solito, ha offerto lo spunto ai professori un tanto al chilo per impartire lezioni di comportamento ad una società, l'Atalanta per la quale il binomio sport e cultura, anzi, cultura e sport, è imprescindibile.

    Invece, in questi giorni ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori, come se l'Atalanta fosse una banda di analfabeti di andata e/o ritorno, pronta a tarpare le ali a Stendardo il cui comportamento di professionista esemplare riscuote consensi unanimi a Bergamo e vessillifera di una campagna contro l'istruzione dei giocatori. 

    E' vero esattamente il contrario. A cominciare dal settore giovanile, diretto da quell'impareggiabile maestro di vita e di calcio che risponde  al nome di Mino Favini. Nel vivaio di Zingonia puoi anche essere un Messi in erba, ma, se non studi con profitto e non sei capace di coniugare la scuola con gli impegni agonistici, vai a casa. 

    Ecco perchè, l'onorevole presidente uscente del Coni, Gianni Petrucci, è l'ultimo che può fare la predica all'Atalanta. Petrucci è lo stesso signore che, nei giorni scorsi, con incurante sprezzo del pudore, ha dichiarato al Corriere dello Sport-Stadio: "Ho messo pace fra Inter e Juve. Conte? Aveva ragione Palazzi. Bisogna rilanciare lo sport a scuola e dare nuova vita ai Giochi della Gioventù". Detto da uno che, da quasi 14 anni è presidente del Coni e che dello sport a scuola e dei Giochi della Gioventù dovrebbe fare la propria ragione di vita, è quantomeno bizzarro.

    Non pago, in calce al caso Stendardo, Petrucci dixit: "Il calcio si prende troppo sul serio, di fronte a una specializzazione come l'esame d'avvocato come si può dire che c'é un contratto? Certo che c'è, ma il buonsenso? Anzi, va fatto un applauso a una persona che oltre la laurea vuole fare il passo successivo molto importante. Faccio appello al presidente Percassi, che ben conosco: siamo seri, siamo sereni. Si può punire un ragazzo solamente perché ha esercitato un suo diritto? Stendardo ha fatto bene".

    Certo che Stendardo ha fatto bene. Ma il capo dello sport italiano, quando ha un attimo di tempo telefoni a Favini e si faccia spiegare un po' di cose sul rapporto fra calcio e cultura in casa nerazzurra.

    Eviti, il capo dello sport italiano, di fare la predica all'Atalanta e di invitarla a essere seria e serena, poichè la società bergamasca lo è già. E molto. A cominciare dal modo in cui ha reagito agli 8, complessivi punti di penalizzazione che le sono stati inflitti per il calcioscommesse, anche se il club non c'entrava nulla con le prodezze del suo ex capitano, ma che sono scattati in base alla responsabilità oggettiva. E' questo, un autentico obbrobrio nella cultura giuridica ordinaria, come lo stesso Stendardo può confermare, che, né il Coni né tantomeno la Figc hanno provveduto a riformare, nonostante anni di solenni promesse.

    Piuttosto, già che ci siamo, con la massima serietà e con la massima serenità, ci spieghi Petrucci come sia possibile che, a 67 anni suonati, in gennaio lascerà la pre sidenza del Coni per ridiventare presidente della Federbasket, pur avendo alle spalle un'invidiabile quanto impressionante carriera dirigenziale, illuminata da 33 medaglie d'oro in 4 Olimpiadi e dal mondiale della Nazionale di calcio, essendo stato per 4 mandati consecutivi presidente del Coni, incarico che ricopre dal gennaio 1999; essendo sindaco di San Felice al Circeo (Latina); essendo candidato unico alla presidenza della Federbasket dopo essere stato segretario della stessa Federbasket dal '77 all'85; presidente della stessa Federbasket dal '92 al '99, segretario generale e commissario straordinario della Federcalcio nel 2000-2001, vicepresidente della Roma nel '91.

    Stendardo ha 31 anni. Da grande farà l'avvocato e lo farà sicuramente benissimo. Ma non si azzardi a pensare di diventare un dirigente dello sport italiano. Non ha l'età.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

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