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  • Studiare il Chievo all'università. Ovvero: perché Malagò è inadeguato a guidare lo sport italiano - Parte II

    Studiare il Chievo all'università. Ovvero: perché Malagò è inadeguato a guidare lo sport italiano - Parte II

    • Pippo Russo
    Il debito del Chievo Verona è grande abbastanza per badare a se stesso. Se Giovanni Malagò fosse il presidente degli Stati Uniti, potrebbe cavarsela con una battuta di spirito alla Ronald Reagan. Purtroppo per lui, e per tutti noi, egli è il capo dello sport italiano nonché commissario della Lega di Serie A. Dunque non può liquidare la faccenda con un tocco di humour, né permettersi un'uscita di desolante superficialità come quella con cui ha suggerito di fare del club guidato dalla famiglia Campedelli un oggetto di studio nelle aule universitarie. Per i ruoli che ricopre avrebbe innanzitutto il dovere d'informarsi, e poi di parlare con cognizione di causa anziché per luoghi comuni. Tanto più che, per informarsi sulla materia, non gli è nemmeno necessario spendere fatica in un lavoro di ricerca o scavo. Basta leggere l'ultimo bilancio d'esercizio del club veronese, quello chiuso alla data del 30 giugno 2017. Un documento accessibile e scaricabile via web a qualsiasi cittadino della repubblica, dietro pagamento di una cifra non esosa. Fra l'altro, l'esimio Malagò quella cifra non esosa può persino evitare di spenderla. Da capo dello sport italiano e commissario di Lega ha facoltà di procurarsi il documento facendo un colpo di telefono a quella Confraternita dei Morti di Sonno che risponde al nome di Covisoc. Certo, poi quel documento andrebbe anche letto. E si tratterebbe di spenderci un'ora buona per districarsi fra colonne e cifre non facilmente decodificabili.

    Sicché noi di Calciomercato.com ci prendiamo la briga di fargliene un sunto, giovandoci anche di un dettagliato articolo pubblicato dal sito Hellastory.net. Quest'ultimo, è vero, è un sito curato da sostenitori dell'Hellas Verona e dunque sarebbe a rischio d'essere accusato di scarsa obiettività nel trattare gli affari del Chievo. Ma è anche un sito critico nei confronti dell'attuale corso dell'Hellas. E perciò ha narrato quasi con stupore il fatto che, anche grazie alle inchieste di Calciomercato.com e di Striscia la Notizia, la situazione del club di Campedelli si sia rivelata molto più drammatica rispetto a quella del club guidato da Setti.

    Il primo dato brutale con cui Malagò dovrebbe fare i conti è, appunto, quello del debito che pesa sul Chievo: 90.378.374 euro. Numeri pesanti, e per di più in crescita rispetto all'esercizio precedente allorché la cifra si attestava su 83.305.256 euro. Si tratta di un debito che può badare a se stesso? Di sicuro c'è che esso vada analizzato nel dettaglio, specie con riferimento alle voci più rilevanti. Anche perché, dall'analisi in dettaglio, emergano indicazioni parecchio severe.
    Una voce rilevante è quella relativa all'indebitamento verso il sistema bancario. Che ha un trend in leggera discesa, ma rimane notevole. Si passa infatti dagli 11.734.679 euro dell'esercizio 2016 ai 10.629.827 dell'esercizio 2017. Discorso identico riguardo alla voce "debiti verso fornitori": in leggerissimo calo: si scende dagli 8.508.808 euro del 2016 agli 8.362.084 euro del 2017. Cresce invece la generica voce "Altri debiti", che riguarda in ampia misura le somme dovute a "altri enti del settore specifico", cioè club calcistici: il passivo s'innalza da 21.865.540 euro a 24.454.864 euro. Ma sono altre due le voci del debito particolarmente significative.

    La prima è quella relativa ai debiti tributari. Che ammontano a una cifra notevolissima: 24.182.178 euro. Un valore in leggero calo rispetto ai 24.537.581 euro del bilancio 2016 ma, sottolinea ancora l'articolo di Hellastory, in rialzo rispetto ai 21 milioni del 2014. Per ovviare a questa massa debitoria il club della famiglia Campedelli, come si legge a pagina 22 della nota integrativa allegata al bilancio, ha concordato un vasto piano per scadenzare il rientro:

    La voce "debiti tributari" è composta da debiti verso l'erario per l'IVA per Euro 1.043.213, per debiti verso l'erario per l'IVA rateizzata entro 12 mesi successivi per Euro 6.392.889 e per Euro 13.547.973 oltre 12 mesi successivi, per le ritenute irpef effettuate sui lavoratori dipendenti pari a Euro 3.015.544, per altre ritenute d'acconto per Euro 41.859 e per il saldo irap pari a Euro 141.000. Nel mese di dicembre 2013 è stato concordato un piano di rateizzazione del debito verso l'erario per IVA anno 2012 pari a rimanenti Euro 1.221.270. Nel mese di aprile 2014 è stato concordato un piano di rateizzazione del debito verso l'erario per IVA anno 2013 pari a rimanenti Euro 2.079.556. Nel mese di aprile 2015 è stato concordato un piano di rateizzazione del debito verso l'erario per IVA anno 2014 pari a rimanenti Euro 3.933.280. Nel mese di aprile 2016 è stato concordato un piano di rateizzazione del debito verso l'erario per l'IVA anno 2015 pari a rimanenti Euro 5.076.573. Nel mese di aprile 2017 è stato concordato un piano di rateizzazione del debito verso l'erario per l'IVA anno 2016 pari a rimanenti Euro 7.630.184.

    E in attesa di sapere se in questo mese di aprile 2018 l'Agenzia delle Entrate concederà all'AC Chievo Verona Srl un ulteriore riscadenzamento del debito, si può dare un'occhiata all'altra voce rilevante: i "debiti verso altri finanziatori". Che sono i denari dovuti a soggetti finanziari esterni al sistema bancario. Si tratta di una voce in spaventoso incremento: dai 10.489.295 euro del 2016 ai 16.035.285 euro del 2017. Circa il 60% in più. Ma chi sarebbero questi "altri finanziatori"? Lo spiega un passaggio a pagina 22 della nota integrativa: si tratta di società di factoring, che hanno fornito al Chievo "anticipazioni di diritti televisivi e campagna trasferimenti calciatori". Dunque il club di Campedelli si è fatto scontare da un istituto privato parte dei denari versati dalle tv. Che, come si legge nel documento di bilancio, per l'esercizio 2017 ammontano a euro 35.195.621. Ma è la voce "campagna trasferimenti" a destare molta curiosità e qualche perplessità. Perché farsi anticipare l'incasso da cessione di diritti pluriennali di calciatori può significare due cose molto diverse. Può essere farsi anticipare dall'istituto finanziario i denari delle rate pluriennali da incassare sulle cessioni già effettuate, e in questo caso nulla di strano. Diverso sarebbe il caso in cui vengano scontati denari su cessioni non ancora effettuate. Perché in tale circostanza si costituirebbe una situazione di pressione sul club affinché ceda i suoi calciatori migliori. Una forma surrettizia di TPO che richiama alla mente la formula adottata da XXIII Capital, di cui Calciomercato.com parlò due anni fa. Sarebbe possibile vedere i contenuti di quell'accordo di factoring? Potrebbe il signor Malagò Giovanni chiedere chiarezza senza dover impegnare sedi accademiche?

    A questa pesante e variegata massa debitoria, il Chievo si appresterebbe a aggiungere un'altra voce. Se n'è parlato nei giorni scorsi, quando la manovra è stata presentata come una mossa innovativa e persino entusiasmante. Il lancio di un bond che servirà a raccogliere 3 milioni da utilizzare per Botagisio (il centro sportivo del club) e legato al rendimento di un calciatore clivense che dovrebbe essere Valter Birsa. L'operazione non è chiarissima nei dettagli, né la piazza borsistica scelta per effettuare la quotazione (Malta) è delle più commendevoli. Ma a destare maggiore attenzione è la società che guida l'operazione. Si tratta di KickOffers, piattaforma specializzata in esperimenti di finanziarizzazione come quella condotta dal Chievo. Dal sito di KickOffers si scopre che fra i partner c'è la società maltese cui toccherebbe guidare l'operazione di collocamento in borsa, Calamatta Cuschieri. Ma gli spunti più interessanti vengono dallo scoprire che siano i due soci fondatori di KickOffers: Filippo Sciorilli Borrelli e Michele Battolla. Merita attenzione soprattutto Sciorilli Borrelli, torinese trapiantato in Svizzera. Figlio di padre italiano e madre olandese, Sciorilli Borrelli ha accumulato esperienze presso la sede londinese di Deloitte (ciò che lo accomuna al socio Battolla) e presso la sezione svizzera di McKinsey. Nel 2014 il suo nome viene menzionato in un lungo articolo di Emiliano Fittipaldi pubblicato dall'Espresso, sul tema delle finanze del Vaticano. In quell'articolo, che parla anche di intrecci maltesi, il giovane Sciorilli Borrelli viene presentato come figlio d'arte. Il padre, Ivo Sciorilli Borrelli, è stato uno dei principali azionisti della Banca Arner, il chiacchierato istituto italo-svizzero che prima di scomparire ha avuto come suo correntista più illustre Silvio Berlusconi. Adesso Sciorilli Borrelli padre e figlio (il primo come presidente, il secondo come special project manager) fanno parte del team di Swiss Merchant Corporation, una società luganese fondata nel 1990 e specializzata "nella consulenza in materia di operazioni societarie di carattere straordinario quali acquisizioni, fusioni, scissioni e trasformazioni, nonché nella ricerca di capitali di rischio presso investitori privati e istituzionali". Toccherà a loro piazzare a Malta i bond di un calciatore del Chievo?

    Si tratta di un interrogativo che il presidente del Coni potrebbe porre a un simposio di accademici, quando finalmente il caso del club veronese approderà nelle aule universitarie. Dopodiché, serenamente, potrà prendere coscienza della propria inadeguatezza e dimettersi. Il calcio, e in generale lo sport, di questo Paese hanno bisogno di una guida meno approssimativa in una fase storica così grave.

    @pippoevai

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