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  • Suso: 'A Miha non piacevo, inspiegabile perché non giocassi. A lungo al Milan'

    Suso: 'A Miha non piacevo, inspiegabile perché non giocassi. A lungo al Milan'

     Si racconta, Suso. L'esterno spagnolo del Milan, uno in più per Sinisa Mihajlovic, uno da non togliere per Vincenzo Montella, si è preso i rossoneri dopo 6 mesi di crescita costante con la maglia del Genoa. L'ex Liverpool parla di sé, del passato e del presente, a Sportweek: "Pochi tifosi al mio arrivo? In quel momento l'ultima cosa che ho guardato è stata quanta gente ci fosse ad aspettarmi. Venivo da mesi di inattività, tra infortunio e mancato utilizzo. Per me contava solo stare bene e allenarmi al massimo".Con Inzaghi alla fine avevo trovato un po' di spazio e credo che se fosse rimasto ne avrei avuto anche di più. Invece arriva Mihajlovic. Lui imposta la squadra col trequartista e io penso che può essere una cosa buona per me: oggi gioco esterno, ma nasco trequartista. Però ero stato fermo praticamente 6 mesi, perciò nei primi giorni di ritiro dico all'allenatore: "Se pensi che qui non avrò occasioni, vado via in prestito perché ho bisogno di giocare per ritrovare la forma. Mi fa: "No, tranquillo, giocheremo col trequartista e ho solo te in quel ruolo". Mi mette in campo contro l'Empoli, in casa. Io ero morto. Non stavo bene. Le gambe non giravano. Mi sentivo come arrugginito. Dopo un'ora mi toglie. Da quel momento non ho più giocato. Mi allenavo bene, forse meglio di adesso, ma non giocavo e non capivo perché. Non pretendevo il posto in tutte le partite, ma lui neanche mi faceva scaldare. Era tutto strano. Una volta il preparatore atletico mi disse: "Ma come fa uno come te a non giocare in questa squadra?". Gli risposi: "Lo chiedi a me?".

    Non arrivò mai un confronto tra il serbo e lo spagnolo: "Non c'è stato alcun confronto. Evidentemente non gli piacevo, punto. E anche adesso che abbiamo incontrato il Torino in Coppa Italia e in campionato nel giro di pochi giorni, ho salutato tutti quelli del suo staff che erano stati qui al Milan, ma Mihajlovic non l'ho visto".

    Poi l'arrivo di Montella, che lo mette al centro del suo progetto: "Le confesso una cosa: fino ad oggi, con lui non ho mai fatto un lungo discorso. Non mi ha mai detto: da te voglio questo e quello. Lui ha spiegato alla squadra la sua idea di gioco: tenere palla e attaccare con coraggio. Vuole che l'azione parta dal portiere. Poi ci mette in campo e osserva gli allenamenti. Lavoriamo sempre con la palla e a Montella non sfugge niente. Alla fine decide. A me piace perchè il suo stile di gioco è il mio: non vuole lanci lunghi, ma che manovriamo la palla. E non ha paura di mettere i giovani".

    La scelta di andare in Inghilterra: "Liverpool al posto del Real? Perché per me la Premier era il massimo. E il Liverpool era allenato da uno spagnolo: Rafa Benitez: una garanzia. Lui andò via uno o due mesi dopo il mio arrivo e fu sostituito da Roy Hodgson. Per me non cambiò granché, era ancora troppo giovane per avanzare pretese. Nel 2012 diventa allenatore Brendan Rodgers. Faccio il ritiro estivo con la squadra negli Stati Uniti, al ritorno mi dice: "Resti con noi e ti giochi un posto". Esordisco alla quinta di campionato con il Manchester United. Entre all'inizio del secondo tempo, perdiamo 1-2 ma dopo aver giocato in 10 quasi tutta la gara. A fine stagione avevo messo insieme 14 presenze". 

    Paragoni importanti e idoli d'infanzia: "Robben o Silva? Vanno bene uguale: sono entrambi grandi giocatori. Il mio idolo da piccolo? Zidane. Guardavo tutte le sue partite e cercavo di imitare le sue giocate. E Ronaldinho, un fenomeno con la palla. Chi mi ha sorpreso al Milan? Paletta. La sua esperienza è un valore aggiunto per Romagnoli". 

    "Se mi sento di legare la mia carriera al Milan? Sì. Ho sempre detto che il mio desiderio era giocare nel Milan. Sono andato al Genoa un anno fa proprio per dimostrare di essere degno del calcio italiano e di questa maglia. E oggi continuo a lavorare per confermare di meritare un posto in questa squadra. Se non avessi fatto il calciatore? Sarebbe stata dura perché a Cadice non c'è lavoro. Però mi sarebbe piaciuto diventare parrucchiere". 

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