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  • Talenti di ferro: Grosso, un nome e una garanzia, per il suo ego incontrastato

    Talenti di ferro: Grosso, un nome e una garanzia, per il suo ego incontrastato

    Passione per il calcio, quando si è disposti a tutto pur di gridare 'Goool!'. Prosegue la rubrica 'Talenti di ferro', una carrellata di giovani campioni destinati presto a far parlare di sè. Per ora i loro volti sono nell'ombra, come nella foto che li ritrae, ma presto imparerete a conoscerli e a tifare per loro.  

    Il quinto si chiama Grosso.

    Un nome, una garanzia. Ma non tanto per le sue dimensioni fisiche, quanto per il suo ego incontrastato e la sua voglia di arrivare al traguardo con ogni mezzo possibile. La storia di Grosso inizia tanti anni fa, quando da bambino primeggiava già in tutte le attività sportive che si svolgevano a scuola. Cosa che lo rendeva anche abbastanza antipatico, visto che nessuno aveva voglia di condividere i propri racconti con una persona che ti faceva sentire una nullità dall'alto della sua arroganza. Il problema più grande di Grosso, però, era la sua famiglia: suo padre aveva un culto per il figlio quasi maniacale, tanto d'aver creato una stanza all'interno della loro casa con tutte le targhe e i trofei conquistati: “Mi raccomando, Grosso, entro cinque anni voglio quella parete piena di vittorie”, gli disse un giorno il padre. E Grosso si mise subito sull'attenti: nel giro di tre anni, riempì la suddetta parete di allori vari, iniziando anche a popolare quella di fianco.

    Il suo sport preferito, ovviamente, era il calcio. Voleva primeggiare in tutte le situazioni, arrivando al punto addirittura di giocare a centrocampo, come ala, come portiere e come attaccante, spesso anche contemporaneamente! Vanitoso quanto basta, presuntuoso a più non posso, venne espulso dalla scuola quando, durante una gara dei campionati nazionali, venne beccato mentre spintonava a terra un avversario che lo stava ostacolando nella vittoria: “E' scivolato”, disse. Ma il preside della scuola, di fronte a decine di testimoni, non poté che mandarlo via. Piccola curiosità: il già citato preside era proprio il padre di Grosso...

    Presuntuoso, meschino, egoista,  rancoroso sono solo alcuni degli aggettivi che i suoi avversari sul campo da calcio ma anche i suoi compagni di squadra hanno utilizzato per descriverlo: “Non sopporta le sconfitte ed è disposto a commettere qualsiasi scorrettezza pur di ottenere ciò che vuole”, disse un giorno un suo allenatore, che il giorno dopo ovviamente si licenziò. Grosso non è un buon esempio di calciatore da seguire, ma ha un talento come non pochi. Se avesse avuto un comportamento più comprensivo e meno arrogante, forse, avrebbe anche potuto conquistare più trofei ma soprattutto il cuore di qualche donzella, visto che questo rimane ancora un punto debole di Grosso: non ha una fidanzata, cosa che lo rende molto, molto triste.

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