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  • Talk Juve. Galderisi a CM: Juve 1° amore, l'elicottero di Berlusconi e il Verona '85

    Talk Juve. Galderisi a CM: Juve 1° amore, l'elicottero di Berlusconi e il Verona '85

    • Gianluca Minchiotti

    Giuseppe Galderisi, classe 1963, ex centravanti e attuale allenatore, ha giocato nella Juventus, nel Milan e in quel Verona campione d'Italia del 1985 che a inizio settimana Antonio Conte ha paragonato alla Juventus 2011-12 (in caso di conquista dello scudetto da parte dei bianconeri). Galderisi, che i tifosi della Juve chiamavano Nanu o GOLderisi, attualmente allena la Triestina, in Lega Pro: ed è proprio al Nereo Rocco di Trieste che domenica la Juventus si giocherà una bella fetta di scudetto, contro il Cagliari... L'ex attaccante parla a Calciomercato.com della sfida scudetto, della Juve, del Milan, del Verona e del caso Rossi-Ljajic. 

     
    Antonio Conte ha detto che se la sua Juventus dovesse vincere lo scudetto, sarebbe un successo paragonabile a quello del Verona del 1985. Lei, che era il centravanti di quella squadra, cosa ne pensa?
    "Conte voleva dare il giusto risalto alla stagione della Juventus, che alla vigilia non era tra le favorite per lo scudetto. Ma il 'miracolo' non ha a che fare con una squadra che si chiama Juventus, ha a che fare con squadre tipo Verona o Atalanta o altre squadre di provincia. Del mio Verona ricordo qualcosa di impossibile, ricordo una squadra costruita anno dopo anno da Osvaldo Bagnoli con gli 'scarti' delle big, una squadra che partiva per salvarsi e che nel 1985 invece vinse il titolo, contro squadre che schieravano i migliori calciatori del mondo, da Platini a Maradona, da Rummenigge a Zico. Capisco il senso delle parole di Conte e lo condivido anche, ma il paragone con il Verona è stato un po' esagerato".
     
    Intanto, per lo scudetto è lotta testa a testa fra Juve e Milan. Con la maglia bianconera, lei fu tra i protagonisti del duello scudetto del 1982 fra Juventus e Fiorentina. Anche lì punto a punto fino alla fine. In questi casi, quali elementi fanno la differenza?
    "La testa è fondamentale. Sul piano della preparazione fisica, in questo momento non puoi fare più niente: se hai lavorato bene prima, adesso raccogli, ma non puoi aggiungere altro. E' sulla fiducia e sulle motivazioni, invece, che bisogna lavorare. Ad esempio, quando il Milan l'altra sera ha visto che la Juve aveva subito il pareggio del Lecce, la squadra rossonera si è rianimata e, negli ultimi minuti del match con l'Atalanta, ha corso più che in tutto il resto della partita. Crederci, in questi frangenti, è fondamentale".
     
    Il pareggio con il Lecce che conseguenze può avere sulla Juve dal punto di vista psicologico?
    "Per come è arrivato, su un errore di Buffon, uno dei più grandi portieri della storia del calcio, questo pareggio può costituire paradossalmente una grande carica per i bianconeri, che non potranno piangersi addosso e che vorranno immediatamente rifarsi, anche per 'vendicare' l'errore del loro numero uno".
     
    E quindi cosa dobbiamo aspettarci dagli ultimi 180 minuti di campionato? 
    "Il Milan ora ha il derby, che è sempre una partita delicata, mentre la Juve ormai si è giocata il jolly e ora non può più sbagliare. I rossoneri hanno fatto bene fino a un mese fa, ma la Juve secondo me ha disputato una stagione più importante. Non ha mai perso, ha un grande spirito di squadra ed è più completa. Il Milan ha pagato anche i tanti infortuni e l'impegno parallelo della Champions...".
     
    Lei per chi tifa? 
    "Sono sempre stato juventino, sono cresciuto nel settore giovanile bianconero...".
     
    E al Milan segnò anche una fantastica tripletta...
    "Il 14 febbraio 1982, data indimenticabile, il mio San Valentino con la Juventus. Auguro a tutti gli appassionati di calcio di poter vivere un giorno così: arrivavo dalla Primavera della Juve e segnai tre gol al Milan in Serie A, vincemmo 3-2. Una partita indimenticabile e importante anche per tutto il resto della mia carriera".
     
    Carriera che, dopo Juventus e Verona, la vide protagonista proprio con la maglia del Milan...
    "Fui uno dei cinque colpi di mercato del primo Milan di Berlusconi, nel 1986. Venimmo giù con gli elicotteri. Si vedeva da subito che Berlusconi aveva le idee chiare su quello che avrebbe fatto nel mondo del calcio. Del Milan ho un bellissimo ricordo, è vero quando si dice che quella rossonera è una grande famiglia. Viene data molta importanza all'aspetto umano e anche chi gioca meno viene fatto sentire importante".
     
    A parte il duello scudetto, in queste ore a tenere banco è il caso Delio Rossi-Ljajic. Da ex calciatore e da allenatore, che idea si è fatto?
    "Rossi ha sbagliato e non è stato un bell'esempio, su questo non c'è dubbio. Detto questo, però, attenzione ai falsi moralismi. Da ex giocatore e ora da allenatore posso dire che una volta un calciatore mai si sarebbe permesso di rivolgersi con certi termini e con certi atteggiamenti al proprio allenatore. E chi assume certi comportamenti spesso non è un campione, ma è solo uno che pensa di essere un campione ma in realtà non lo è. Quindi, da allenatore, posso dire che questo episodio rappresenta, in modo esagerato e paradossale, il rapporto attuale fra l'allenatore e un certo tipo di giocatore. E' la dimostrazione che i tempi sono cambiati. Ripeto, Rossi, che stimo molto e che è una grande persona, ha sbagliato a reagire in quel modo, perché dalla ragione è passato dalla parte del torto, ma in un certo senso posso anche dire che, fra virgolette, sia diventato l'idolo di tutti quegli allenatori che fanno onestamente il loro lavoro e finiscono per essere insultati da ragazzini ricchi e viziati".  

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