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  • Tecce (Il Fatto Quotidiano): cosa hanno in comune Tavecchio, Moggi e Carraro

    Tecce (Il Fatto Quotidiano): cosa hanno in comune Tavecchio, Moggi e Carraro


    Carlo Tavecchio non si ritira, non s’arrende a un micidiale uno-due tra razzismo (Optì Pobà mangia banane) e maschilismo (le donne handicappate), convinto di poter guidare il calcio italiano. 

    Ci vogliono ancora dieci giorni di resistenza, poi ci sarà la votazione per la Figc. Tavecchio non s’arrende neanche a due tifosi non proprio comodi, se non scomodi: Luciano Moggi, dirigente radiato e condannato a 2 anni e 4 mesi in Appello (processo di Napoli) e Franco Carraro, oggi senatore di Forza Italia, ex presidente Figc che mollò la poltrona appena furono svelate le trame di Calciopoli. Moggi fa l’opinionista e sostiene Tavecchio. 

    Carraro fa il politico: è molto riservato, ma per il brianzolo Carlo s’è speso sui giornali e in televisione. Cos’è che unisce la coppia Moggi-Carraro al candidato (favorito) per la Figc? 

    Premessa: questi rapporti non hanno mai avuto rilevanza per la giustizia ordinaria e sportiva.

    Luciano: “Col ***** che mi hai cercato” . Per ricostruire questi incroci vanno riletti i documenti di un’inchiesta sportiva e giudiziaria che un po’ ha smantellato il vecchio calcio e un po’ l’ha salvato.

    Il 26 dicembre 2006, ore 13.06, un martedì in mezzo a un periodo festivo, il potente 
    presidente di una potente Lega Nazionale Dilettanti – 700.000 partite a stagione, 1,5 miliardi di fatturato – riceve una telefonata. 

    Tavecchio dice soltanto “pronto”, annotano i carabinieri di Roma. E l’interlocutore scherza: “Indovina chi è? Vediamo un po’ se indovini?”. Tavecchio ridacchia, appuntano sempre gli inquirenti, intuisce che quella voce nasale non può essere che quella di Luciano Moggi, all’epoca già ex diesse della Juventus (si dimise a maggio) e già sospeso da incarichi sportivi per 5 anni e con un’incombente proposta di radiazione che verrà ratificata nel 2011. 

    Luciano rimprovera l’amico Carlo perché non gli è stato vicino mentre veniva cacciato a suon di sentenze dal pallone italiano: “In tutte queste disgrazie manco per il ***** ti sei fatto sentire”. 

    Tavecchio non interrompe la chiamata: “Eh guarda io sono stato a vedere senza fare riflessioni, perché il mondo è difficile, è un mondo brutto questo”. 

    Senza fare troppe chiacchiere, Moggi lo convoca per un incontro: “Io avrei bisogno di vederti in questo mondo brutto!”. E Tavecchio, nonostante sia assalito da un pessimismo cosmico, rispetta l’ordine: “Quando vuoi”.

    I due s’accordano per un appuntamento a Milano, in un albergo, il giovedì seguente, 28 dicembre. La mattina di quel giovedì, Moggi comunica l’impegno in agenda con Tavecchio anche a uno dei pezzi della triade bianconera, Antonio Giraudo, ex direttore generale della Juventus, radiato sempre nel 2011. 

    Il 6 marzo 2007, a meno di un mese dal plebiscito per Giancarlo Abete in Figc dopo l’anno dei commissari Guido Rossi e Luca Pancalli, i carabinieri registrano un secondo contatto tra Tavecchio e Moggi. 

    L’ex juventino vuole organizzare, e di fretta, un nuovo colloquio con il brianzolo dei Dilettanti, che poi sarà nominato vice di Abete. Solito giochino: “Indovina chi sono?”. 

    Tavecchio, arguto: “Capisco solo la voce io!”. E aggiunge: “Io so… Gli amici e le persone che si conoscono, si capiscono da questo, ricordatelo!”. 

    Non c’è la necessità di essere nostalgici, perché Moggi gli chiede subito: “Bravo! Domani ho bisogno di vederti a Milano”. 

    Stavolta, Tavecchio non può essere efficiente perché, da buon interista, si trova a Valencia per una partita dei nerazzurri. Moggi comprende: “Facciamo lunedì della prossima settimana, non ti preoccupare”.

    Ma per illustrare l’intreccio Tavecchio-Carraro-Moggi va citata una telefonata del 26 dicembre 2006 tra lo stesso Lucianone e William Punghellini, allora capo del comitato interregionale (la serie D, provincia dell’impero Dilettanti cioè di Tavecchio), che due anni più tardi verrà squalificato per sei mesi e deciderà di lasciare spontaneamente la Federazione. 

    In quei giorni, Punghellini contesta le modifiche allo statuto federale; prima accenna al ruolo di Carraro e poi si confida: “Adesso cercano in mille maniere, in sintonia con Gianni Petrucci (Coni, ndr) e Tavecchio di zittire me”. 

    Moggi ha voglia di sfogare la propria delusione: “È incredibile, guarda. Io che ci fosse Carraro non avevo mai avuto dubbi, infatti vedi s’è fatto togliere la squalifica. (…) Da Sandulli”. Punghellini annuisce. 

    Il professor Pietro Sandulli ha presieduto il collegio giudicante della Figc, organo di secondo grado, composto anche da Salvatore Catalano, Silvio Traversa, Mario Sanino, Mario Serio, che ha eliminato l’inibizione a 4 anni e 6 mesi inflitta a Carraro in primo grado. 

    Moggi insinua che la riabilitazione di Carraro sia stata studiata bene. Punghellini argomenta e menziona Tavecchio: “Mi fa specie, però”, commenta Moggi. Punghellini non si trattiene più, e racconta: “(Tavecchio) È abituato a giocare su tre tavoli… di cotte e di crude. Per esempio ci ha messo del suo per cercare addirittura di aumentare la pena su Innocenzo (Mazzini, vicepresidente Figc, ndr). Perché tieni conto che Catalano… tutta questa gente qui … è il suo avvocato”. 

    Moggi domanda: “L’avvocato di Tavecchio?”. E Punghellini spiega: “Sì! Nel periodo in cui c’era la Caf (la Corte Federale per l’appello, ndr) le settimane precedenti Catalano è più il tempo che ha passato nell’ufficio di Tavecchio che coso, poi addirittura sono andati da Carraro. Addirittura gli ha telefonato Gianni Letta! Per salvare Carraro naturalmente!”. 

    Moggi: “A chi hanno telefonato, a Catalano?”. Punghellini precisa “a Catalano e a Tavecchio” e poi rilancia: “Adesso ti raccomando il presidente dell’arbitrato del Coni. Sai anche questo è un amico di Tavecchio. Sono andati fuori a cena tremila volte. Hanno parlato e riparlato”. 

    L’interrogatorio e gli sconti all’ex capo della Figc. Il 13 dicembre 2007, Punghellini viene interrogato dal pm Giuseppe Narducci a Napoli, dove si svolge il processo a Calciopoli. 

    Il capo della serie D viene interpellato anche per le rivelazioni offerte a Moggi sulle presunte interferenze per attenuare la posizione di Carraro: “In effetti – mette a verbale Punghellini – ho ricevuto confidenze da parte di Tavecchio. Devo innanzitutto precisare che Tavecchio è sempre stato una delle persone più legate a Carraro all’interno della Federazione e che di questa rete di rapporti facenti capo a Carraro faceva parte certamente Gallavotti dell’ufficio giuridico. Dopo la vicenda di Calciopoli, ritengo che Tavecchio rimanesse il più solido punto di riferimento per Carraro”. 

    Punghellini non smentisce: “È stato Tavecchio a riferirmi che lui si stava adoperando perché riteneva che Carraro fosse estraneo agli addebiti che gli erano stati contestati e per i quali era stato riconosciuto responsabile con la sentenza di primo grado. Fu lui a dirmi che Gallavotti era andato da lui e da questo io ho desunto che Tavecchio, come riferisco a Moggi, si era mosso attraverso Gallavotti”. 

    Punghellini rammenta le lamentele di Carraro a Tavecchio per il contenuto della sentenza di secondo grado (gli lasciarono una multa e una diffida) e conferma pure l’attivismo del candidato alla Figc: “È vero che Catalano è l’avvocato personale di Tavecchio ed è sempre stato Tavecchio a confidarmi che, nelle settimane precedenti la decisione del Caf (l’appello, ndr), Catalano aveva trascorso molto tempo nel suo ufficio e poi insieme erano andati da Carraro. 

    È sempre stato Tavecchio a confidarmi di aver ricevuto una telefonata da Gianni Letta, il quale aveva chiesto a Tavecchio se la decisione di primo grado per Carraro era da ritenersi ormai definitiva ovvero se vi erano speranze di una possibile assoluzione. 

    Tavecchio mi disse che lui, per parte sua, aveva risposto a Letta che riteneva Carraro estraneo ai fatti. (…). Nella telefonata con Moggi non sono stato preciso perché la verità è che fu sempre Tavecchio a dirmi che aveva telefonato a Catalano per informarlo che Letta chiedeva notizie sulla sorte giudiziaria di Franco Carraro”. 

    Carraro, 75 anni, è stato nel comitato esecutivo dell’Uefa fino al 2009, dall’82 fa parte del Comitato olimpico internazionale, dal 2011-2012 ha presieduto la Federazione degli sport invernali, nel 2013 è stato confermato al vertice dell’Accademia Nazionale Olimpica, da un anno è responsabile per lo sport di Forza Italia. 

    Moggi, 77 anni, scrive su Libero, ha elogiato l’amico Carlo che, quattro anni fa, disse che il ritorno di Lucianone nel calcio era legittimo. 

    Tavecchio, 71 anni, per 19 è stato sindaco di Ponte Lambro, dal 1999 è presidente della Lega Nazionale Dilettanti, dal 2007 è vicepresidente vicario della Figc.

    Quest’uomo è il più adatto a guidare il calcio italiano?

    Carlo Tecce, giornalista del Fatto Quotidiano
    Articolo pubblicato sul sito www.mentiinformatiche.com
     

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