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Timossi: i segreti di Mancini

Timossi: i segreti di Mancini

Icardi e le spine. Per capire cosa davvero funziona all’Inter si possono fare due tiri (sigaretta e sigaro) con Dejan Stankovic,  una sera di dicembre, pochi istanti dopo che il dirigente interista ha brillantemente superato la prova Domenica Sportiva. E più che da una risposta l’ex campione  serbo parte con una domanda, due punti interrogativi con in mezzo pure un punto esclamativo, roba che in un articolo non andrebbe mai scritta. “Tre ore?!?”. Boccata, sorriso, ripartenza. “Mi sarebbe piaciuto parlare della rotazione, perché c’è anche questo dietro il grande lavoro che sta facendo il Mancio”. Però quell’”anche”, spacciato con un sorriso, vuol significare altro. Cioè: Roberto Mancini sta facendo un lavoro straordinario, soprattutto grazie alla rotazione che mette in campo ogni domenica. Questa è la novità, questo il segreto. Un conto è cambiare due o tre uomini a partita. Altra storia è cambiare otto undicesimi della squadra, farlo magari non sempre, ma spesso. E soprattutto farlo sorprendendo tutti”. Per scelta. Non per necessità. “Quando dico tutti intendo tutti: non me, questo è certo. Io faccio il team manager, al Mancio la squadra non la devo chiedere. Infatti non gli chiedo nulla. Lui sa benissimo quando deve dirmi qualcosa, non c’entra solo l’amicizia, magari dipende dal fatto che siamo entrambi nel calcio da tanti anni. Quando dico tutti intendo anche i giocatori”.

Già, riavvolgete il nastro. Domanda: Mancini annuncia al gruppo la squadra titolare tre ore prime del match?  “Tre ore?!? Ma no, di solito lo fa pochi minuti prima di arrivare allo stadio, prima di scendere negli spogliatoi. Certo, i giocatori avvertono quello che succede durante la settimana, le prove tattiche, gli schemi. Però solo il Mancio ha la certezza di chi davvero farà parte dell’undici titolare”.

Stressante? Boccata, risata: “Perfetto, altro che stressante.  Abbiamo una rosa ampia, non abbiamo impegni  europei, è fondamentale che tutti i giocatori si impegnino per dare il massimo, ogni partita, ogni allenamento. C’è dell’altro”. Prego: ”Mettetevi nei panni dell’allenatore che deve affrontare l’Inter. Quali contromisure potrà prendere se poi cambiano otto undicesimi dei tuoi avversari? Non ci sono contromosse, non ci sono “osservatori” mandati a spiare un nostro allenamento che possano fare davvero il loro lavoro. Neppure se decidessero di riprendere tutto volando in elicottero sulla Pinetina”.

Vero, ma insistiamo: dopo un’esclusione certe occhiate di Icardi, certe facce tristi di Guarin, sembrano rivelare un po’ di stress? “Icardi sa quanto è importante per l’Inter, lo sa anche Guarin, tutti sanno di essere davvero importanti. Qui sta il bello”.  E se qualcuno protesta? “Non protesta nessuno. Ah, come ho già detto in studio Icardi resterà con noi a lungo, non ha senso pensare che a gennaio posso essere ceduto”. Sarà, ma l’ipotesi c’è. “Balle”. E quelle occhiate? “Tutti vogliono giocare, chi come noi ha giocato lo sa. Nessuno protesta. Con una rosa così competitiva sai che se non rispetti le regole puoi essere “schiaffato” in panchina. Una, due, tre partite. Chiaro?”. C’è voluto un Charuto, ma è tutto chiarissimo.

Giampiero Timossi

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