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    Timossi: Roma, non ridateci Totti. Ma...

    Non ridateci Totti, ma non toglieteci un simbolo. Si può fare, ma non sarà una cosa semplice. La questione è tornata d'attualità nelle ultime ore: la Roma vince, convince, corre, batte la Juve. E mentre tutto questo accade il simbolo resta sempre in panchina. Di più: la sua esclusione non sembra argomento di discussione, non accende, non divide, al massimo fa riflettere. 

    Poi all'improvviso la novità: ecco l'infortunio di Pjanic e per Garcia sembra arrivato il momento di cambiare modulo, pensando anche al 4-3-1-2, quello che ai tempi di Fabio Capello vide Totti trequartista. Può essere una soluzione d'emergenza e anche un'idea. Ma è anche l'unica idea ragionevolmente accettabile. Totti titolare, non può essere una argomento sempre all'ordine del giorno. Non può più esserlo. Non se la Roma vuole tornare a vincere. Non per un atleta che il 27 settembre compirà 39 anni. 

    Quest'anno i giallorossi sono attrezzati. Sulla carta i più attrezzati. La vittoria alla seconda giornata , contro i campioni d'Italia, suggerisce parecchi spunti, crea il solito entusiasmo nei tifosi, ma anche un motivato ottimismo in chi osserva il campionato.  L'arrivo di Dzeko e Digne garantiscono (finalmente) due soluzioni di livello, una al centro dell'attacco e l'altra sulla fascia sinistra della difesa. La rosa è completa, la gara contro la Juventus ha dimostrato che adesso la Roma sa soffrire e centrare alla fine l'obiettivo. Qualcosa in più, anche rispetto al sorprendente esordio di due stagioni fa. Allora la partenza sparata sembrò trasformarsi in un boomerang: convincersi che le difficoltà non arriveranno mai ti trova impreparato non appena le difficoltà arrivano. 

    Ora è diverso? Non lo so, anche dodici mesi fa il “Charuto“ puntava sulla vittoria della Roma. Però alla fine lo scudetto lo ha vinto chi ha meritato davvero il successo finale, la squadra di Allegri. Magari stavolta finirà allo stesso modo, ma resto convinto che la Juve abbia perso troppi elementi di peso (Tevez-Vidal-Pirlo), che  l'Inter abbia cambiato troppo e che solo la Roma abbia cambiato il giusto.

    Alcuni simpatici amici di Testaccio (quartiere a forte densità romanista) hanno ragione: stavolta solo la squadra di Garcia può perdere lo scudetto. Poi però anche loro, visceralmente romanisti, sembrano pronti a ripetere due errori fatali.  Il primo è pensare già ora  a quanto sarebbero incredibili i festeggiamenti nel quartiere. Errore veniale, comunque perdonabile, probabilmente ineluttabile ed è anche questo che rende unici i testaccini. 

    Secondo errore: iniziare a discutere delle panchine di Totti, arrovellarsi nell'attesa di sapere se partirà titolare contro il Frosinone e magari pure contro il Barça. Tutto già visto. Via, sostenere che il capitano possa fare il regista  sulla trequarti può avere un senso. Credere che possa sostituire Dzeko appare inutilmente autolesionista. Eppure c'è chi lo dice, lo scrive e prima naturalmente lo pensa. 

    C'è un motivo e credo di averlo afferrato negli ultimi mesi passati a Roma. La città è in difficoltà, molto più del solito, travolta dall'inchiesta Mafia Capitale e da mille altri problemi quotidiani. Difficoltà che neppure due “sindaci” (Marino più Gabrielli, prefetto plenipotenziario) e due Papi riescono a risolvere. Roma cerca immagini nuove per cancellare quello che all'improvviso è diventato il più sgradevole spot della città eterna, il funerale Casamonica e tutte le sacrosante polemiche che lo hanno seguito. Roma aspetta il Giubileo, sogna un'altra olimpiade, ma intanto si aggrappa a Totti. Bene, può farlo, è anche bellissimo, almeno per i romanisti. Esagerato? No, purtroppo, il calcio ha un'importanza incredibile, anche nell'Italia di oggi. Totti resta un simbolo, magari non per me, ma questo certo non fa la differenza. Resta anche un campione, che ha vinto tantissimo e che adesso merita di fare la riserva a Dzeko. Il contratto di Totti scade a giugno, difficilmente ne firmerà un altro, forse per lui ne hanno già preparato uno da dirigente. Magari farà il sindaco di Roma. Lo voterebbe anche qualche laziale. E potrebbe fare meno peggio rispetto a un paio di predecessori. 

    Giampiero Timossi

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