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  • O Charuto do Timossi: Tavecchio, Italia-Albania giocala a casa tua
O Charuto do Timossi: Tavecchio, Italia-Albania giocala a casa tua

O Charuto do Timossi: Tavecchio, Italia-Albania giocala a casa tua

  • Giampiero Timossi

Ragazzi, ma Tavecchio chi?  Loro, i miei soliti amici, quelli che mi raccontano in giro per il mondo le segrete cose della Nazionale, quelli che conoscono il clan azzurro molto meglio di me, hanno provato a spiegarmelo: “Guarda che l’hai visto anche tu, sono anni che spunta un po’ ovunque,  tipo un fungo dopo l’acquazzone”. Max, Enrico e Roberto insistono da settimane, ma io giuro solennemente: questo signor Tavecchio davvero non me lo ricordo, non rammento di averlo mai incontrato.

E anche adesso, che guida (con l’aiuto di navigatori come i presidenti Lotito, Preziosi e via discorrendo) la grande industria del calcio italiano, io continuo a confonderlo con mister Arrigo. No, non Arrigo Sacchi, ma il signor Arrigo, un simpatico romagnolo che aggiustava le tv e che nell’autunno del 1978 decretò  la morte del vecchio bianco e nero di famiglia. Era un magnifico televisore quattro o otto pollici capace di farmi scoprire “I Federali” e più tardi le notti del Mondiale in Argentina.

Torno su Tavecchio per ribadire un paio di cose. Per esempio credevo (speravo) fosse impossibile  che uno così riuscisse a spuntarla su Demetrio Albertini, uno con il quale ho avuto modo di discutere animatamente anche sull’aereo che riportava la sciagurata Italia di Prandelli da Rio a Milano. L’ho apprezzato anche in quell’occasione, in quella discussione: Albertini difendeva il lavoro di squadra, anche se da un pezzo voleva dare le dimissioni, anche se non sarebbe tornato in campo se non per tentare di ostacolare l’irresistibile ascese del Tavecchio-bureau. Tentativo fallito.

Ora, per capire anche dai dettagli cosa divida perdenti e vincenti del calcio italiano, basta ricordare che l’ex calciatore Albertini sta percorrendo il cammino di Santiago di Compostela. Mentre il presidente Tavecchio sta continuando a sparare cazzate. Ha detto che a Genova si dovrebbe giocare l’amichevole tra Italia e Albania e i soldi di quell’amichevole dovrebbero andare in beneficenza ai genovesi colpiti dalla seconda micidiale alluvione nel giro di tre anni. Noi genovesi, più o meno tutti, credo a eccezione del simpatico assessore allo Sport della Regione, gli abbiamo detto che Marassi (quello dello stadio) è un quartiere in ginocchio, che poteva andare a farsela da un’altra parte la sua partita e semmai devolverne l’intero (ripeto intero) incasso ai genovesi colpiti dall’alluvione.

Ora come se non bastasse succede che a poche ore dalla proposta si gioca Serbia-Albania, che lo stadio  di Belgrado diventa un teatro di guerra in nome della Grande Albania e della Grande Serbia e che a muovere un po’ di truppe ci pensa Ivan Bogdanov. Esatto, lo stesso delinquente serbo che il 12 ottobre 2010 cavalcava la rete  di recinzione del prato di Marassi, brandendo un paio di cesoie da siepe. Quella fu un’altra geniale amichevole creata allo scopo ti avvicinare la Nazionale ai genovesi. Un’altra idea del predecessore di Tavecchio, Abete: beh a noi le sue interminabili dichiarazioni mettevano allegria, ma al confronto del suo successore era un fuoriclasse.  

Quindi due cose sono certe: Italia-Albania a Genova non si deve giocare. Lo abbiamo già scritto, ma è giusto ribadirlo. Come è giusto sciogliere il dubbio: Tavecchio ci è o ci fa? Purtroppo ci fa il presidente della Federcalcio, questo è sicuro. Ignaro che portare Italia- Albania a Genova non solo sia inutile, ma perfino offensivo e forse pure pericoloso. Nel suo delirio di onnipotenza il presidentino pare abbia pure detta che la Nazionale non metterà più piede allo Juventus Stadium fino a quando la Juventus non rinuncerà a chiedere gli scudetti che le sono stati tolti con la sentenza di Calciopoli. Le sentenze vanno rispettate, ma penso che la Juventus ha diritto di chiedere quel che le pare e che il modo inventato da Tavecchio e compagnia è semplicemente ridicolo. Perché anche la Figc sa che non lo attuerà mai.

Potrebbe sembrare un ricatto e infatti ne ha tutte le caratteristiche, ma è semplicemente una pagliacciata, alla quale la dirigenza della Juve saprà facilmente sottarsi. Come si è già sottratta alle parole di De Sanctis. Così vanno le cose e per chiudere leggo anche che a Tavecchio vorrebbero dare l’Ambrogino d’Oro, su proposta della Lega Nord. Credo che i leghisti siano affascinati dalle battute sui “mangiabanane” del nostro eroe. Peccato, una volta la Lega faceva anche battaglie che a certi potevano sembrare serie: tipo quella sulla burocrazia,  contro il potere del bureau, gli stessi uffici dove quelli come Tavecchio crescono come fungi. “Ora ti ricordi chi diavolo è?”. Giuro che faccia fatica, datemi ancora un aiutino: il nome di battesimo? 
 


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