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  • Timossi: W Calabria, il milanista che sa ancora come si arrossisce
Timossi: W Calabria, il milanista che sa ancora come si arrossisce

Timossi: W Calabria, il milanista che sa ancora come si arrossisce

In un mondo che non arrossisce più, lui c'è ed è già una buona cosa. Si chiama Davide Calabria, ha 18 anni, ne compirà 19 il 6 dicembre. Fa il terzino nel Milan, non solo per professione, ma probabilmente anche per abnegazione, applicazione e dunque passione. Domenica ha fatto un regalo a papà, nel giorno del compleanno del babbo è  sceso in campo all'improvviso. Tutto è successo perché per un po' Abate ha stretto i denti, poi però non ce l'ha più fatta e allora è toccato a lui, Calabria. Non sono servite troppe parole, Mihajlovic non aveva molte cose da consigliare al ragazzo: “Vai e gioca, sulla destra". 

Non c'era altro da aggiungere. Lui lo ha fatto, ha dato un paio di indicazione ai compagni della difesa e si è messo a correre. Perché dentro questa  storie non bisogna sprecare  parole. In verità come scriveva il polacco Ryszard Kapuściński, giornalista e scrittore e maestro, meno parole si sprecano, meglio è. Davide Calabria ha già ricevuto migliaia di attestati di stima, pubblici, molti dei quali motivati da una solida conoscenza. La sua impeccabile prova contro il Palermo è stata sottolineato da Brocchi, allenatore della Primavera rossonera, come pure da Pippo Inzaghi. L'ex allenatore del Milan lo aveva già fatto esordire in serie A, sprazzi di un'insipida gara di fine campionato, stagione scorsa, contro l'Atalanta. Di più, aveva deciso di puntare forte sul neo diciottenne. Inzaghi  aveva fatto così già nel gennaio 2015, quando i soldi arrivati dall'estero con mister B ancora non si erano visto e il mercato del Diavolo era povero, tutto alchimie e richieste citofonate. Già allora Inzaghi lanciò nella mischia il nome di Calabria. 

Ora, mettendo in fila già questi indizi, la storia poteva andare subito in corto circuito. Invece no, Calabria ha resistito, è rimasto in silenzio, ha lasciato che si spegnessero i riflettori, ha continuato a giocare (che è sempre meglio che lavorare) e alla fine si è fatto trovare pronto. Anzi, prontissimo. Ha giocato la sua prima gara da titolare a Udine mostrando la solita personalità e ha fatto un'altra volta quello che fa un buon giocatore. Poi, a questo punto della storia, è saltato fuori anche il temibile paragone con l'icona Paolo Maldini che fece il suo esordio in rossonero a Udine, giocando sulla fascia destra.  Ecco, di parole ne sono già state usate parecchie e comunque anche Calabria avrà un cassetto ed è probabile che dentro ci tenga un paio di desideri ancora da esaudire: primo, continuare a giocare così; secondo, non fare e non ascoltare le chiacchiere. Così, verso la fine di questa brevissima storia, non resta che sfiorare il tema caldo, quello che negli ultimi giorni ha alimentato molte pagine, tra carte e siti web. 

Domanda: a quale milanista del passato può essere paragonato Calabria? La risposta migliore è quella che dava sempre Gianni Brera e che ho riascoltato qualche settimana fa alla Domenica Sportiva, con un bel bianco e nero ritrovato nelle bacheche Rai. Sosteneva Brera che ogni paragone è difficile, di fatto impossibile, anche tra atleti della stessa generazione, come Platini e Falcao. Diventerebbe dunque impossibile paragonare il gioco di Calabria con quello di affermati campioni del passato milanista.  Come sostenere che il ragazzo ha dimostrato subito la sicurezza di Panucci, l'eleganza anche verbale di Costacurta, il passo leggero di Maldini. Però certe sfumature, alcuni dettagli, possono servire a fare un primo ritratto di un ragazzo di 18 anni. Così almeno credo. Noto, per esempio, che Calabria ha i capelli ricci e se li fa tagliare senza troppe fantasia come fa e faceva Roberto Donadoni. Dunque non la cresta come altri suoi compagni di squadra, cresciuti pure loro a Brescia. Credo che questo significhi qualcosa,  non sarà certo tutto, ma un piccolo indizio sì. E poi la storia di babbo Calabria mi fa pensare al rapporto che aveva Giovanni Trapattoni con suo papà. Penso allora che anche storie così siano di buon auspicio per la carriera di un calciatore. Nel Milan e poi ovunque, come è successo al meraviglioso Trap. 

Poi penso un'ultima cosa. Ero negli studi di Sabato Sprint quando il difensore si è presentato ai microfoni dopo l'anticipo tra 'Milan e Palermo. Potevo fargli una domanda. L'ho fatto. Potevo evitare di fare i complimenti a Calabria, di solito evito inutili giri di parole, credo interessino poco a chi legge, guarda o ascolta. Beh, questa volta ho cambiato idea: “Complimenti Calabria, per me lei è stato il migliore in campo, si fidi”. Meglio pure di Gol-Bacca-gol. Davide si è sistemato l'auricolare, ha ringraziato ed è arrossito in volto. Ora poteva permetterselo, in campo no. Ci penso da sabato scorso, ma non ho trovato nessun paragone: erano almeno trent'anni che non vedevo un calciatore arrossire dopo un complimento. 

 
 

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