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  • Top 10 dei più sottovalutati di sempre

    Top 10 dei più sottovalutati di sempre

    • Antonio Martines
    La classifica che segue è solo un puro divertissement, ma sotto sotto ha l'immodesta speranza di ridare un minimo di visibilità a tanti che per un motivo o per l'altro sono passati inosservati o nella migliore delle ipotesi un tantino in punta dei piedi. Perché nello sport come nella vita, non conta solo essere bravi e capaci, ma anche e soprattutto essere al posto giusto, nel momento giusto e fare le cose giuste. C'è chi chiama l'insieme di queste tre cose fortuna, ma al di la di tutto, rivediamo chi per un motivo o per l'altro ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto a livello di fama sportiva.


    1 Matthew le Tissier (Inghilterra)
    2 Jay Jay Okocha (Nigeria)
    3 Claude Makelele (Francia)
    4 Bruno Conti (Italia)
    5 Wolfgang Overath (Germania)
    6 Gunther Netzer (Germania)
    7 Dennis Bergkamp (Olanda)
    8 Michael Laudrup (Danimarca)
    9 Nandor Hidekguti (Ungheria)
    10 Antonio Careca (Brasile)



    1 Matthew le Tissier

    Il giocatore più sottovalutato in assoluto nella storia del calcio. Un omone di quasi un metro e novanta, per novanta chili, che dribblava in punta di piedi e segnava gol pazzeschi con dei missili all'incrocio dei pali, capace di tirare i calci di punizione con una tecnica e una traiettoria mai viste né prima né dopo. Se Zidane fu definito da qualcuno come un elefante capace di danzare in una cristalleria, allora di Le Tissier potremmo dire che era una sorta di Mammut che ballava il Lago dei Cigni nella steppa siberiana. Fece la pazzia di rifiutare ripetutamente la corte di Tottenham, Liverpool e Chelsea, semplicemente perché a Southampton si trovava bene...e li, l'inglesone col cognome francese, che secondo i maligni aveva la pancia tipica del bevitore di birra, se lo ricorderanno per sempre come: “Le God”. Riscopriamolo!


    2 Jay Jay Okocha

    Era una specie di incrocio tra Maradona e Ronaldinho, ed è stato indiscutibilmente il giocatore più fantasioso che l'Africa abbia mai avuto. Riusciva a regalare numeri da freestyle di una bellezza assoluta, aveva una confidenza col pallone che a volte sconfinava nell'irriverenza. A tal proposito ritornano in mente certi suoi dribbling, conditi da autentici pestoni nei confronti della palla, che davano a quest'ultima un effetto a ritorno, come se si trattasse di una calamità attaccata ai suoi piedi. In campo giocava con lo stesso spirito che anima i ragazzini che giocano per strada. Solo per questo avrebbe meritato maggiore considerazione.


    3 Claude Makelele

    Vale a dire il classico prototipo dei sottovalutati visto che faceva il mediano e si occupava del lavoro sporco per eccellenza, ovvero quello di filtro tra la difesa e l'attacco. Un ruolo fondamentale per la tattica, una cosa che al Real non hanno mai capito ne mai si sogneranno di capire. D'altro canto parliamo di un club che ha sempre preteso di giocare bene facendo la collezione di figurine a casaccio senza aver mai avuto una visione d'insieme. Quanto fosse indispensabile a Madrid, lo compresero subito dopo la sua partenza, voluta da quel viziato e incompetente di Florentino Perez. Peggio per loro meglio per il Chelsea, che di lui fece il perno dei primi trionfi del terzo millennio.


    4 Bruno Conti

    Negli anni 80 lo chiamavano Marazico, e in effetti si trattava di una sorta di chimera calcistica che sapeva dribblare come un sudamericano, sfornare assist vincenti e segnare come un cecchino, grazie ad un sinistro fucilatore. Fu campione del mondo nella mitica Italia di Bearzot, e in quel mondiale giocò anche benissimo, ma la scena gli fu rubata dalle rapine a mano armate di Pablito Rossi. Probabilmente se avesse deciso di spendere la sua carriera altrove, oltre che nella Roma, sarebbe ricordato meglio di come viene fatto. Oggi avrebbe giocato sicuramente nel Real Madrid o nel Barcellona.


    5 Wolfgang Overath

    Un altro grande monogamo del calcio. Quindici anni di matrimonio indissolubile col Colonia (1962-1977), conditi da 765 presenze e 267 gol. Giocatore dotato di assist formidabile e capacità balistiche impressionanti, avrebbe meritato ben altra considerazione da parte di tutti visto che probabilmente parliamo del più grande regista nella storia della Germania, ma i tedeschi si sa , hanno sempre preferito altre doti alla fantasia. Quindi non meravigliamoci se al posto di questo genio del calcio in Germania ricordano più facilmente gente come Beckenbauer, Rumenigge o Mattheus.


    6 Gunther Netzer

    Per lui vale lo stesso discorso fatto per Overath. Parliamo di un fuoriclasse che non avrebbe affatto sfigurato con le maglie di Brasile e Argentina, ma invece era biondo tedesco e con gli occhi azzurri. I suoi assist erano come certi voli intercontinental:  lunghi, precisi e interminabili. Non amava correre senza palla, ma quando lo faceva col pallone incollato ai piedi era uno spettacolo entusiasmante, e certe sue sgroppate coast to coast, sono passate alla storia. A differenza del suo grande rivale Overath, a un certo punto accettò la corte del Real Madrid, e per tre anni deliziò il Bernabeu, ma questo resta comunque un dettaglio di poco conto per un fuoriclasse come lui.


    7 Dennis Bergkamp

    In Italia fu una sorta di oggetto misterioso e il suo carattere ombroso non fu di aiuto nel suo ambientamento all'Inter. Moratti se ne disfece (forse a malincuore) per dare inizio alla sua era. Fu la fortuna dell'olandese, che in Inghilterra con la maglia dell'Arsenal trovò la sua dimensione ideale. Dribbling elegante ma non barocco, assist decisivo, destro chirurgico e una discreta quantità di gol hanno fatto di lui una leggenda dei tifosi Gunners, anche se, forse avrebbe meritato platee più prestigiose. Da alcuni fu definito un talento d'argento, ma in realtà si trattava di oro senza se e senza ma.


    8 Michael Laudrup

    Ovvero il giocatore con la più alta varietà di dribbling nella storia del calcio. Sapeva dribblare da fermo e in velocità, e usava già ai suoi tempi una tecnica come la Ruleta, (la cui invenzione erroneamente da alcuni fu attribuita a Zidane). Ma in realtà la sua specialità era il dribbling dello sciatore, ovvero un vero e proprio slalom caratterizzato da un particolare modo di saltare l'avversario, portando la palla da un piede all'altro e spostando allo stesso tempo l'equilibrio e il peso d'appoggio da una gamba all'altra. Arrivò alla Juve giovanissimo, dove per lui venne sacrificato Boniek. Tuttavia a Torino rischiò di bruciarsi e alla fine decise di andarsene in Spagna dove tra Barcellona e Real Madrid trovò lo spazio e la platea che meritava. Lo abbiamo dimenticato troppo in fretta.


    9 Nandor Hidekguti

    I giovani ovviamente si chiederanno chi sia costui. Semplicemente un rivoluzionario del calcio, perché parliamo del primo centravanti arretrato della storia. Diede tutto alla MTK Budapest con 238 gol su 328 presenze, però fece anche parte di quella che da molti viene considerata la nazionale più forte di tutti i tempi, ovvero l'Ungheria del 1954 che perse in finale contro la Germania per 2-3 nella partita del cosiddetto “miracolo” di Berna. Di che tipo di miracolo si trattò scopritelo da voi, di sicuro Nandor non prese la fetta di gloria che si meritava; ma poco importa, perché i tipi come lui sono al di sopra della gloria, visto che cambiano la storia.


    10 Antonio Careca

    Veloce, potente, rapace e prolifico. Basterebbero queste quattro caratteristiche per capire di che pasta era fatto il centravanti brasiliano, ma Careca era molto di più. Parliamo di un attaccante moderno e completo, capace di calciare indistintamente e benissimo di destro e sinistro, e di dribblare palla al piede le difese avversarie. Non ha avuto il giusto riconoscimento perché ha pagato il fatto di giocare a fianco di un certo Maradona e nello stesso periodo di un tale di nome Van Basten. Anche nella Selecao brasiliana, non ha avuto troppo fortuna, perché ha giocato nell'ultimo Brasile antico (1986) e nel primo moderno (1990), scontando quindi un periodo di transizione all'interno del calcio verdeoro. Nella Serie A di oggi, sarebbe di gran lunga il miglior attaccante.


    Antonio Martines

     

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