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  • Top 10 sui calciatori della ex Jugoslavia

    Top 10 sui calciatori della ex Jugoslavia

    • Antonio Martines

    C'era una volta al di là dell'Adriatico, una nazione che gli appassionati di calcio chiamavano il Brasile d'Europa. Una nazione composta da sei stati, cinque culture, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti, un solo partito politico, come amava dire Tito. Quella terra misteriosa, piena di riti, leggende e tante – forse troppe – etnie diverse, aveva in se qualcosa di magico, dal punto di vista calcistico; possedeva infatti quella che Ida Magli, avrebbe definito come “l'essenza” di questo sport. Si dice che da quelle parti, il pubblico volesse essere risarcito del prezzo del biglietto, se in una partita non ci fossero stati almeno un paio di dribblomani in grado di saltare gli avversari. Pare persino che Pelè avrebbe gradito cimentarsi in quei posti, perché si giocava a pallone come piaceva a lui. Quella terra si chiamava Jugoslavia e la sua nazionale a un certo punto della storia, ha avuto una tale concentrazione di fuoriclasse e un tale tasso tecnico da poter essere paragonata al Brasile. Quella nazionale in 72 anni di storia, dal 1920 al 1992 è stata capace di portare a casa un terzo e quarto posto, rispettivamente ai mondiali di Uruguay '30 e Cile '62. Due secondi posti ai campionati d'Europa di Francia '60 e Italia '68. Una medaglia d'argento alle olimpiadi di Londra '48. E infine il traguardo più prestigioso, ottenuto con il mondiale under '20 conquistato in finale contro la Germania nell'edizione di Cile '87. La nazionale campione del mondo giovanile di quell'anno conteneva probabilmente i giocatori più forti nella storia di quel paese, molti dei quali sarebbero poi riusciti a diventare anche campioni d'Europa grazie alla Stella Rossa di Belgrado con la vittoria nella coppa dei campioni del 1991. La grande Jugoslavia calcistica, cessò di esistere nel 1992, anno in cui fu esclusa – vergognosamente – d'ufficio dagli Europei per le note vicende storiche, al suo posto, venne ripescata la Danimarca, che per ironia della sorte, vinse clamorosamente l'Europeo di quell'anno. Qui di seguito vi regaliamo la classifica dei 10 più grandi calciatori provenienti dalle terre della ex Jugoslavia. 

    10 Stankovic - Dejan forse è il meno appariscente e talentuoso di questa magnifica lista, ma in compenso è uno dei più vincenti con: 6 scudetti, 5 coppe Italia, 6 supercoppe di lega, 1 Championsleague, 1 coppa delle coppe (l'ultima edizione della storia), 1 supercoppa UEFA e 1 Mondiale per club, senza dimenticare altri trofei vinti in patria. Il serbo era un centrocampista di sostanza ed eccellenti doti balistiche, il suo tiro era micidiale e spesso gli consentiva di andare in gol con conclusioni dalla distanza siderale. 

    9 Boksic - All'inizio della carriera venne ripetutamente paragonato all'immenso Marco van Basten, e in effetti a livello di statura e movenze corporee sembrava essere il suo sosia. Il paragone non reggeva però dal punto di vista realizzativo. L'ariete croato infatti era un giocatore con il fisico da centravanti di sfondamento ma che eccedeva in troppi dribbling e arabeschi. Memorabili certe sue azioni personali, in cui dopo aver saltato due o tre avversari ed essersi presentato solo davanti al portiere sbagliava clamorosamente la finalizzazione. Se avesse avuto più sangue freddo, sarebbe stato sul serio un secondo van Basten. 

    8 Mihajlovic - Ovvero il killer dei calci piazzati. Le sue punizioni sono passate alla storia per potenza, precisione e curvatura dell'effetto. Il suo tiro fu oggetto di studio da parte del dipartimento di fisica dell'università di Belgrado. Il serbo infatti riusciva a calciare il pallone alla folle velocità di 165 km/h. Difficile dire chi tra lui e Juninho Pernambucano sia stato il miglior tiratore di punizioni nella storia del calcio. Oltre a questo, l'attuale tecnico dei rossoneri sapeva anche giocare discretamente come difensore e centrocampista. 

    7 Mihajtovic - Il montenegrino passò alla storia per aver interrotto il lungo digiuno del Real in coppa dei campioni. Grazie a lui infatti, dopo ben 32 anni i blancos riuscirono a ritornare sul trono d'Europa. Un gol in netto fuorigioco nella finale del 1998 contro la Juve gli diede gloria eterna nell'olimpo madridista. I tre anni al Real furono densi di soddisfazioni, ma il meglio di se lo diede con la maglia del Valencia, dove nella stagione 95/95 riusci a segnare 28 gol in 40 partite. 

    6 Prosinecki - Il dribbling del croato era secondo solo a quello di Garrincha per tasso di derisione, neanche Sivori, Rivelino o Ronaldinho infatti erano cosi irridenti. Quando decideva di dribblare si fermava e stordiva con una serie di trucchi il suo avversario di turno, la palla sembrava attaccata alle sue caviglie da una sorta di spago invisibile. La bellezza di alcune sue giocate è indescrivibile, peccato però che avesse i muscoli di seta, soggetti a continui strappi muscolari. Per questo motivo falli' sia al Real che al Barcellona. Per fortuna però ha guadagnato la sua immortalità con la coppa dei campioni della mitica Stella Rossa del 1991. 

    5 Modric - Il biondo centrocampista del Real Madrid gode dell'impegnativo soprannome di Cruijff croato. Forse è un'esagerazione, ma di sicuro siamo di fronte ad un grande universale di centrocampo, bravo sia in fase di impostazione che di interdizione. Modric è stato il segreto della “Decima” del Real conquistata dal nostro Ancelotti, e ancora oggi con Zidane continua ad essere l'eminenza grigia delle merengues. Se si ferma lui si ferma il Real. 

    4 Savicevic - Considerato il miglior montenegrino di tutti i tempi. Dejan “il genio” Savicevic era un meraviglioso fantasista libero di giocare dove gli pareva sul fronte offensivo, ma guai a imbrigliarlo con compiti tattici. Scartava gli avversari con una corsetta leggera e flemmatica, e il suo dribbling era dolce e tranquillo, senza strappi o accelerazioni. La classe in lui si manifestava con calma e rilassatezza. Tuttavia era anche un eccellente realizzatore e certe sue conclusioni sono passate alla storia, su tutte il meraviglioso gol realizzato nel 4-0 contro il presuntuoso Barcellona di Crujff ad Atene. Nel 1987 un suo gol con la maglia della Stella Rossa rischiò di non far mai nascere la leggenda del Milan berlusconiano, poi però ci pensarono gli Dei del calcio a far scendere la nebbia sul campo e salvare cosi le future imprese dello quadrone rossonero... 

    3 Boban - Il croato più forte della storia arrivò in Italia grazie a Fabio Capello, che di lui fu scopritore e primo estimatore. Il tecnico friulano da buon intenditore, ci vide benissimo, dato che stiamo parlando di un trequartista talentuoso, forte, elegante ed estremamente intelligente dal punto di vista tattico. Rispetto al classico dieci slavo era sicuramente meno appariscente, ma più efficace, visto che senza troppi fronzoli, riusciva a trovare sempre assist vincenti e sapeva dare equilibrio tattico alla propria squadra. Il volante del Milan degli invincibili era nelle sue mani. 

    2 Stojkovic - Dragan Stojkovic è passato alla storia come il Maradona dei Balcani, e in effetti il suo è stato il miglior dribbling nella storia del calcio slavo e non solo... lo scopo principale di questo funambolico attaccante serbo era quello di dribblare un numero indefinito di avversari durante la partita, tutto il resto veniva in secondo piano. Affrontò il Brasile in due occasioni, una volta con la maglia della Jugoslavia e un'altra con quella di una Selezione resto del mondo, in entrambe le partite si prese lo sfizio di scartare diversi brasiliani. Il meglio di se lo ha dato nella seconda metà degli anni 80 con la maglia della Stella Rossa, poi se ne va giusto un anno prima della storica vittoria dei belgradesi nella coppa dei campioni del 91, la vinse dopo con la maglia del Marsiglia nel 93, anche se non da protagonista. Fu definito da Arsene Wenger il giocatore più tecnico che abbia mai allenato. La slavitudine nel calcio, ovvero lo sprecare un potenziale enorme senza ottenere nulla di concreto dal proprio talento, in lui trovò una perfetta rappresentazione. 

    1 Susic - Pensavate che fosse finita con Stojkovic non è vero? E invece no! Al primo posto c'è un giocatore poco conosciuto in Italia, che rischiò di venire nella nostra serie A all'inizio degli anni 80. Moggi infatti lo annunciò al Toro, ma poi si scopri' che aveva anche firmato per l'Inter, diventando cosi una sorta di Figo antelitteram. Trovò quindi la sua fortuna con la maglia del PSG, portando la squadra della capitale al suo primo storico titolo di campione di Francia. Ancora oggi tra i tifosi più vecchi della squadra parigina c'è chi sostiene che sia stato proprio lui il giocatore più forte ad aver mai vestito la maglia della squadra della Torre Eiffel, e non i vari Rai', Ronaldinho o addirittura Ibrahimovic. Forse esagerano, però quello che fece nel 1979, realizzando due triplette, rispettivamente contro l'Argentina (4-2) e contro l'Italia (4-1) – rimanendo ancora oggi l'ultimo giocatore in ordine cronologico a segnare tre gol in una sola partita contro gli azzurri – lo ha consegnato alla memoria eterna del meraviglioso calcio balcanico. 

    1 Susic

    2 Stojkovic
    3 Boban
    4 Savicevic
    5 Modric
    6 Prosinecki
    7 Mihajtovic
    8 Mihajlovic
    9 Boksic
    10 Stankovic 

    Infine: visto che è  passata da poco la notte degli oscar, abbiamo deciso di dare anche noi una sorta di premio fuori concorso per la carriera di un giocatore praticamente sconosciuto al grande pubblico occidentale, ma che invece nella sua terra è stato unanimemente riconosciuto come la prima vera jugostella della storia, tanto che venne definito: "“Il miracolo dei Balcani”, ovvero: Dragan Dzajic. Ala sinistra della Stella Rossa per quasi tutti gli anni 60 e 70 – con una breve parentesi in Francia con la maglia del Bastia – si fece conoscere per le magnifiche punizioni a foglia morta e un cross mancino di precisione inaudita,per lui 323 gol in 695 partite. L'Europeo del 1968 lo vide come uno dei migliori protagonisti del torneo, memorabile la sua partita contro l'Inghilterra campione del mondo in carica. Quell'anno arrivò terzo nella graduatoria del pallone d'oro dietro a George Best e Bobby Charlton. La cosa fu giudicata scandalosa da Beckenbauer ma non da Pelè, che dopo averlo affrontato in uno spettacolare Brasile - Jugoslavia finito 3-3, di lui disse che: “E' un vero mago, mi dispiace solo che non sia brasiliano, perché non ho mai visto un giocatore del genere" . Probabilmente nacque proprio da queste dichiarazioni il mito del Brasile d'Europa. 

    @Dragomironero


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