Il ritorno di Matteo Brighi serve al Torino come l’aria, perché sono i fatti a determinarne la capitale importanza nell’equilibrio granata. Quel gol contro il Sassuolo, una rasoiata su una gamba sola, ha il sapore di una liberazione e il peso specifico di tre punti dorati: fino a quel momento la prestazione del centrocampista riminese era stata sotto tono, anche e soprattutto per un problema muscolare che l’ha bloccato a metà primo tempo. Ma più in generale era tutto il Torino a balbettare all’esordio in campionato - ricorda l'edizione torinese di Tuttosport, oggi -, forse appesantito dalla necessità mista a obbligo di battere in casa una debuttante assoluta. Quel gol tirato fuori da talento (evidente) e freddezza (risultato diretto dell’esperienza) non apre soltanto l’annata granata, ma traccia una linea di demarcazione netta: nel 3-5-2 di nuova fattura venturiana, passata per il momento l’epoca del 4-2-4, Brighi possiede un ruolo preponderante e difficilmente sostituibile. Perché l’ex romanista, al di là dell’indiscutibile curriculum internazionale, ha le caratteristiche tecniche e tattica nodali per fare la differenza da interno di centrocampo nel rinnovato sistema granata: capacità e tempi di inserimento, qualità nell’ultimo passaggio, propensione e disciplina nella fase difensiva rendono Brighi una figura essenziale in questa nuova stagione del Torino.