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  • Toro, sfortuna con gli arbitri:| Ma ripensarci non serve

    Toro, sfortuna con gli arbitri:| Ma ripensarci non serve

    • A.S.

    Se Torino-Lazio è finita con i granata che si buttano sul campo innevato manco fosse una gigantesca piscina improvvisata sotto la curva Maratona, i tifosi torinisti possono e devono ringraziare Jonathas. Già, il perticone brasiliano che in area di rigore ha regalato la sensazione di essere, alla fine, quello che ha il fiuto del gol più sensibile di tutti. Di tutti gli attaccanti del Toro, sia chiaro. In realtà se non ci fosse stata l'intuizione del bomber al triplice fischio finale altro che sorrisi, allegria, pacche sulle spalle e tuffi simulati collettivi. I fischi si sarebbero sentiti dagli spalti perché nella mente di chi ha sofferto il freddo per due ore sarebbe tornata in primo piano l'azione che dopo 4 minuti avrebbe dovuto cambiare il corso della gara: Glik che si avventa sul pallone nell'area di rigore avversaria e viene steso da Marchetti, in uscita bassa, con la propria coscia ad agganciare la sua tibia. Un penalty evidente, grosso come una casa, non visto però dall'arbitro Tagliavento e nemmeno dal giudice porta, in passato così solerte nel vedere azioni fallose dei centrali torinisti da avere le visioni. Come successe a Calvarese, allo stadio Olimpico romano. Con la Roma che potè andare dagli 11 metri per una caduta di Marquinho che, secondo Calvarese, sarebbe stata innescata da una spinta in realtà inesistente di Ogbonna.

    RESETTARE - La verità è che a questo punto della stagione la cosa migliore è scordarsi il concetto della compensazione, scendendo in campo con la consapevolezza che prima o poi l'errore a sfavore arriverà. Dato ormai per assodato che questa, alla fine, risulterà una stagione sfortunata a livello di direzioni di gara, il Toro dovrebbe trovare il coraggio ma soprattutto la forza per resettare continuamente. Giusto per non sovraccaricare la memoria di ricordi certo non distensivi per i nervi. Anche perché rimuginare non serve assolutamente a nulla. Anzi. Porterebbe inevitabilmente a paragoni poco utili per gli esercizi zen cui dovrebbe sottoporsi il Torino. Ripensare per esempio al rigore fischiato recentemente a Gillet in Torino-Atalanta per la sua uscita su Livaja, che in effetti viene colpito dal portiere anche se di fatto non avrebbe più avuto la possibilità di prendere il pallone destinato sul fondo, non farebbe altro che far impennare la produzione di bile visto che l'altra sera in una situazione analoga, Marchetti a valanga su Glik, il tutto non ha portato al rigore bensì a un cartellino giallo per il polacco reo di aver protestato. Ora che la salvezza pare più che altro un cruccio matematico, anche le prossime ingiustizie arbitrali i giocatori del Torino dovrebbero provare a viverle come episodi 'naturali'. Come parti integranti di un campionato molto, ma molto sfortunato sotto il profilo delle decisioni 'pesanti' nelle occasioni che contano. Chissà che l'anno prossimo, col Toro non più neopromosso, il club non scopra di contare di più. Anche per gli arbitri...

    (Tuttosport - Edizione Locsle)

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