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  • Toro, miracolo Asta:| La Primavera può gioire

    Toro, miracolo Asta:| La Primavera può gioire

    • A.S.

    A un passo dal miracolo. Il Toro Primavera di Antonino Asta ha già ottenuto con un turno d'anticipo la qualificazione alla fase finale, e già questo è un grande risultato. Ma in caso di vittoria con il Modena i granata potrebbero festeggiare l'accesso diretto ad una Final eight che manca dal 2006, completando una rimonta pazzesca considerando che all'ottava giornata il Toro si trovava all'ultimo posto in classifica. E pensare che questa doveva essere solo un'annata di transizione, acuita per di più dall'assenza del responsabile del settore giovanile la cui gravità solo i sorprendenti risultati ottenuti hanno camuffato. Ma come si è arrivati a compiere una tale impresa?

    ASTA E LE SUE SCELTE - Toccato il fondo si può solo risalire. Il Toro Primavera tra il 29 ottobre e il 2 novembre l'ha davvero raschiato, scivolando all'ultimo posto in classifica dopo lo 0-3 col Livorno e perdendo in casa 0-7 col Genoa negli ottavi di coppa Italia. Un fondo dal quale Asta è ripartito con scelte forti, chiamando la squadra a sé e rimodellandola a sua immagine e somiglianza. Addio a una rotazione totale dei giocatori, addio a dei forzati moduli con le ali per una squadra che ali non ne ha, addio a chiunque non capisca il reale valore della maglia del Toro. La rinascita è cominciata proprio da quel fondo, e una formazione che si può quasi cantare a memoria: Gomis, Isoardi, Fiore, Chiosa, Ropolo, Panepinto, Milani, Gatto, Vita, Pinelli e Diop, con i vari Ignico, Diarra e Da Silva Barbosa quali uniche concrete alternative fino alla recente maturazione anche di Cinaglia e Fumana.

    L'IMPORTANZA DI DIOP - C'è un Toro Primavera con una media di 0.83 punti a partita in campionato (solo 6 squadre in Italia hanno fatto peggio), frutto di 10 solo punti in 12 partite che sarebbero valsi un ipotetico terz'ultimo posto in classifica. E poi c'è un Toro Primavera con una media di 2,69 punti a partita, la più alta in Italia: un ruolino di marcia dettato da 11 vittorie e due pareggi in 13 partite che ha permesso di rendere reale il sogno granata. Il primo è il Toro senza Diop, il secondo è quello con il bomber senegalese presente al centro dell'attacco. Numeri che non possono essere frutto del caso: il dopo Viareggio ha visto un Toro in difficoltà proprio quando Diop era fermo in infermeria, il complicarsi del calendario è però coinciso con il rientro del bomber e i granata hanno ritrovato entusiasmo e concretezza. Al di là dei gol segnati (9 solo in campionato) il suo tesseramento ha realmente cambiato volto a tutta la squadra.

    CERTEZZE SENZA PALLA - E dalla prima vittoria sulla Fiorentina (1-0, nona giornata) il Toro ha poi ritrovato tutte le certezze difensive di un tempo. Il ritorno alla difesa a quattro e un centrocampo a tre ha permesso alla Primavera di trasformarsi in una squadra quasi imperforabile, capace di subire appena 9 reti in 17 partite a dispetto delle 14 subite nelle prime 8 giornate di campionato. E capace soprattutto di non subire mai una rimonta avversaria, tanto che solo contro il Genoa (2-2 alla 19ª) il gol di vantaggio non ha fruttato tre punti. Merito di una retroguardia che si conosce a memoria, quella della leva '93 che da anni è tra le più affidabili di Italia. Ma anche di un centrocampo capace di avere in Panepinto ('92), Milani ('93) e Gatto ('94) un muro difficile da superare per chiunque, e di un attacco che con uno o due trequartisti ha sempre avuto la parola sacrificio al primo posto.

    (Tuttosport - Edizione Locale)

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