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    Toromania 2013: il migliore, il peggiore, la sorpresa e la delusione del 2013

    Il 2013 del Torino si è concluso così come era iniziato, ovvero positivamente e con tante speranze. Nella prima metà di questo anno, tuttavia, le premesse iniziali non sono poi state mantenute nel corso della seconda parte del campionato di Serie A. Pertanto oggi, per non cadere nello stesso errore, occorre prudenza: il Toro nel 2013 ha collezionato 45 punti (20 da gennaio a maggio e 25 da agosto a dicembre) e mai come ora è lanciato verso obiettivi ben distanti dalla salvezza. Cadere però è un attimo e rialzarsi potrebbe poi non essere così semplice: servono dunque piedi ben piantati a terra, anche in sede di mercato, per evitare di ripetere gli errori già commessi e provando a proseguire sulla strada delle cose buone fatte.

    Il migliore: 17 gol in 52 partite giocate in granata, di cui 8 segnati nelle 35 gare della scorsa stagione e altre nove nelle 17 sfide di questo campionato. Il fiore all’occhiello di questo Torino, banale e scontato da dire, è Alessio Cerci. Non si può non elogiare un giocatore che da quando è approdato in granata ha saputo migliorare sé stesso come uomo e come calciatore: la sua grande disponibilità si è vista in campo e fuori, con una graduale crescita impossibile da non notare. Se prima Cerci giocava a sprazzi e per pochi minuti su 90, ora il ragazzo gioca con maggiore continuità nell’intero arco del match e si sacrifica anche per i compagni. Fa gol ed esalta i tifosi, ma ha saputo anche conquistare il ct Prandelli. Oggi Cerci è maturo ed è uno di quei campioni che il Torino, purtroppo, a fine stagione farà fatica a trattenere.

    Il peggiore: nel campionato passato le cose non sono andate male, ma nemmeno sono andate benissimo. Ci sono stati giocatori che hanno faticato e non poco a trovare spazio e dai quali ci si attendeva di più: tra questi c’è Dolly Menga, ma anche il più noto Alen Stevanovic e Marko Bakic. Da loro ci si aspettava qualcosa, un segnale di qualità che non è mai arrivato: questi giovani talenti hanno faticato e non poco, ma forse non è solo una problematica tecnica ad averli ‘bloccati’. Ventura, che ha dimostrato di essere bravissimo a creare e rigenerare giovani e meno giovani (vedi Cerci prima, Maksimovic e Immobile ora, solo per citarne qualcuno), anche con loro ha lavorato sull’aspetto mentale e psicologico, tattico e tecnico, ma non ha ottenuto i risultati sperati. Evidentemente però, non tutti sono fatti per il calcio italiano.

    La sorpresa: non ci si aspettava moltissimo da un giocatore come Ciro Immobile. Era una scommessa della società granata, peraltro giocata con molto timore perché il giocatore arrivava dalla Juventus (che ne detiene ancora il 50 percento del cartellino). La sua prima esperienza in A col Genoa non faceva presagire nulla di buono e Immobile era destinato ad essere uno dei tanti flop di passaggio nella storia del Torino. Eppure in questi ultimi quattro mesi di 2013 l’attaccante ha saputo conquistare tutti. Ha segnato otto reti in 15 gare in granata ed è destinato ad un futuro importante, se continuerà così. I tifosi se lo aspettano così anche nel 2014: per ora è una sorpresa, ma presto Immobile potrà diventare una sicurezza per il reparto offensivo granata.

    La delusione: si può essere scarsi o campioni, ma nel Torino ciò che conta più di tutto è lo spirito che si mette in campo, l’umanità che si offre fuori e l’immagine pulita che si dà di sé stessi nello sport. Coloro che conoscono Alessandro Gazzi, Vitor Barreto e Jean François Gillet possono giurare sulla loro onestà e innocenza, ma tutti e tre sono stati condannati dalla giustizia sportiva. Solo il portiere belga può ancora sperare in uno sconto, ma la pena - che di fatto sta già scontando - c’è e resterà per sempre, come per il centrocampista e l’attaccante ex Bari. E’ una macchia sulla loro carriera, anche se per loro due l’incubo è finito. Queste macchie i tifosi del Torino vorrebbero non vederle mai e la delusione provocata è inevitabile.

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