Calciomercato.com

  • Toromania:| L'abitudine alle promesse mancate

    Toromania:| L'abitudine alle promesse mancate

    Questo Toro fa paura. E purtroppo non c'è da esserne contenti. Già, perché i granata al momento spaventano solo i propri tifosi e stanno facendo godere (o almeno sorridere) le altre società avversarie durante un mercato nel quale Cairo ha già perso buona parte della sua credibilità. Da queste basi si sviluppa - nella gente e negli addetti ai lavori vicini al Toro - un sentimento di delusione e rabbia, che non cambierà nemmeno con l'arrivo (atteso) di tre rinforzi entro venerdì, quando la squadra partirà alla volta di Sappada per l'inizio del ritiro vero e proprio.

    Non basterà arrivare, sempre che si riesca, a Gazzi, Sansone e Mesbah per dire che tutto va bene e la squadra è a buon punto. E' una menzogna per la quale non esistono repliche efficaci. Il Toro non si sta realmente rafforzando e, anzi, dilata i tempi di un mercato che al contrario sarebbe dovuto essere puntuale, rapido e chirurgico, generando al suo interno confusione: Antenucci doveva restare ma oggi è a Catania, Bianchi doveva partire ma alla fine forse resterà, e la sua costosa permanenza giustificherà altri mancati investimenti su giocatori magari meno forti ma più funzionali a metodi e schemi di Ventura.

    Per non parlare di Ogbonna, incedibile finché non arriva l'offerta giusta, senza dimenticare i casi 'minori' di D'Ambrosio, Rubin, Sgrigna e altri: il Toro vorrebbe tenere chi ha voglia di andarsene, mentre avrebbe già trovato una soluzione alternativa per chi rimarrebbe incondizionatamente. Bisogna stare attenti ai conti, c'è la crisi e quant'altro? La società granata da questo punto di vista è sana e non rischia nulla. Urbano Cairo di certo non ha il portafoglio vuoto e lo stesso si può dire - col ritorno in Serie A - delle casse del club. I soldi ci sono, e i tifosi vogliono capire che fine faranno.

    Se il Toro non è intenzionato a spendere (in due anni) otto milioni per una punta come Maxi Lopez (tralasciando le personali valutazioni tecnico-tattiche sul giocatore), allora è lecito chiedersi quali siano le ambizioni di questa società. Una società che non trova riscontri di credibilità nei suoi interlocutori (gli altri club), che in Cairo vedono 'Urbanetto', un presidente sbeffeggiato persino dall'amico Galliani. 'Non siamo la cassa-prestiti del Toro', tuonava un mesetto fa Zamparini da Palermo, per non parlare del silenzio proveniente da Udine dopo il 'pacco' rifilato dai granata ai bianconeri per il mancato riscatto di Surraco. Se non si tiene fede ai patti è ben difficile poi andare a bussare alla porta di queste persone per chiedere giocatori, peraltro con preghiera di sconto sul cartellino.

    In questo mese e mezzo di mercato Cairo e la sua società hanno preso più schiaffi che giocatori: il ritorno in Serie A del Toro per l'editore alessandrino doveva essere l'occasione per riacquistare fama e credibilità tra i tifosi, una seconda vita in granata dopo la retrocessione del 2009, le contestazioni e i tentativi (falliti) di rinascita. Sì, manca ancora un mese e mezzo al termine del mercato e tutto è possibile, ma sabato a Sappada si inizia a lavorare. Con quale squadra e con quale spirito? E Ventura con quale umore inizierà il proprio cammino dopo aver constatato che nemmeno con lui ('Squadra pronta all'80% per inizio ritiro', disse Cairo) sono state mantenute le promesse di fine maggio?

    Altre Notizie